Il Triduo Pasquale che celebreremo tra qualche giorno, a partire dal Giovedì Santo 13 aprile, fino alla Domenica di Pasqua 16 aprile, è il cuore o centro dell’Anno Liturgico.
Qui noi celebriamo e riviviamo il mistero della nostra salvezza nella Passione, Morte e Risurrezione del Signore.
Un profondo legame unisce il Triduo Pasquale all’Eucarestia:
- anzitutto perché Gesù l’ha istituita proprio nell’ultima cena, anticipando quello che di lì a poco sarebbe avvenuto: il dono di tutto se stesso nella morte redentrice sulla croce e nella vittoria sulla morte con la sua risurrezione;
- poi perché l’Eucarestia è sempre celebrazione della Pasqua di Gesù; essa infatti è il “modo” sacramentale di ricevere e gustare i frutti, i benefici della Pasqua, anche oggi, a distanza di duemila anni.
“In memoria di me …” significa proprio questo. La Messa non è il ricordo di un avvenimento, ma è la sua attualizzazione, la possibilità di esserne partecipi, di rivivere ciò che storicamente è già avvenuto.
Fare “questo in memoria …” di Lui non significa soltanto ricordarci di Gesù, bensì essere direttamente partecipi del suo mistero di salvezza che è anche per noi, per ciascuno di noi, attraverso l’Eucarestia.
In prossimità della Pasqua, preziosa occasione per “fare questo in memoria …” di Lui, vorrei sottolineare, molto semplicemente e concretamente alcuni atteggiamenti e raccomandazioni; lo faccio, da parroco, con il cuore del pastore e del padre.
Fare Pasqua …
E’ un’espressione che si usava più frequentemente in passato: “fare Pasqua” significava essersi accostati alla Confessione e Comunione Eucaristica. Mi sembra, anche oggi, un’espressione significativa, nella sua concretezza: “fare Pasqua …”. La Pasqua “si fa …”, si opera, si vive come un avvenimento, come un fatto che accade e che “ci accade”: a noi, proprio a noi, come un autentico passaggio (Pasqua significa proprio passaggio …). Nei segni sacramentali del Perdono e della Comunione noi facciamo Pasqua nella nostra esistenza, cioè possiamo operare quel passaggio da morte a vita, possiamo entrare nella novità di vita che il Cristo Risorto ha desiderato anche per ciascuno di noi.
Esserci …
La presenza di tutti i cristiani a celebrare la Pasqua del Signore nei tre giorni santi è dunque fondamentale, non per “fare numero”, ma per sentirci comunità riunita nel suo nome, attorno al Signore, e per condividere la fede nell’unico Signore Gesù Cristo, nel momento più importante per la fede dei credenti.
“Esserci”: non mi sembra un’indicazione scontata, vista la tendenza, proprio nei giorni del triduo Pasquale, ad organizzare viaggi o vacanze. Senza nulla togliere alla legittimità e necessità di momenti di questo tipo per la vita personale e famigliare, mi permetto di indicare, nei limiti del possibile, di celebrare la Pasqua nella propria comunità cristiana di appartenenza: non è indifferente. In questo caso il proverbio “ … Pasqua con chi vuoi …” non deve indurci a equivoci: celebrare la Pasqua con la nostra e nella nostra parrocchia è segno di fede che si esprime anche nel sentimento dell’affetto e della vicinanza, di legami autentici, di relazioni profonde.
Vivere l’Eucarestia
Se la partecipazione all’Eucarestia non trova riscontro nella quotidianità della nostra esistenza, c’è da chiedersi se davvero l’abbiamo celebrata.
Vivere l’Eucarestia, vivere la Pasqua significa maturare in noi la consapevolezza di alcuni significati importanti, ai quali essa gradualmente ci educa:
- non sentirci soli ma parte di una “compagnia”: perché sentiamo in noi la presenza del Signore che cammina con noi ed è presente in noi e perché ci sentiamo parte viva di una comunità, la chiesa, radunata nel nome del Signore. Significa sentirsi parte di una “comunione” che ha il suo punto di partenza dalla comunione eucaristica per esprimersi poi nella fraternità delle relazioni.
- maturare il senso del dono: l’Eucarestia, espressione massima del dono di Gesù nel sacrificio della croce ci educa alla logica del dono, a fare dono di noi stessi per gli altri, ad entrare nella logica del servizio, sull’esempio del Maestro.
- vivere in rendimento di grazie: l’Eucarestia, rendimento di grazie al Padre, ci educa a vivere con uno sguardo grato sull’esistenza personale, sul mondo, sulla storia, riconoscendo che tutto è dono ricevuto: celebrare l’Eucarestia significa dire ogni volta il nostro grazie al Signore per tutti i benefici ricevuti imparando ad affrontare la vita non nell’ottica della rivendicazione ma dell’accoglienza.
Auguri!
Con particolare affetto, con la vicinanza della preghiera, noi sacerdoti vi auguriamo di poter “fare autenticamente Pasqua” nella celebrazione dei sacramenti, nell’incontro con la comunità dei credenti.