domenica 25 gennaio 2015

Il Vescovo di Lodi mons. Malvestiti in visita alla nostra parrocchia

Breve ma intenso il momento di incontro con il nostro Vescovo, mons. Malvestiti, che ha celebrato la santa Messa in occasione della festività di San Bassiano. Al termine il caloroso incontro con i sanfereolini.


















Quaresima: ritorniamo al Signore

Il tempo vola e non ci si accorge. Siamo già agli inizi di una nuova Quaresima che è e rimane per tutti un tempo di grazia per ritornare al Signore.

LA QUARESIMA
E’ sempre stata vista come un tempo nel quale ogni cristiano cerca di rimettersi sulla strada del ritorno al Signore. Il termine che maggiormente risuona in queste settimane è “conversione”. Siamo infatti chiamati a rivedere le nostre scelte, il nostro stile di vita, le nostre aspirazioni per confrontarle con il Vangelo, per vedere le nostre possibili deviazioni dalla volontà del Padre. Compiuto questo confronto e constatata la nostra infedeltà a Dio, si tratta di ritornare al suo amore. In una parola di ritornare a casa come ha fatto il figliol prodigo.

TUTTI IMPEGNATI
Questo invito a ritornare a casa per riprendere a vivere nell’amore del Padre, è rivolto a tutti indistintamente. Nessuno è dispensato da questo cambiamento di vita. Siamo infatti tutti peccatori. L’infedeltà al Vangelo, la mediocrità nella vita spirituale, il fascino del male toccano tutti. Tocca pure me vostro parroco. Anche la stessa Chiesa è chiamata a rivedere la sua più o meno fedeltà al Vangelo, per essere in grado di lasciarsi rinnovare dalla grazia della conversione Quaresimale.

A UNA CONDIZIONE
Ma questo ritorno al Signore sarà possibile se prima ci assumeremo le nostre responsabilità. Non è infatti possibile convertirsi veramente se prima non prendiamo coscienza dei nostri sbagli. In una parola, dei nostri peccati. Chi non si riconosce vero peccatore, non sentirà mai il bisogno di cambiare vita e quindi di ritornare al Signore. Solo la sincerità con se stessi e nei confronti di Dio, fa scattare il desiderio della conversione. Il primo passo da fare è allora quello di guardare senza giustificazioni il nostro stile di vita per vedere le nostre personali responsabilità. 
Come vostro parroco mi faccio allora voce di uno che grida nel deserto di questo mondo e della nostra realtà per richiamare l’attenzione su alcuni aspetti della nostra vita personale e comunitaria che più di ogni altro hanno bisogno oggi di una vera conversione.

COME CRISTIANI
Se c’è una pecca che squalifica in pieno il cristiano è di non essere felice e pienamente convinto del valore della fede che porta nel cuore. Da questa mancanza derivano, a mio avviso, tutte le altre infedeltà al Vangelo. Se non si è convinti e felici della fede cristiana, tutto diventa peso e, di conseguenza, si cercherà di sbarazzarsene o di farne un miscuglio con le proposte che la società offre. La gioia e la convinzione poste a fondamento di una vita cristiana, sono la testimonianza di cui oggi la nostra società ha quanto mai bisogno. Come può un ragazzo o un giovane sentire il desiderio di essere cristiano, se noi adulti non ne siamo convinti e tanto meno contenti di esserlo?

COME FAMIGLIE
Siamo più che mai convinti che non basta sposarsi in chiesa per essere una famiglia cristiana. E’ necessario che la vita tra le mura domestiche sia contraddistinta dai valori evangelici, cercando di divenire sempre più una nuova famiglia di Nazaret. Ciò che oggi manca in modo particolare alle nostre famiglie è l’impronta cristiana viva e chiara. Vale a dire quello stampo cristiano che subito balza agli occhi di chi guarda anche solo superficialmente i componenti di una famiglia. Se infatti diamo uno sguardo alle nostre famiglie che cosa vediamo di cristiano? Su cosa si diversificano da quelle che hanno lasciato tutto in fatto di fede? Dove si trova la sobrietà di vita e l’essenzialità delle cose? Dove è possibile vedere la presenza del Signore? Che cosa testimoniano del Vangelo? 
Basta solo una sottolineatura. E’ inutile, a mio avviso, rammaricarsi perché i figli percorrono strade poco raccomandabili, se in famiglia non ricevono nessuna impronta cristiana, non sono aiutati a vivere con gioia l’appartenenza al Signore e alla sua Chiesa.
Le nostre famiglie hanno quindi bisogno anche loro di un sincero ritorno al Signore.
La prossima Quaresima sia allora un’occasione perché ciascuno si assuma le proprie responsabilità.

COME COMUNITA’ PARROCCHIALE
Non deve sembrarvi strano: anche la nostra parrocchia deve convertirsi al Signore. Non deve soltanto invitare i suoi figli a ritornare a casa, anche lei deve rinnovarsi per essere sempre più conforme alla volontà del Padre. Mi chiedo allora: da che cosa deve convertirsi la nostra comunità? Penso che non debba stancarsi di crescere nella comunione fraterna. Su questo aspetto c’è sempre da migliorare. Penso che debba farsi maggiormente carico delle povertà del nostro quartiere. E sono tante. In modo particolare le difficoltà di tanti anziani soli e abbandonati. Penso anche alla sua opera di evangelizzazione. Questa andrà avanti solo se oltre alle forze disponibili dei suoi figli per quest’opera, sarà sempre più innamorata del Signore e se saprà rappresentarlo al vivo nelle sue celebrazioni, nella sua predicazione, nella sua attività pastorale a favore degli ultimi. Per giungere ad essere così, di strada ne deve fare ancora molta.

CI AFFIDIAMO AL SIGNORE
Consapevoli che da soli non siamo capaci di nulla in fatto di conversione, ci affidiamo al Signore. E’ lui che ha il potere di rinnovare pienamente i nostri cuori. Le proposte della parrocchia per la prossima Quaresima sono un’occasione per assumerci le nostre responsabilità in ordine ad una sincera conversione.

La comunità ha ringraziato

Riportiamo l’omelia del parroco alla Messa solenne del 31 dicembre 2014 perché il grazie della comunità parrocchiale sia condiviso da più cuori.

Carissimi questa è la sera nella quale sentiamo più di ogni altro momento la realtà della vita. Infatti tra poche ore un altro anno in più peserà sulla nostre spalle.
Due possono essere i sentimenti che possiamo provare: quello dell’amarezza, perché un altro anno se ne va e quindi più o meno diventiamo sempre più vecchi o, se preferite, sempre più maturi. Oppure quello della serenità, perché siamo ancora qui, perché la vita, più o meno segnata da qualche acciacco, va avanti e quindi abbiamo speranza che il nuovo anno, che tra qualche ora inizieremo, sia migliore. 
Infatti gli auguri che ci facciamo questa sera e in questa notte sono auguri di speranza.
Non so quale sentimento prevalga nel vostro animo. Come vostro parroco vi invito a non lasciarvi prendere dall’amarezza. E’ vero, tutto passa, gli anni passano, ma l’amore del Signore è sempre per noi. 
Se abbiamo qualche sprazzo di serenità nutriamo fiducia che se anche gli anni passano la mano del Signore continua a sostenerci. 
Ma noi questa sera siamo qui per dire grazie al Signore per il suo amore che non viene mai meno, ma anche per gli aiuti che ci ha dato in questo anno anche se noi non ce ne siamo accorti. Diciamogli allora grazie sia a livello personale che famigliare.
Io, come parroco, mi farò voce per voi perché è stato ancora grande l’aiuto che il Signore ci ha dato come parrocchia in questo anno che ormai passa alle nostre spalle.
Di che cosa dobbiamo ringraziare il Signore?

Primo dono
Lo ringraziamo in primo luogo perché in tutto questo anno ha continuato ad amarci, a volerci bene. Non deve sembrarvi strano questo grazie. Se non ci avesse amato, noi saremmo caduti nel nulla o peggio nella dannazione. Se lo ringraziamo per averci amato, è perché noi non vogliamo dare troppo per scontato l’amore del Signore. Oggi diamo infatti per scontato l’amore di chi ci sta accanto. Chi di noi sa ringraziare ? Chi di noi sa dire espressamente la parola “grazie” per l’amore dei genitori, per l’amore dello sposa e della sposa? Tutto è dovuto. 
Questo atteggiamento non deve esistere nei confronti dell’amore del Signore. Lui ci ama pur non avendo bisogno di noi, Lui ci ama perché sa che la nostra vita si realizza pienamente solamente lasciandoci amare da lui. E il suo amore è vero, è gratuito, è immenso. È strettamente personale.
Alcune volte abbiamo difficoltà a dirgli grazie per il suo amore perché siamo sotto il peso della croce. Non c’è contrasto tra lui che ci ama e la nostra sofferenza. Anzi il suo amore è più grande e più potente quando siamo uniti a Lui sulla croce. E allora diciamogli almeno questa sera: Grazie o Dio, nostro Padre, per il tuo amore. Grazie perché continui ad amarci nonostante le nostre povertà, la nostra scarsa generosità nel contraccambiare il tuo amore. 

Secondo dono
In secondo luogo lo ringraziamo per l’attività pastorale che ci ha dato di iniziare. Ci ha illuminato e poi sostenuto nel dare inizio a questo anno caratterizzando tutta la nostra attività pastorale circa lo Spirito Santo. Per qualcuno sarà poca cosa, ma per me è stata, come ho già detto diverse volte, una scelta qualificata. E’ infatti lo Spirito Santo che ci fa grandi, è lo Spirito che ci fa Chiesa, è lo Spirito che ci fa partecipi della stessa vita trinitaria. Prendere coscienza di possedere, o meglio, di essere posseduti da questo dono, è qualcosa di veramente grande. Posso attestare che in questo anno vedo che qualcosa sta movendosi nella nostra comunità e nella vostra vita spirituale personale. Tutto questo non è frutto dei nostri sforzi, ma è opera dello Spirito che sempre guida non solo la Chiesa, ma anche la nostra stessa vita di figli di Dio.
Grazie, o Padre, che ci hai dato la grazia di caratterizzare la vita e le attività di questa tua e nostra comunità parrocchiale impegnandoci a conoscere, a riflettere, a pregare sul dono che il tuo cuore ci ha dato, lo Spirito Santo. Grazie perché è lui che ci fa tuoi figli, è lui che ci fa essere una cosa sola con te, è lui che ci assicura che la vita è un camminare verso la gioia senza fine.

Terzo dono
Come già abbiamo fatto lo scorso anno, ancora anche in questa sera dobbiamo dire grazie al Signore che, oltre ad aiutarci nella nostra vita spirituale, ci ha aiutato a qualificare ancora maggiormente il nostro servizio ai poveri e a chi versa in necessità. Non vi deve sembrare strano questo grazie. E’ invece vero ed autentico, è un bisogno che la nostra comunità parrocchiale sente in questo momento. Guai a noi se fossimo solo impegnati a celebrare l’amore del Signore con liturgie solenni e poi ci dimenticassimo dei poveri. Se nella liturgia esaltiamo e celebriamo il Signore, noi lo troviamo invece vivo nel povero che chiede sinceramente aiuto. Di questo ne siamo pienamente convinti. E di conseguenza cerchiamo di lodare il Signore, ma anche di servire il povero. E qui entra in primo piano l’opera della nostra Caritas parrocchiale. Carissimi, permettete che vi dica sinceramente come vedo la nostra Caritas. E’ un po’ il fiore all’occhiello della nostra comunità parrocchiale.
Quest’anno abbiamo lavorato parecchio per riorganizzare maggiormente il servizio ai poveri. Qualcosa si sta muovendo anche per i nostri fratelli nelle carceri, consapevoli che anche loro sono nostri fratelli. Ma ciò che rende bello tutto questo è che all’organizzazione corrisponde anche la generosità di tutti voi. Lo stile dell’aiuto ai poveri sta diventando, a mio avviso, uno stile ordinario. Vedo che non c’è un’attenzione ai poveri solo durante il tempo dell’Avvento e della Quaresima, ma è una attenzione che dura tutto l’anno. Infatti il cestone della Caritas in Chiesa parrocchiale è sempre disponibile ad accogliere, ma anche vi si trovano sempre numerosi vostri sacchetti. Giustamente il Signore ce lo aveva detto: “I poveri li avrete sempre con voi”.
E noi, anche se a volte può essere difficile, li vogliamo amare e servire perché in essi vive il Signore. 
E allora anche qui diciamo: Grazie o Padre che ci hai sostenuto ancora nel servizio ai poveri, a chi versa in necessità. Noi vogliamo servirti, consapevoli che tu vivi in loro perché con loro tu ti sei identificato.
Ti diciamo grazie anche perché muovi il cuore di tanti sanfereolini che con i loro piccoli o grandi sacchetti dimostrano di vederti in chi ha bisogno. Il nostro grazie è anche per chi si spende per mandare avanti questa organizzazione caritativa, cioè tutti i nostri volontari. 
Signore, fa’ che la tua e nostra comunità parrocchiale ti lodi celebrando il tuo amore e ti serva nei poveri. L’amore per te non può mai e non deve mai disgiungersi dall’amore a chi soffre e versa in necessità.

Quarto dono
Carissimi, anche quest’anno sento il bisogno di invitarvi a dire grazie al Signore per la vostra generosità nel sostenere le necessità della parrocchia. La nostra fiducia nella provvidenza si manifesta attraverso la vostra generosità. 
Con il prossimo mese di gennaio sono passati ormai cinque anni da quando abbiamo iniziato ad avere sulle spalle il pesante mutuo per il rifacimento di questa Chiesa. E in questi anni, alternandoci fra alti e bassi, non abbiamo fatto brutte figure. Siamo andati avanti con una certa serenità. E’ vero che abbiamo davanti a noi altri dieci anni. Ma se abbiamo incominciato bene, speriamo di continuare bene. Posso dire dopo tutto questo che le vostre piccole e grandi gocce di generosità fanno veramente il mare della generosità. Vi confesso che ogni giorno invoco dal Signore il suo aiuto nella sua mano provvidente e nello stesso tempo prego per voi che condividete con me questa grande fatica. 
Siamo però sicuri che il Signore ci sarà sempre vicino. Abbiamo fatto tutto per lui, per la sua Chiesa. Il Signore che vede i nostri sforzi, ci sia sempre accanto con la sua generosa provvidenza. E allora anche qui dico:
Grazie o Padre, che sempre ci sostieni nel faticoso cammino non solo per l’aspetto spirituale, ma anche materiale. La tua provvidenza ci sostenga sempre, la tua mano generosa si apra e ci dia conforto. Siamo più che mai consapevoli che senza di te non possiamo far nulla. A te tutto è possibile. Guarda alle nostra fatiche finanziarie e aiutaci. Guarda a chi ci aiuta con la sua offerta e ricompensalo come tu solo sai fare.

Carissimi, il mio grazie questa sera è rivolto anche a voi. Non è retorica, non è un proforma, ma è un grazie sincero ed esce dal mio cuore. 
Da quando sono arrivato vi porto tutti con me. Per voi prego ogni giorno. Anche se gli anni passano vi confesso che non mi sembra vero che siano così tanti quelli passati insieme. Il bene che ho ricevuto e che continuamente ricevo è veramente grande.
Per tutto questo vi dico grazie, grazie di cuore. Come vi ho già detto lo scorso anno, vi dico ancora: se sono quello che sono a livello spirituale, è non solo un dono di Dio, dei miei cari ormai arrivati in paradiso, ma è anche opera vostra, della vostra vicinanza e soprattutto della vostra testimonianza cristiana.
Non conosciamo il futuro. E’ nelle mani di Dio e noi sappiamo che lui fa sempre le cose per bene. A noi il compito di essergli obbedienti. E allora anche qui dico: Grazie, o Padre per questa comunità che mi hai affidato. E’ grande il bene che ricevo da lei, da tutti questi tuoi figli. Per lei io faccio qualcosa, ma so che sei tu a condurla, a santificarla, a renderla bella e significativa. Conducila ancora, conducila sempre più a scoprire il tuo amore e ad accoglierlo, ma anche a testimoniarlo a tutto il quartiere. Ricompensala per il bene che vuole ai suoi sacerdoti. 

Concludendo. celebriamo allora con sentimenti di ringraziamento questa eucarestia e mettiamo nel cuore del Signore questo anno ormai alle nostre spalle, consapevoli che Dio Padre farà ancora meraviglie nel nuovo anno che tra poco inizieremo nel suo nome, sostenuti e animati dalla potenza dello Spirito Santo.
Amen.

I doni dello Spirito Santo - Il Consiglio

La nostra vita è continuamente piena di scelte, più o meno importanti che noi siamo chiamati a fare ogni giorno e che, a volte, facciamo senza troppo riflettere. Poco male se si tratta di scegliere tra cose di poca importanza, il guaio è che, troppo spesso, le nostre scelte sono troppo avventate anche quando si tratta di cose importanti o molto importanti. Questo è possibile perché non sempre ci ricordiamo di avere una natura inquinata dal peccato originale. Il buon senso, in questi casi, ci suggerisce di non fidarci di noi stessi, ma di fare un bell’atto di umiltà e chiedere consiglio a chi sa più di noi in quel campo. Il nostro Creatore, che ci ha combinati Lui in questo modo, ci ha dato la possibilità di avere un Consigliere straordinario, esperto in ogni campo: lo “Spirito Santo” il quale, attraverso il dono del Consiglio è in grado di orientarci in modo giusto verso qualunque scelta noi siamo chiamati a fare in ogni circostanza della nostra vita.

FRAMMENTI DI VITA QUOTIDIANA
1. Trepidazione di una giovane mamma: “Forse si vede già! Forse quello sguardo che mi segue nella folla ha già indovinato il mio segreto! Forse non dovrei andare così in fretta, né salire su una metropolitana in cui si sta così pigiati! Chissà cosa dirà! E mia madre? E le mie colleghe di lavoro? Il mio terzo figlio! E dopo cinque anni! 
La gioia mi ha travolto questa mattina quando ho avuto la certezza. Poi una specie di ansia. Paolo è via per lavoro fino a domani: con chi mi confido?
Questa specie di fastidio che sento è forse il segno che qualche cosa non va? Come lo spiegherò agli altri due figli, oramai grandicelli? Inoltre mi trovo così spossata che mi chiedo se avrò energia sufficiente per far vivere questa nuova creatura, se riuscirò a mantenerla, a tenerla in grembo... La competenza del medico che mi assicura: “Tutto va bene!” mi sembra troppo professionale e cerco di osservarne il volto col sospetto che non mi dica tutto! Ho come una nostalgia, ora che mi trovo in una nuova maternità, di un abbraccio di madre in cui potermi abbandonare e sentirmi sicura!”

2. Scelte dei giovani, domande dei genitori:
Il figlio maggiore ha fatto di testa sua ed ha sbagliato! Si è iscritto ad una facoltà prestigiosa, di sicuro avvenire - come dicevano - ma troppo difficile. Non è stata una scelta giusta, perché era mossa dalla moda e dall’ambizione! Ricordo che anche noi, genitori, eravamo orgogliosi, ma a torto ed ingenuamente! Infatti, subito ai primi esami, sono incominciati i problemi: il ragazzo era teso, irrequieto ed impreparato! Tornava a casa umiliato! Abbiamo sbagliato anche noi ad insistere!
Ora tocca alla ragazza scegliere. Lei è più diligente ed ordinata, ha avuto risultati migliori: anche lei punta ad una facoltà difficile. Come capire se si tratta veramente di una vocazione, se è veramente la sua strada o se è una velleità! Dobbiamo spingere verso traguardi impegnativi o consigliare percorsi più modesti? Come distinguere il dovere di mettere a frutto le proprie doti, dal presumere oltre le proprie forze? D’altronde, bisogna scegliere ed ogni scelta ha conseguenze rilevanti. Non vorremmo che, incoraggiando ad ardue scelte, dovessimo poi raccogliere una vita spezzata dalla depressione! Non vorremmo neppure che, consigliando più agevoli percorsi, ci sentissimo, un giorno, rimproverare: “Non avete creduto alle mie possibilità! Eccomi qui, ora, senza prospettive e senza soddisfazioni!” Che suggerimenti possiamo dare noi genitori? 

PREGHIERA E RIFLESSIONE
Nell’intimità con Dio e nell’ascolto della sua Parola, noi acquistiamo la forza di mettere in disparte la nostra logica personale, suggerita, il più delle volte, dalle nostre chiusure, dai nostri pregiudizi e dalle nostre ambizioni ed impariamo invece a chiedere al Signore quale sia la sua volontà, il suo desiderio. In questo modo si sviluppa in noi una profonda sintonia con lo Spirito, e lo Spirito ci consiglia, ma noi dobbiamo dare spazio allo Spirito. Dare spazio allo Spirito, vuol dire: “Pregare!”.
Invoco, allora, con voi e per voi, lo Spirito Santo, affinché effonda su di voi il dono del Consiglio.
Il dono del Consiglio aiuta a scegliere bene di fronte alle alternative diverse che la vita ci propone, guida nella provvisorietà e nella incertezza a non fare passi falsi, ci aiuta a discernere, a non essere precipitosi ed a non assolutizzare nulla di ciò che è meno di Dio.
Forma pratica del dono del Consiglio è la direzione spirituale che aiuta la persona a orientare ed a vivere la propria vita secondo Dio (C. M. Martini: Tre racconti dello Spirito).

Illuminati dal dono del Consiglio, vediamo come vengono risolti i fatti sopra descritti:
1. La giovane mamma che aspetta il terzo figlio ha trovato finalmente le parole desiderate dalla compagna di scuola che, da anni, vive in un monastero. Proprio quella donna, che non sa nulla di maternità, ha trovato la via del cuore dell’amica-giovane mamma, più di Paolo, il marito affettuoso, più della sua mamma che pure ha esperienza, più del medico con tutta la sua competenza. Davanti all’amica-monaca, alla sua grata ed al suo silenzio, la giovane mamma ha sentito sciogliersi le sue paure e come l’abbraccio di una indescrivibile pace l’ha avvolta alla promessa: “Ogni giorno pregherò per te e per il tuo figlio che aspetti!”. L’amica-monaca non le ha consigliato nulla, non le ha raccomandato nulla, ma l’arte di trasformare in preghiera un dubbio e una paura, ha insegnato alla giovane mamma la via della fiducia.

2. L’anziana maestra non insegna più da tanto tempo, è quasi cieca, esce da casa solo nei giorni di festa perché i figli l’accompagnano alla S. Messa, non gode buona salute ed anche la voce che zittiva numerose scolaresche irrequiete e rumorose, si è calmata. Si direbbe che oramai vive fuori dal mondo, ma ha molta saggezza di chi ha molto vissuto, ha molto sofferto ed ha molto pregato. Ecco perché ricorrono a lei per un consiglio genitori incerti sulla scuola da scegliere per i figli, perfino qualche scolaro di un tempo, fattosi giovane, ha il piacere di presentare alla maestra, la fidanzata, nella speranza che possa darle qualche buon consiglio.
L’anziana insegnante, senza darsi tanta importanza, si rende ancora utile, dando consigli con prudenza ed umiltà, raccontando storie del tempo passato, realmente avvenute o inventate. Sorridendo, arguta, dà l’impressione che i suoi occhi, stanchi ed annebbiati, siano capaci di vedere più lontano.Accettare un consiglio in un mondo così superbo come quello in cui viviamo è un’impresa non da poco! Facilmente, infatti, ci capita di vedere persone che, solo perché hanno la lingua sciolta, si arrogano il diritto di dare consigli a destra ed a sinistra e pretendono di insegnare a tutti, arrabbiandosi se non vengono prese in considerazione.
Accettare un consiglio e vagliarne il valore, è un atto di umiltà e può servire molto a migliorare noi stessi e la nostra condotta. Non dimentichiamo che, tra i primi cristiani era molto ln voga la “correctio fraterna”, cioè i primi cristiani, costituiti in massima parte da persone economicamente povere, ascoltavano volentieri Gesù perché ricordava loro che qui siamo di passaggio e siamo diretti verso il Paradiso, dove ci troveremo eternamente nella gioia. Ma, per poter entrare in Paradiso, bisogna, in questa vita, correggere i propri difetti e, siccome i nostri difetti li vedono più facilmente gli altri di noi, pregavano allora i fratelli di far loro presente i difetti che riscontravano nel loro comportamento, onde poterli correggere. Indubbiamente, come ci ricordano gli Atti degli Apostoli e le lettere degli Apostoli, anche nelle prime comunità vi erano contrasti e divisioni, erano però casi isolati e le comunità cristiane apparivano piuttosto come un insieme di persone, non prive di difetti, ma che si volevano veramente bene e che si aiutavano sinceramente a migliorarsi vicendevolmente.
Questo modo di vivere, destava meraviglia nei pagani e faceva sorgere in loro il desiderio di ricevere il Battesimo per poter così entrare a far parte di quel gruppo di persone.
Questa correzione fraterna dovrebbe trovare vita anche nelle nostre comunità, diventerebbero veramente un polo di attrazione, non di ripulsa, come, purtroppo appaiono oggi! Certamente ci vuole carità nel riprendere un fratello od una sorella che, inavvertitamente, sbaglia, e ci vuole una forte dose di umiltà nell’accettare una giusta correzione.
Già nell’Antico Testamento Dio, per bocca del profeta, diceva: “Se tu vedi che tuo fratello sbaglia, riprendilo in disparte, se ti ascolterà, avrai guadagnato tuo fratello, se non ti ascolterà, io chiederò conto a lui, ma tu ti sarai sgravato la tua coscienza!”.
Il codice stradale punisce per omissione di soccorso chi non si ferma per prestare aiuto ad un infortunato, i difetti in una persona sono come ferite nell’anima di quella persona, quindi si ha l’obbligo morale di tentare di guarirla....
Purtroppo, col nostro menefreghismo, abbiamo creato una società talmente superba e corrotta, da rendere quasi impossibile per una comunità cristiana adottare la “correzione fraterna” anche nel suo interno. Questo, però, non ci esime dal tentare, anzi, poiché è vero che il Signore proporziona il suo aiuto alla gravità delle difficoltà che incontriamo, dobbiamo veramente mettercela tutta, aumentando la preghiera ed il sacrificio: lo Spirito Santo interverrà!
Dobbiamo aver fede e perseveranza!