domenica 14 dicembre 2014

Natale: Dio ci ama!

Tra pochi giorni sarà di nuovo Natale. E gli uomini in un modo o in un altro lo vivranno. Non si può far diversamente. E’ un giorno come gli altri che arriva e non si può far diversamente se non viverlo come normalmente si fa con tutti gli altri giorni. Ci sono infatti diversi modi di accoglierlo e di viverlo. Qualcuno passerà questo giorno senza sapere che avvenimento lo ha fatto nascere e che cosa significhi far Natale. Altri, pur sapendo che cosa significa Natale per i cristiani, lo vivranno senza far nessun riferimento al mistero che viene celebrato. Per noi invece, che sappiamo e che desideriamo viverlo nel suo significato più profondo, vuol dire prendere coscienza che Dio ci ama. Ecco allora a voi che ancora una volta condividete con me e io con voi questa gioia, il mio più grande e significativo augurio.


BUON NATALE
Carissimi, vi dico queste parole e soprattutto vi faccio questo augurio con tutto il mio cuore. Passiamo insieme ancora un nuovo Natale. Ne abbiamo vissuti tanti: 23! Se ogni Natale è sempre bello, questo, vi assicuro, ha un sapore tutto particolare. E i motivi sono diversi. Ne conoscete senz’altro alcuni. Per un parroco le feste grandi del Signore sono un’occasione per sentirsi maggiormente padre, quindi responsabile della vita cristiana di tutti coloro che, in nome del Signore, gli sono stati affidati. In tutti questi anni ho sempre cercato di vivere i miei rapporti con voi cercando solo ed unicamente di aiutarvi a conoscere, ad accogliere e ad amare il Signore. Il Natale che stiamo per vivere sia allora una nuova occasione per crescere tutti insieme in questo grande e immenso amore. Qui in questo bambino che di nuovo si presenta a noi nel mistero della sua nascita, si trova la nostra più vera ed autentica ricchezza. Accogliendolo e poi vivendo il suo amore tutto si illumina, tutto trova il suo significato. Ecco allora il mio augurio.


VI AUGURO
Vi auguro di prendere coscienza che siete grandemente amati dal Signore. Convincetevi, carissimi, che questa è la scoperta più grande e fondamentale della vita. Tutto il resto passa in secondo ordine. Convinto di questo in tutti questi anni che ho vissuto con voi non ho fatto altro che chiedere al Signore di farvi questa grazia. Immersi nel suo amore che è grande e immenso, che non fa distinzioni di persone, noi affrontiamo la battaglia della vita con serenità, con la certezza che il bene trionferà presto o tardi.
E allora dico alle famiglie: fate posto al Signore, fateglielo in questo nuovo Natale, come pure ogni domenica con la Messa festiva. Sappiate che quando il Signore abita con voi, è presente in casa vostra, il suo amore vi aiuterà con grazie particolari. So che oggi più che mai avete problemi di vario genere. Alle famiglie che vivono particolari situazioni di sofferenza dico: sappiate che il Signore è con voi, non scoraggiatevi. Se gli farete posto avrete più luce per guardare avanti, avrete più forza per continuare il vostro cammino.
Faccio gli auguri anche ai giovani. Carissimi giovani, non so se verrete, come si dice, a fare Natale accostandovi al Signore con una buona confessione e ricevendolo poi nel vostro cuore. Sappiate che qui nel quartiere c’è una comunità, la vostra parrocchia, che vi ama e prega sempre per voi. Non dimenticate quei felici momenti trascorsi in questi ambienti nati e conservati tuttora per voi. L’oratorio è sempre lo stesso: vuole il vostro bene offrendovi momenti di formazione perché l’amore del Signore sia sempre più conosciuto e radicato nei vostri cuori. Se ora l’oratorio è fuori dalle vostre attenzioni, non dimenticate però il Signore.
Poiché nel nostro oratorio c’è un buon gruppo di adolescenti che vanno ormai verso la piena giovinezza, anche a voi dico: buon Natale! Quando vi vedo in oratorio, quando partecipate agli incontri programmati per voi, per la vostra crescita umana e cristiana, vi dico sinceramente che provo una grande gioia. Siete infatti la speranza della nostra parrocchia e soprattutto dell’oratorio. Carissimi, auguri di buon Natale. Non ho regali particolari da darvi, ma vi offro quello che forma il tutto della mia vita: Gesù. E’ Lui che rende bella la vita. E’ Lui che dà senso e significato ad ogni cosa, compresa l’esistenza stessa. E Lui non delude mai. Ne sono fermamente sicuro. Accoglietelo allora nel vostro cuore e lasciatevi amare come Lui solo sa amare.
Agli anziani, agli ammalati, anche se lasciati per ultimi, il mio augurio non è meno sentito e tantomeno insignificante. Mi trovo tra voi. Ormai sono uno di voi anche se la passione e l’amore per la comunità parrocchiale e quindi per tutti i sanfereolini, è ancora vivo e sempre più deciso a spendersi per tutti fino alla fine. Vi auguro un felice Natale. Sappiate che il Signore nasce anche per voi. Lui non guarda all’età, guarda il cuore. Apritegli allora il vostro cuore, anche se ha qualche difficoltà. Lui non ve lo guarisce, lo sapete bene, ma lo riscalda del suo amore. E questo vale molto di più. Con il vostro cuore pieno del suo amore potrete riscaldare tanti altri cuori, specialmente quelli dei vostri figli e dei vostri nipoti.


E ALLA PARROCCHIA?
Auguro non solo di aiutare tutti i sanfereolini a vivere nei dovuti modi il mistero della nascita del Figlio di Dio, ma di essere sempre più segno vivo e concreto nel quartiere dell’amore che questo dono del Padre ha fatto e continua a fare all’umanità intera. E voi carissimi fedeli che sempre amate non solo la comunità parrocchiale, ma anche noi sacerdoti, chiedete al Signore che i vostri sacerdoti continuino a farvi conoscere l’altezza, la profondità e la meraviglia dell’amore di Dio per tutti e per ciascuno di voi. E anche voi ricordateci al Signore perché non vi deludiamo con la nostra vita. E allora Buon Natale dai vostri sacerdoti!

Riflessioni di fine anno

Vi sono alcuni momenti della nostra vita nei quali si fa un po’ il resoconto di come stanno andando le cose. Uno di questi è proprio l’ultimo giorno dell’anno. In questa circostanza infatti, mentre ci si prepara a chiudere un anno ed aprirne un altro, si passano in rassegna le cose che si lasciano alle spalle e pensando al nuovo anno si nutrono diverse speranze. E così nel ripensare al passato e guardando al futuro si tirano un po’ le somme, si fanno un po’ di conti. Ci auguriamo che ognuno, facendo un buon esame di coscienza si prepari ad un futuro migliore. Se questo vale per ognuno di noi e per le nostre famiglie, lo stesso deve avvenire per la comunità parrocchiale. Ecco ciò che il vostro parroco pensa mentre con voi chiude un altro anno e ne apre uno nuovo. Sono riflessioni ad alta voce che non vogliono essere un’esaltazione di ciò che il Signore ci ha dato di compiere, nè tanto meno un testamento. Ecco allora tre riflessioni.

IL NOSTRO QUARTIERE
Molto spesso penso al quartiere consapevole che è in questa terra che la parrocchia deve evangelizzare. Conoscere la terra, conoscere i suoi abitanti e le loro origini con i loro usi e costumi è fondamentale per il sacerdote che deve raggiungere tutti per portare a ciascuno l’annuncio della buona novella. Non si può amare e tanto meno servire se prima non si conosce. 
Non so quanti siano veramente a conoscenza della realtà del nostro quartiere. Si considera giustamente realtà di periferia, lo è veramente anche se tutti si sentono legati alla città. Per quanto riguarda il numero di abitanti, è il più popoloso della città. Infatti si presume che raggiunga per ora circa 10.000 abitanti, e nel prossimo futuro andrà ancora aumentando. Basti pensare ai nuovi caseggiati in attesa di essere venduti e a quelli che verranno nella grande spianata delle vecchie officine ABB e sul terreno della Pharmagel. Se questa è la realtà edilizia, ciò che lo caratterizza in particolare è il suo tessuto umano. Vediamo infatti che la maggior parte delle case popolari della città si trova in questo quartiere. C’è poi una grande varietà anche nella qualità delle abitazioni. Vediamo infatti una grande differenza tra i caseggiati costruiti negli anni dello sviluppo e quelli costruiti recentemente. Ma ciò che fa impressione a chi è un po’ attento alle persone, è scoprire che in questi vent’anni vi è stato un grande cambiamento degli inquilini delle case popolari. Se in un primo tempo erano occupate dai giovani sposi italiani arrivati soprattutto da altre parti della città, ora sono subentrate molte famiglie venute da terre lontane. Basta leggere i nomi sui citofoni. 
Guardandolo e conoscendolo sempre di più, è un quartiere che come gli altri della città ha i suoi problemi, le sue caratteristiche, ma anche tante cose belle.


LA VITA PASTORALE E SPIRITUALE
Un prete, soprattutto se è parroco, vive normalmente la sua vita animata e coinvolta sempre più nella pastorale. Ttutto quanto, il suo cuore e il suo amore al Signore, lo sollecita a realizzare il bene di coloro che gli sono stati affidati. Sotto un certo aspetto la sua vita si identifica con la pastorale. L’elaborazione dei piani pastorali parrocchiali serve sia per sostenere e ravvivare la fede, sia per farla nascere in chi si apre al Signore.
In questi anni la nostra parrocchia ha cercato sempre di seguire le indicazioni del Vescovo, ma anche di concretizzarle nella nostra concreta realtà. Siamo passati da un forte e articolato progetto di pastorale missionaria improntato all’evangelizzazione per arrivare ora ad uno spirito missionario più semplice e fecondo. Ora desideriamo essere significativi per il quartiere lasciandoci lavorare dalla Parola di Dio e dalla preghiera per diventare significativi. La missionarietà ora è nel nostro stile di vita, aperto e accogliente verso tutti, e con il servizio della Caritas. Con tutto questo cerchiamo di far crescere la comunità nella conoscenza del Signore e nell’accogliere il suo amore, ma anche di servire il quartiere cercando soprattutto di testimoniare a tutti e a ciascuno che qui c’è una particolare porzione di popolo che crede in Dio, che spera nel suo amore e vuole servire ogni fratello.
A tutti coloro che lavorano per la pastorale vada il mio grazie e il mio augurio. Spesso vi penso e sempre vi raccomando al Signore. Siate sempre generosi in questo servizio. 


LA CARITAS PARROCCHIALE
Un parroco cerca di voler bene a tutti, di aiutare tutti ad aprirsi e ad accogliere il Signore. Nel vivere questa preoccupazione non può non avere a cuore chi sta vivendo situazioni difficili, chi vive sotto il peso della croce per povertà, malattia, problemi esistenziali. Non potendo arrivare a tutti, ecco allora che con la comunità dà vita alla Caritas. Questa infatti è l’espressione dell’apertura e del servizio al quartiere. E quindi si rivolge prevalentemente a chi vive situazioni di particolare necessità. 
Guardando a cuore aperto e con vivo senso di gratitudine al Signore, a ciò che ha fatto la nostra Caritas in questi anni, non possiamo far altro che ringraziare il Signore in primo luogo e poi tutti i volontari che si prestano per i numerosi servizi che svolge. Diciamo grazie al Signore perché è lui che facendoci sperimentare il suo amore nel profondo del cuore ci invia poi ai fratelli poveri e in difficoltà.
Il nostro grazie va anche ai volontari. Sono tanti. Tutti generosi nel servire con disinteresse. Se non ci fossero non potremmo servire il quartiere. Dico grazie anche a chi nel silenzio con la sua generosità sostiene le iniziative della Caritas. Sono tanti. Li incontro normalmente nel silenzio quando apro la busta chiusa trovata nella cassetta della posta, in quella stretta di mano con l’offerta per i poveri, quando qualcuno porta ciò che è stato raccolto nelle case dove ci si raduna per l’ascolto della Parola di Dio, oppure il contributo di alcuni gruppi del quartiere, e poi coloro che ogni settimana mettono il loro sacchetto di generi alimentari silenziosamente nel cesto in Chiesa.
A tutti i volontari della Caritas dico: andate avanti, non scoraggiatevi. A chi ci aiuta: se appena potete, continuate ad aiutarci con le vostre offerte e con i sacchetti. Il Signore che vive nei poveri ha bisogno di voi. Cerchiamo anche in questo Natale e nel prossimo anno di essere la mano di Dio che soccorre e aiuta chi versa in necessità. Il Signore vi riserva qualcosa di grande nella sua casa.


AVANTI CON TANTA FIDUCIA
Questa riflessione ad alta voce che come vostro parroco vi ho voluto comunicare al termine di questo anno, vuole solamente invitare tutti ad andare avanti con fiducia, con tanta speranza. Gli anni passano, ma l’amore del Signore non viene mai meno. Le parole degli uomini passano pure loro, ma il suo progetto d’amore su di noi e sull’umanità intera non viene mai meno, anzi va verso la sua piena realizzazione. Le difficoltà ci saranno sempre, non siamo ancora in paradiso. Il bene che stiamo facendo sta lasciando un segno nel cuore di tanti sanfereolini e nel quartiere, anche se nessuno se ne accorge. Lo vede il Signore. E questo ci basta. 
In questo Natale che per me ha un significato particolare, prego per tutti voi impegnati in parrocchia. Chiederò in modo particolare al Signore che ci faccia sperimentare nel profondo del nostro cuore e nel cuore di questa nostra amata comunità parrocchiale il suo grande amore e la gioia di essere e di lavorare nella sua e nostra amata parrocchia per il bene di tutto il quartiere.

I doni dello Spirito Santo - L'intelletto

Il dono dell’Intelletto, dal latino: “intus-legere”, cioè: “leggere dentro”, ci dà la possibilità di capire le cose non dal nostro punto di vista, che può essere anche umano e prudente, ma dal punto di vista del Signore. Ci vuole, quindi, la fede che ci fa vedere i vari avvenimenti della vita alla luce del piano della Provvidenza divina e non di una programmazione umana. Quello che il papa S. Giovanni XXIII chiamava i “segni del tempo”.
Per poter arrivare a questo, però, è sempre necessaria una approfondita riflessione unita ad una umile preghiera per chiedere al Signore che ci aiuti a lasciare in disparte le nostre vedute umane per dare la precedenza al suo progetto di vita, al suo disegno di salvezza che raggiunge tutti.

Frammenti di vita quotidiana
1. La bambina e la nonna. Le hanno detto: “Mettiti l’altro vestito perché tra poco arriverà gente!” Papà e mamma discutevano tra loro stranamente sotto voce, uomini vestiti di scuro parlavano con papà di addobbi e di manifesti.
Le hanno detto: “La nonna è andata in Paradiso!” e la mamma aveva gli occhi lucidi e rossi. Durante le preghiere della sera, la bambina inseguì il viaggio della nonna con la sua puerile fantasia, ma era un viaggio popolato da spaventi e da domande: “Ma, dov’è il Paradiso? La nonna andrà in Paradiso con quei capelli che non le stavano mai pettinati? Ma quanto ci vuole a risorgere?”. Tra quelle domande, la bambina si smarrì e incominciò a piangere..
2. Nella vita ci sono certi momenti di frenesia e di scontentezza nei quali sembra che tutto vada storto: le varie scadenze arrivano troppo presto e ti tolgono il sonno. Arrivi a casa già nervoso per il lavoro o per il viaggio e trovi anche dei musi lunghi e non riesci a capire perché sia il caso di fare tante storie per cose da nulla: la moglie si risente per una battuta infelice, anche se spiritosa, i ragazzi non finiscono di litigare tra loro per delle sciocchezze. A finire l’opera, entrando in garage troppo in fretta, prendi la curva stretta e la fiancata della macchina resta segnata...e non puoi dare la colpa a nessuno! Che vita balorda!
La mattina dopo, percorrendo la strada di sempre per il lavoro, dopo giorni di nebbie e di foschie, ti sorprende il vedere le montagne nitide e fatte così vicine dal vento della notte ed il meraviglioso azzurro di un cielo che ti fa sciogliere ogni tensione. 
3. Non posso lamentarmi dei miei figli: studiano, lavorano, danno una mano alla mamma a sparecchiare la tavola, tengono abbastanza ordine nella loro camera, sono educati coi nonni, ma nei giorni di festa, non vogliono più venire alla S. Messa! Vengono a Natale, a Pasqua e quando c’è la S. Messa per i famigliari defunti, tutto qui!
Qualche volta ne parlo con loro, mi dicono che pregano, credono in Dio, ma non capiscono perché devono andare a Messa tutte le Domeniche!
lo non riesco a pensare una domenica senza S. Messa, loro, invece, pur così educati, pensano diversamente! Ecco il mistero della libertà! Non si può far altro che pregare e sperare!

Preghiera e riflessione
Invoco lo Spirito Santo perché effonda il dono dell’Intelletto.
Questo dono ci fa penetrare nell’intimo del mistero di Dio, cogliendo la radice unitaria da cui scaturiscono tutte quelle verità che sono alla base della nostra vita di fede: creazione e redenzione, l’alleanza di Dio con l’uomo, la predicazione del Regno, la morte e la risurrezione, la S. Scrittura e la tradizione.
Questo dono di uno sguardo profondo, affettuoso ed unificante, lo si riceve e lo si sviluppa sottomettendosi sempre al giudizio della Parola di Dio quale è proclamata, spiegata e testimoniata nella comunione della fede ecclesiale e perseverando nella preghiera contemplativa e nella lectio divina (C. M. Martini, Tre racconti dello Spirito).
Il dono dell’Intelletto rende attenti alla Parola di Dio che, come luce amica, offre fiducia, perché rivela l’infinito amore del Padre che si prende cura delle sue creature e salva i suoi figli.... Il dono dell’Intelletto rende semplici e genuini ed apre la mente a comprendere le S. Scritture, ed allora, può capitare che quello che tante volte si è sentito leggere in Chiesa, un bel giorno, sotto l’incalzare delle domande essenziali o per l’occasione di un dramma che non lascia scampo, diventa, all’improvviso, luminoso e comprensibile. Ecco, allora, che i fatti sopra ricordati, diventano comprensivi ed istruttivi.
1. La bambina che saluta la nonna per l’ultimo viaggio terreno, rivolge il suo sguardo supplichevole e fiducioso al Tabernacolo (la casetta di Gesù, come le hanno insegnato) e, proprio di là, viene la Parola: “Io sono la risurrezione e la vita, chi vive e crede in me, anche se morto, vivrà! (Gv. 11,25).
Quindi, il morire, che ha fatto piangere la bambina ed ha arrossato gli occhi della mamma, per la nonna, vuol dire: “Entrare nella vita di Gesù!”.
2. La frenesia di giornate stressanti ed opprimenti oltre il sopportabile, viene vinta dalla voce così mite e discreta, eppure così vera e persuasiva che dice: “Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi darò ristoro!” (Mt. 11,28). Parole che ti fanno conoscere Gesù come l’amico che ti dona la pace, che conosce le tue fatiche e che ti regala il riposo.
3. I genitori scoraggiati dall’impressione di non essere riusciti ad educare alla fede i loro figli, vengono provvidenzialmente raggiunti dall’indiscutibile promessa di Gesù: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me!” (Gv. 12,32) e trovano motivo di sperare. Là dove non sono bastati l’esempio, l’insegnamento ed il precetto, sarà decisiva l’attrattiva di Gesù crocifisso…


A questo punto, penso, sia molto importante fare almeno due osservazioni:
• Gesù ha detto: “Io sono la vite, voi i tralci”, quindi Lui vuole avere bisogno di noi per produrre frutti di salvezza e, nel nostro caso, Dio vuole aver bisogno della nostra voce per far arrivare la sua Parola ai fedeli, quindi, i lettori che si prestano a proclamare la Parola di Dio nella celebrazione della S. Messa (sia feriale che festiva) devono rendersi conto che in quel momento, mettono a disposizione del Signore la loro voce. Abbiano la preoccupazione di scandire bene le parole e di avere il microfono a giusta distanza: è Parola di Dio e, in quel momento, può generare conversioni in chi l’ascolta! Leggendo la storia della vita dei Santi, si viene a conoscere come tante volte la loro conversione è iniziata proprio dall’aver ascoltato la Parola del Signore proclamata nella S. Messa. Lo Spirito Santo che hanno ricevuto nel Battesimo e perfezionato nella Cresima, in quel momento, con il dono dell’Intelletto, ha fatto capire loro che, se volevano salvarsi, dovevano prendere quella Parola di Dio che avevano ascoltato e viverla nella loro vita, cioè, dovevano “convertirsi”!
• E’ un auspicio anche di papa Francesco che ogni famiglia tenga sempre a portata di mano almeno il Vangelo ed ogni giorno, specialmente alla sera, leggerne almeno una pagina. Servirebbe molto per sentirsi uniti e, pregando insieme, la famiglia potrebbe avere dal Signore tutti quegli aiuti necessari e sufficienti per superare le inevitabili difficoltà e prove quotidiane della vita.
Perché lo Spirito Santo possa agire con il dono dell’Intelletto, è, però, necessario che i fedeli, venendo in Chiesa per partecipare alla S. Messa, amino un po’ di più il silenzio ed il raccoglimento! Le distrazioni volontarie, e sono le più numerose, impediscono allo Spirito Santo di agire e, quindi, rendono inutili tante pratiche religiose.

domenica 30 novembre 2014

Noi siamo sempre in attesa

La nostra vita è un’attesa unica. Basta aprire un poco gli occhi e subito vediamo che sia da piccoli che da adulti siamo sempre in attesa. Giustamente è stato detto che “il nostro essere ha come caratteristica di essere proiettato verso un altrove”. In forza di questa propensione noi siamo sempre in attesa.

TUTTI ATTENDIAMO QUALCOSA
Se guardiamo al bambino appena nato, vediamo che tende alla vita. Con le sue braccia allungate anela a qualcosa. Il ragazzo guarda in avanti e spesso si proietta nei suoi gesti e nelle sue parole più avanti in età. L’adolescente con il suo corpo in veloce crescita cerca e vive già un’età più avanzata della sua. Il giovani poi, pur essendo contenti di essere ormai arrivati ad un certo traguardo, vogliono, desiderano e cercano la loro sistemazione sia lavorativa che affettiva. E l’adulto? Anche lui porta nel cuore il desiderio di vedere sistemati i propri figli, aspetta con gioia che i nipoti crescano e gli diano quel supplemento di vita che ad una certa età si desidera. C’è poi l’anziano. Anche lui cerca di star bene, di guardare avanti con una certa serenità, si aspetta di non essere dimenticato e di avere giorni sereni. Lo stesso ammalato sente in sé una certa attesa. Di che cosa? Della guarigione. Nessuno aspetta la morte. E’ la nemica da fuggire a tutti i costi e a tutte le età.

E INVECE…
Questa attesa, della morte, è quella più concreta ed inevitabile. Non si tratta però di vivere nell’angoscia. Nemmeno Gesù ha vissuto con tremore il suo calvario finale. Desiderava sì bere quel “calice” perché sapeva che avrebbe ottenuto la vita vera per tutta l’umanità, ma l’ha bevuto con quell’abbandono fiducioso alla volontà del Padre. Così dovremmo fare anche noi.
Attendiamo allora con fiducia il meglio della nostra vita, sia che siamo ragazzi o giovani, sia pure come adulti e anziani. Il Signore ci ha creati per vivere la vita sia in questo tempo terreno sia in quello della gioia eterna. La morte, come ci dice la Bibbia, non l’ha creata lui, ma è nata per l’invidia del diavolo. L’uomo che vive bene la sua esistenza dà gloria a Dio e nello stesso tempo può arricchirsi interiormente per essere pronto alla vita che non conosce tramonto. 

VIVIAMO L’AVVENTO
E’ l’invito del Signore. Proprio perché ci vuole preparati nei dovuti modi per la gioia eterna, ci dona questo tempo di sacra attesa. L’Avvento infatti è il tempo nel quale siamo chiamati, come hanno fatto i profeti, a prepararci ad accogliere il Signore che viene a nascere in mezzo a noi. Già lo abbiamo accolto in tutti gli avventi e i natali che abbiamo alle spalle. Ora con questo nuovo Avvento dovremmo prepararci ad accoglierlo sempre più in profondità nella nostra vita personale, familiare e comunitaria. Stiamo allora per iniziare un nuovo tempo di grazia. Il Signore bussa ancora alla porta del nostro cuore. Non facciamo i sordi. Ne va di mezzo la nostra vita. Lui infatti non ne ha bisogno, se ci dona ancora questo tempo di grazia è perché vuole arricchirci ancora di più del suo amore.

ALLORA SAREMO PRONTI
Se ci impegneremo allora saremo pronti a vivere il suo Natale non come un giorno di festa consumista o anche solo umanitaria, ma come forte esperienza dell’amore del Signore. La festa consumista, o anche solo umanitaria, passa. Invece l’amore del Signore ricevuto e vissuto resta e cambia la nostra vita. Se vivremo così il nuovo Natale allora saremo pronti anche per la sua ultima venuta. 
Facciamo allora dell’Avvento che tra poco inizieremo un’occasione per crescere nell’amore del Signore che nonostante le nostre povertà e lentezze ci ama di vero ed eterno amore.

In doni dello Spirito Santo - La Sapienza


Mi sembra opportuno, dovendo parlare dei doni dello Spirito Santo, ricordare, come punto di partenza, quello che ha fatto il Signore quando ha deciso di creare l’uomo: ha dato vita ad una serie di creature (luce, terra, aria, acqua, animali...) delle quali sapeva che l’uomo avrebbe avuto bisogno per vivere. Creandole, ha dato a ciascuna una legge, l’osservanza della quale, manteneva nel creato un ordine meraviglioso, basta leggere i primi due capitoli della Genesi per rendersene conto. Quindi anche l’uomo ha avuto dal Creatore una legge, osservando la quale, sarebbe stato conservato questo ordine: l’uomo avrebbe dominato tutto il creato perchè, a differenza di tutte le altre creature, era stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio, ed avrebbe trovato nelle creature (i frutti della terra) il necessario per vivere.
Il peccato originale ha sconvolto tutto ed ha portato l’uomo a cibarsi anche della carne degli animali ed il loro ribellarsi è segno che “all’inizio non era così”. Questo però non toglie che gli animali, che devono sempre essere trattati bene, devono sempre essere a servizio dell’uomo e non l’uomo a servizio degli animali, come, purtroppo, sembra che si sia incamminati per questi animalisti esagerati! Non dimentichiamo che Gesù ha promesso la ricompensa per quello che facciamo per gli uomini, non per gli animali! In questo periodo di crisi (molte famiglie vivono quasi in miseria) non so come si possano giustificare le ingenti cifre di risorse economiche (centinaia di migliaia di euro) spese per canili riscaldati e con assistenza medica!
La Sapienza, dono dello Spirito Santo, dovrebbe guidarci anche in queste scelte, come nelle normali scelte della vita quotidiana, se, però, l’ascoltiamo!
La Chiesa, guidata da papa Francesco, sta impegnandosi in modo particolare per la famiglia, istituzione fondamentale sia per la società civile come per quella religiosa, penso, quindi, che sia una buona scelta quella di lasciarci guidare dalla lettera che il cardinal Martini ha indirizzato alle famiglie in occasione del S. Natale del 1997: Lo Spirito Santo in Famiglia. La liturgìa ambrosiana, infatti, suggerisce la benedizione delle famiglie a Natale.
La lettera, per ogni dono dello Spirito Santo, riporta: “Frammenti di vita quotidiana” poi una preghiera ed una riflessione. 

Frammenti di vita quotidiana
1. Ti ho sentita gridare l’altra sera a tuo marito: “Non capisci proprio niente!” Come è successo che la persona alla quale hai legato la vita, l’uomo che in altri momenti ti ha fatto sentire così importante, così amata, abbia meritato di essere così rimproverato? Ti sembra che delle cose veramente importanti non si riesca più a parlare e ti ferisce constatare che lui non s’accorga di quanto ti faccia male quella sua aria superiore: sembra sempre compatirti, t’ascolta distratto, mentre parli dà un’occhiata all’orologio e già pensa ad altro... Possibile che non capisca!
2. “I miei genitori non mi capiscono proprio!” Ti ricordo qualche anno fa, quando ammiravi tuo padre che “sapeva fare tutto”, aveva sempre una risposta per le tue domande.... Ricordo quando correvi da tua madre per sentire lodare i tuoi disegni o per medicare un graffio… Eri certo, allora, che papà e mamma capissero tutto e che potevi andare sicuro incontro alla vita perché potevi contare su di loro. Ora, invece, ogni tua richiesta sembra scontentarli, vedono pericoli dappertutto, a scuola potresti fare molto di più. Insomma, non ci si capisce più, sembra di vivere in mondi differenti! 
3. “Ed ora, che faccio?” Ho dovuto andare in pensione prima del previsto e adesso non so più che cosa fare. Avevo la giornata piena, prima, sognavo il tempo libero per i miei passatempi, ora, che ho tutto il giorno libero, mi trovo spaesato, non mi capisco. Nel mio lavoro ero competente, un consigliere stimato per i giovani, mi piaceva il lavoro ben fatto, senza stupide vanterie. Ed ora, eccomi qui, mi aggiro per casa inconcludente e brontolone per trovarmi a sera inutile e nervoso.

Preghiera e riflessione
Invoco lo Spirito perché effonda su voi la sapienza. La sapienza è il dono per il quale ogni casa è misurata sulla carità di chi ci ha amato fino alla morte in croce; sapiente è chi si lascia amare da Dio; sapiente è chi non vuoI convincere con la sola forza della ragione, ma, pur utilizzando l’intelligenza ed amandone l’esercizio, sa che la verità si irradia anzitutto per mezzo della carità. II dono della sapienza ti raggiunge come una luce nuova di cui si illuminano i volti consueti.
E così una sera, mentre torni dal lavoro, ti sorprende lo stupore di avere una casa, una moglie, dei figli. La sapienza è quel dono per cui il sapore delle cose vere, delle persone care, degli affetti più profondi, ti visita come la luce del mattino: ti rivela il bene che c’è in te, il cammino da compiere e quale sia la fonte inesauribile della speranza. Ti fa sentire una stretta al cuore per le occasioni perdute, per i gesti, le parole, le dimenticanze con cui hai fatto soffrire le persone che ami di più. La sapienza ti suggerisce come chiedere perdono e come regalare di nuovo la gioia. Ti fa riflettere sui motivi di tante discussioni e ti fa sorridere: arrabbiarsi per così poco! Ma ne valeva la pena?
La sapienza ti fa considerare le cose dal punto di vista dell’altro (del papà, della mamma, del figlio adolescente) e ti rendi conto che, forse, non ha tutti i torti! Forse anche tu avresti fatto così!
Il dono della sapienza ti visita come una nuova vocazione e, mentre cominciavi a pensare di essere diventato inutile (pensionato), di essere stato da tutti dimenticato, ti arriva una voce per telefono o per l’aria, che ti invita a una presenza, che ti assegna un compito.
Allora si ridesta la gioia dell’agire, ritrova un ordine lo scorrere delle ore, finalmente la vita ritrova in gesti di carità il sapore di essere vissuta.
Come avete potuto constatare, il cardinale descrive autentiche scene di vita famigliare, c’è solo da osservare che le divergenze che sorgono in famiglia possono avere una lieta conclusione solo se i vari componenti riescono a dedicare ogni giorno qualche tempo al silenzio che favorisce la riflessione e la preghiera.

sabato 22 novembre 2014

Allo Spirito Santo chiediamo

Abbiamo iniziato un nuovo anno pastorale. Come già abbiamo detto ci soffermeremo a riflette e a pregare sul grande dono dello Spirito Santo che il Padre celeste ci ha fatto e ci fa continuamente. Lo terremo presente sia nelle nostre diverse attività pastorali, ma anche nel nostro impegno di vita spirituale personale. La nostra vita infatti si realizza pienamente nella misura in cui ci lasciamo trasfigurare dallo Spirito Santo.

UN GRANDE DONO
Sia come parrocchia, sia come parroco sentiamo vivamente il bisogno del suo aiuto. Siamo più che mai convinti che senza la sua presenza e senza la sua opera, nella vita della Chiesa e nella nostra vita personale, nulla si costruisce di valido e di eterno. Se è grande il dono dell’Eucarestia che, oltre a renderci partecipi della passione, morte e risurrezione del Signore, come cibo ci fa crescere nella vita cristiana, non è di meno ciò che opera in noi lo Spirito Santo. E’ infatti lui che, entrando nel nostro cuore, lo purifica, lo rinnova e ci fa figli di Dio. Immersi nell’acqua battesimale nella quale è stato infuso lo Spirito Santo, noi nasciamo alla vita trinitaria dove Dio diventa nostro padre, Gesù il nostro salvatore, lo Spirito il nostro dolce ospite. Ne viene, di conseguenza da questa immersione, che noi veniamo ad essere posseduti dalla stessa Trinità. Tutto questo non è una schiavitù, ma la vera liberazione, lo Spirito Santo, non si sostituisce alla nostra responsabilità, ma collabora con le nostre capacità, potenziandole e qualificandole. Se da una parte ci toglie il peccato originale, che è principio di morte, dall’altra ci dona la vita eterna, con lui diventiamo eterni. Davanti a questi fondamentali doni, non possiamo far altro che ringraziare. Tutto è grazia, tutto è dono d’amore del Padre celeste.

COSA GLI CHIEDIAMO
Consapevoli che per la sua presenza siamo figli di Dio e la comunità parrocchiale è la nostra famiglia, gli chiediamo alcuni doni particolari. Per la nostra comunità parrocchiale gli chiediamo in primo luogo che cresca sempre più nella fraternità. E’ una grazia questa che chiediamo ogni giorno quando celebriamo la Messa. E’ infatti lo Spirito che ci fa essere una cosa sola tra noi. Oggi infatti abbiamo quanto mai bisogno di questa unità che si manifesta nella fraternità, nella benevolenza, nell’amabilità. In secondo luogo chiediamo che la vita di ciascuno di noi, ma anche la stessa vita della nostra comunità, abbiano ad essere una pagina di Vangelo per chi ci incontra o viene in parrocchia. Il cristiano infatti e la stessa comunità parrocchiale devono rispecchiare nel loro stile di vita quella parola che leggono e che viene proclamata nelle celebrazioni. Gli vogliamo inoltre chiedere di essere sempre più e sempre meglio impegnati a servire Gesù nei poveri. E’ qui infatti che dimostreremo se veramente abbiamo accolto il Signore nella nostra vita. Non c’è nessun altro modo per dire che siamo figli del Padre che ama tutti, che Gesù vive ancora in mezzo a noi e che lo Spirito ci impegna a creare la civiltà dell’amore. Non si tratta di dare cose o finanziamenti, ma di amare, accogliere, aiutare. Ecco perché insistiamo molto sul volontariato, sia a favore della parrocchia e della Caritas, che per l’oratorio e la sportiva. La generosità nel servizio è frutto dello Spirito Santo che ci invita e ci sollecita a spalancare le braccia e il cuore. E infine vogliamo chiedergli in modo particolare di crescere tutti in santità di vita. E’ la nostra meta, è ciò che desidera il Signore da noi, è ciò che anche il nostro cuore, senza che ce ne accorgiamo, ci sollecita a fare in ogni momento della nostra vita.
Concludendo questo elenco desidero, come parroco, chiedere allo Spirito Santo che aumenti e qualifichi sempre di più l’amore alla comunità parrocchiale. Se non si ama la propria parrocchia, non la si frequenterà, se non la si frequenta non si vivrà la gioia di appartenere alla famiglia di Dio che è qui nel quartiere. Voglia lo Spirito Santo esaudire queste nostre richieste, sia per la gloria di Dio che per il bene di ciascun sanfereolino. 

ABBIAMO FIDUCIA
Se il Signore ci ha fatto il dono di iniziare ancora insieme questo anno pastorale, aprendo la nostra mente, ma soprattutto il nostro cuore al dono dello Spirito Santo, noi nutriamo ferma fiducia che, se lo lasceremo lavorare nella nostra vita, compirà di nuovo altre sue meraviglie. Impegniamoci allora a seguire generosamente le indicazioni che la parrocchia proporrà in questo anno pastorale. Siamo più che mai sicuri che vedremo nuove meraviglie. Lo Spirito Santo infatti vuole e desidera attuarle in noi e in mezzo a noi.

COSA FARE QUEST’ANNO
Cercheremo in primo luogo di conoscere chi è lo Spirito Santo, la terza persona della Trinità. Proponiamo allora la partecipazione ai centri di ascolto della Parola di Dio ed alle catechesi del giovedì pomeriggio in oratorio. Consigliamo la lettura degli articoli sullo Spirito Santo riportati mensilmente sul bollettino parrocchiale e la partecipazione ai pomeriggi di fraternità che avranno come argomento questo grande dono del Padre. Alla conoscenza deve seguire la preghiera sia personale che comunitaria. Proponiamo allora la partecipazione alle adorazioni, ma in modo particolare alla preghiera silenziosa del martedì sera e di elevare allo Spirito Santo ogni giorno la preghiera proposta dalla parrocchia.
Ognuno poi può aggiungere altre modalità sia per conoscere ciò che compie questo dono nel proprio cuore, sia per invocarLo con la preghiera.

domenica 12 ottobre 2014

E' il pomeriggio della Sagra

Il tempo uggioso non ha spaventato tantissimi sanfereolini che hanno affollato l'oratorio (dove i giovani avevano organizzato i giochi per i bambini) ed il mercatino delle cose vecchie.

Qui trovi alcune foto del pomeriggio.

sabato 11 ottobre 2014

Presentato il libro sulla storia della parrocchia


Alla vigilia della Sagra, Brumo ed Erminio Pezzini hanno presentato il volume che racconta, con numerosissime immagini, la storia della nostra parrocchia. Il libro è disponibile presso l'ufficio parrocchiale.

domenica 5 ottobre 2014

La festa degli anniversari di matrimonio

https://www.flickr.com/photos/sanfereolo/sets/72157648340589306/

Nella domenica in cui si si è aperto il Sinodo su "Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione", la nostra parrocchia ha celebrato la festa degli anniversari di matrimonio, con ben 38 coppie partecipanti, che festeggiavano dai 10 sino ai 62 anni di matrimonio.

sabato 4 ottobre 2014

La festa della nostra Comunità

Ci sono alcuni momenti nei quali siamo chiamati a prendere coscienza e soprattutto a vivere il grande dono di essere comunità parrocchiale o, se vogliamo, il nostro essere famiglia di Dio, piccola Chiesa, qui in mezzo al nostro quartiere. E di questa presa di coscienza ne abbiamo tanto bisogno. Oggi in modo particolare.

PERCHE’?
Infatti noi, pur frequentando la parrocchia, pensiamo poco o niente a ciò che vuol dire appartenere alla comunità parrocchiale, alla famiglia di Dio. Infatti partecipiamo alla Messa, riceviamo i sacramenti, salutiamo i sacerdoti, sostiamo negli ambienti parrocchiali, ma abbiamo poco coscienza che siamo una comunità, una famiglia. Constatiamo tutto questo dal fatto che non sentiamo mai dire “la nostra comunità”, “la nostra parrocchia”. Vediamo e siamo più che mai coscienti che il parroco è il “padrone” della comunità. Lui porta il peso di tutto e di tutti.
E’ vero che è lui il perno sul quale gira tutta la comunità, ma niente toglie che tutti siamo - sotto diversi aspetti - responsabili della vita, delle attività e soprattutto della missione della parrocchia nei confronti del quartiere.

CHE GIOIA, CHE SPERANZA…
Siamo e dobbiamo tutti essere più che mai convinti che nella misura in cui prendiamo coscienza di appartenere alla famiglia di Dio, che si concretizza nella sua comunità parrocchiale, noi abbiamo la vera ed autentica gioia. E questa scaturisce dal fatto che tutti siamo figli di Dio, e quindi fratelli e sorelle, il mondo è la nostra casa nella quale dobbiamo vivere il più a lungo possibile e nel migliore dei modi e tutto ci viene dato per amore e gratuitamente da Dio nostro Padre, dal suo Figlio Gesù e dallo Spirito Santo.
Ma viviamo anche nella speranza che il meglio deve ancora venire.
Vale a dire siamo in attesa che si realizzi la beata speranza della vita eterna dove la gioia non verrà mai meno, dove la festa non si esaurirà mai e sarà sempre nuova e sorprendente.
Dobbiamo però anche dire che, pur vivendo questi sentimenti e questa attesa, non dobbiamo assolutamente trascurare di gioire, esultare, ma anche godere per le cose belle di questa terra. Sono doni di Dio, sono anticipazioni della gioia eterna. Beati coloro che sanno godere di queste cose sempre in vista di quelle future.

LA SAGRA, UNA FELICE OCCASIONE
Se siamo famiglia di Dio che si manifesta per mezzo della comunità parrocchiale è allora bello fare sagra e nello stesso tempo gioire per essere tutti uniti da un vincolo santo creato in noi dal Padre celeste mediante il battesimo.
Questo appuntamento è allora un dono da accogliere e soprattutto da vivere. Da accogliere, perché ci farà vedere concretamente quello che siamo. Infatti trovandoci tutti insieme alle celebrazioni in chiesa, nei luoghi di gioco, nei momenti di incontro tra amici e parenti, noi sperimentiamo vivamente che siamo una cosa sola. Ma anche da vivere: infatti non si tratta solo di pregare insieme, servono poco i giochi organizzati e gli incontri tra amici, bisogna anche gioire per quello che siamo ed esultare di avere in dono la grazia di essere popolo di Dio, ma anche sanfereolini.

VIVIAMO LA NOSTRA SAGRA
E’ l’invito che ci facciamo a vicenda. Questo appuntamento solenne e sempre atteso porti la gioia nei nostri cuori, apra le nostre famiglie all’accoglienza serena di parenti e amici, ci faccia incontrare più numerosi possibili e pieni di fede attorno all’altare della nostra Chiesa parrocchiale, ci dia l’occasione di ore serene nel cortile del nostro oratorio guardando i bambini giocare e divertirsi.
In questi giorni di festa avremo per tutti, vivi e defunti, un ricordo particolare all’altare del Signore. A Lui presenteremo le nostre speranze e le nostre fatiche, consapevoli che è sempre al nostro fianco. A tutti e a ciascuno auguriamo buona Sagra.

IL PROGRAMMA RELIGIOSO
Celebrazioni
- Durante la settimana alle Messe di orario si terrà un breve pensiero di omelia e si reciterà la preghiera per la comunità.
- Martedì sera 7 ottobre dalle ore 21 alle 22 la preghiera silenziosa. Venerdì pomeriggio adorazione prima della Messa sia alla Chiesa del S. Cuore che a S. Fereolo.
- Domenica 12 ottobre la Messa delle ore 10 in S. Fereolo sarà celebrata solennemente con tutti gli operatori pastorali.
- Lunedì 13 ottobre alle ore 10 ufficio solenne a S. Fereolo, alle ore 17 al S. Cuore e alla sera alle ore 21 ancora in S. Fereolo.

Confessioni 
Martedì sera 7 ottobre durante la preghiera silenziosa ci sarà la possibilità di confessarsi. 
Sabato pomeriggio 11 ottobre dalle ore 14,30 sia al S. Cuore che a S. Fereolo.

ALTRE ATTIVITA’
Come sempre in occasione della Sagra saranno allestiti il mercatino, il banco ristoro, la vendita delle torte e di tante altre cose buone. Ci sarà pure la mostra dei quadri, delle navi e altre novità. Nel cortile nel pomeriggio della domenica 12 ottobre ci saranno il luna park per i bambini e… per gli adulti e tante novità.
Sabato 11 ottobre alle ore 21 nel salone del nostro oratorio sarà presentata la nuova opera dei fratelli Bruno ed Erminio Pezzini sulla vita degli ultimi 50 anni della nostra parrocchia. Sarà bello sentire e vedere ciò che il Signore ha fatto in tutti questi anni.
In questa occasione si potrà anche comperare il libro.

Lo Spirito Santo

E’ proprio delle persone intelligenti il chiedersi il perché delle cose ed è bello ed interessante osservare come i bambini, mentre crescono, osservano, incuriositi, tutto quello che vedono e che capita attorno a loro e, quando sono in grado, domandano, perché vogliono avere la spiegazione di tutto. Noi, bambini cresciuti e, si spera, anche maturati, dopo aver riflettuto sul Battesimo che abbiamo ricevuto (che ci ha tolto il peccato originale, facendoci diventare figli adottivi di Dio e capaci di partecipare alla vita divina, mediante la grazia santificante, ed eredi del Paradiso) e dopo aver riflettuto sull’Eucarestia che, se ben ricevuta, ci fa diventare “altri Gesù” viventi in questo mondo, quest’anno, dal piano pastorale parrocchiale, siamo invitati a riflettere sullo Spirito Santo.
Nel capitolo 19° degli Atti degli Apostoli troviamo che Paolo, giunto ad Efeso, trovò alcuni discepoli e disse loro: “Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?”. Gli risposero: “Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo!” Noi, invece, abbiamo sentito dire che esiste lo Spirito Santo, soprattutto quando siamo stati preparati per ricevere la Cresima, ma, una volta ricevuta, da troppi cristiani, lo Spirito Santo è stato messo “in cassa integrazione” ed hanno impostato la loro vita come se non l’avessero ricevuto. Purtroppo, questo è il motivo per cui troppi cristiani, dopo la Cresima, abbandonano la pratica religiosa; forse anche perché non sono stati preparati bene.
Sentiamo, ora, che cosa dice il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno di pura bontà, ha liberamente creato l’uomo (a sua immagine e somiglianza: non poteva fare diversamente) per renderlo partecipe della sua vita beata. Nella pienezza dei tempi (cfr. la Lettera agli Ebrei), Dio Padre ha mandato il suo Figlio come redentore e salvatore degli uomini caduti in peccato, convocandoli nella sua Chiesa e rendendoli suoi figli adottivi per opera dello Spirito Santo ed eredi della sua eterna beatitudine”.
Quindi lo Spirito Santo, la terza Persona della S. S. Trinità, l’Amore personificato che unisce il Padre al Figlio, ha un compito vitale nella Chiesa, perché la edifica, la anima e la santifica, ridonando ai battezzati la somiglianza divina perduta a causa del peccato e facendogli vivere in Cristo la vita stessa della S. S. Trinità attraverso i Sacramenti. Li manda, inoltre, a testimoniare la verità di Cristo, organizzandoli nelle loro mutue funzioni, affinché portino frutti di una vita nuova. Ma vivere una vita nuova, senza un aiuto particolare del Signore, è impossibile, ne sono un chiaro esempio gli Apostoli, i quali, pur essendo stati alla scuola di Gesù, pur avendolo ascoltato ed avendo visto i suoi miracoli, nel momento della passione lo hanno abbandonato e si sono rinchiusi nel Cenacolo per paura. Gesù, però, li aveva preavvertiti, dicendo loro: “E’ necessario che io me ne vada, perché vi manderò lo Spirito Santo che vi insegnerà tutto quello che io vi ho detto, voi non allontanatevi da Gerusalemme”. Con lo Spirito Santo che hanno ricevuto nel giorno di Pentecoste, gli Apostoli sono diventati talmente istruiti e coraggiosi da essere pronti ad affrontare anche la morte pur di non venir meno alla missione ricevuta da Gesù.
Facciamo ora una breve riflessione: per riparare il peccato, offesa di una gravità infinita perché fatta a Dio, è stato necessario il sacrificio di un uomo-Dio (Gesù), così, se vogliamo salvarci, è necessario lasciarci guidare dallo Spirito Santo, non sono sufficienti le nostre sole forze. Gesù lo ha affermato quando gli Apostoli gli hanno chiesto:”Chi potrà salvarsi?”, ha risposto: “Questo è impossibile agli uomini, non a Dio!”.
Quindi la salvezza è un dono di Dio, però Lui vuole la nostra collaborazione, anche per darci la soddisfazione di poter dire:”Se andrò in Paradiso, sarà anche perché ho voluto collaborare con il Signore”, per una persona intelligente, questa è una bella soddisfazione, mentre si proverà un grandissimo rimorso se si andrà all’inferno perché non “ho voluto collaborare con il Signore!”. S. Agostino lo dice:”Colui (Dio) che ha suggerito ai tuoi genitori di farti nascere, non ti porterà in Paradiso se tu non vuoi!”. Già nell’Antico Testamento, quando gli Ebrei offrivano preghiere e sacrifici a Dio, ma non si preoccupavano di migliorare la propria condotta di vita, Dio si è più volte lamentato anche con parole molto dure. Ci basti quello che troviamo nel profeta Isaia: “Ascoltate la parola del Signore, dice il profeta, prestate orecchio all’insegnamento del nostro Dio. Perché mi offrite sacrifici senza numero?... Il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco... smettete di presentare offerte inutili. L’incenso per me è un abominio... non posso sopportare delitto e solennità! Io detesto le vostre feste, per me sono un peso, sono stanco di sopportarle! Quando stendete le mani (per pregare), io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolterei, le vostre mani grondano sangue! Lavatevi! Purificatevi! Allontanate da me il male delle vostre azioni! Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia.” (Isaia 1,10-17).
Papa Francesco ha ricordato giorni fa che:”Chi parla male del fratello, uccide il fratello!”. Penso che tutti conosciamo il detto: ”Ne uccide più la lingua che la spada!”
Purtroppo anche le nostre feste patronali (le Sagre) invece di essere l’occasione per sinceramente “convertirci” al Signore, possono correre il rischio di ridursi ad una semplice occasione di “svago”. Basta guardare lo standard delle programmazioni: mostre, musica, balli e… buona cucina; la parte religiosa ridotta veramente ai minimi termini e, magari, il Patrono è un martire che ha sacrificato la sua vita per Gesù e noi chiediamo il suo aiuto, divertendoci! Che sfrontatezza!
Non meravigliamoci più di tanto, ma rendiamoci conto dell’urgenza educativa nel campo religioso: abbiamo bisogno di “convertirci allo Spirito Santo” per capire come dobbiamo comportarci per essere veramente graditi al Signore. Noi ci troviamo nella situazione in cui si trovavano gli Apostoli, che avevano ascoltato l’insegnamento di Gesù (le sue parabole, le sue raccomandazioni, le sue invettive..), ed avevano visto i suoi miracoli, ma non avevano capito l’importanza veramente vitale della chiamata di Gesù a seguirlo se volevano essere salvati. Hanno avuto bisogno dello Spirito Santo per capire che se non avessero corrisposto, quella chiamata, anziché essere una chiamata alla salvezza, sarebbe diventata una chiamata alla perdizione.
Quindi sono usciti dal Cenacolo e neppure la minaccia della morte li ha fermati, perché erano convinti che se anche perdevano questa vita terrena, sicuramente li aspettava una vita eternamente beata.
Anche noi abbiamo conosciuto Gesù, le sue parabole, il suo insegnamento, i suoi miracoli, anche noi, come gli Apostoli, abbiamo ricevuto lo Spirito Santo nei Sacramenti (soprattutto nella Cresima), ma, a differenza degli Apostoli, non lo lasciamo agire. Ci è stato dato come guida, ma noi, troppo superbi, pensiamo di non averne bisogno. Immaginarsi, noi dell’era supertecnologica, non dobbiamo essere capaci di camminare con le nostre gambe? Siamo capaci di decidere da soli quello che dobbiamo fare e quello che non dobbiamo fare.
Purtroppo questo è il risultato di un lavoro pastorale rivolto esclusivamente ai fanciulli al fine della sacramentalizzazione, senza la preoccupazione di compiere una vera iniziazione cristiana, cioè quel processo formativo che permette l’assimilazione di conoscenze e di valori nonché l’acquisizione di atteggiamenti e di comportamenti necessari a compiere un vero cammino di fede e a fare la scelta personale di Cristo nella Chiesa. Inoltre questo vuoto è anche la manifestazione di una mentalità materialistica che relega la religione all’età della fantasia, considerata oramai superata dall’età della ragione. (M. Chiarapini, E loro se ne vanno - l’incognita del post-cresima. Ed. Paoline).
Concludiamo questa riflessione introduttiva sullo Spirito Santo, ricordando quello che papa Francesco afferma al n. 280 della “Evangelii gaudium”: “Non c’è maggior libertà che quella di lasciarci portare dallo Spirito, rinunciando a calcolare e a controllare tutto, e permettere che Egli ci illumini, ci guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera, perché Egli sa bene ciò di cui c’è bisogno in ogni epoca ed in ogni momento”. 
In quest’anno, penso, sarebbe molto utile recitare, nelle preghiere, l’invocazione allo Spirito Santo: Vieni, Spirito Santo, insegnaci a sperare, insegnaci ad amare, insegnaci a lodare Iddio. Insegnaci a pregare, insegnaci la via, insegnaci tu l’unità!

E' l'anno dello Spirito


La nostra vita è continuamente arricchita di doni celesti. Ne siamo più che mai convinti. E’ che purtroppo non ce ne accorgiamo o, peggio, ancora non li consideriamo veri valori per la realizzazione piena della nostra vita. 


SUPERIAMO QUESTA IGNORANZA
La nostra comunità parrocchiale, consapevole che questa ignoranza è grande, dopo gli anni in cui la sua pastorale era caratterizzata prevalentemente dall’evangelizzazione del quartiere, ora da qualche anno è passata a riflettere sui doni dei sacramenti.
Lo scopo di questa scelta sta nel fatto che non basta riceverli, bisogna soprattutto viverli. E’ infatti vivendoli che noi realizziamo pienamente la nostra vita. Possiamo dire che dopo aver riflettuto e meditato, ma anche pregato, noi stiamo constatando che qualcosa si sta muovendo.

DALL’ANNO DEL BATTESIMO ...
In questa circostanza molti hanno avuto la possibilità di conoscere esattamente il giorno nel quale hanno ricevuto il grande dono che li ha fatti figli di Dio.
Oltre a questo ricordo, che è sempre bello, noi vediamo che diversi fedeli vengono a leggere la preghiera per il rinnovamento delle promesse battesimali e poi ad accendere il cero nel giorno del loro anniversario.
Alcune mamme, invece, mentre accendo il cero, leggono loro la preghiera per il loro piccolo.  Noi speriamo che questo felice ricordo porti sempre, ma soprattutto ravvivi nei cuori la gioia di avere Dio per Padre, Gesù per fratello redentore e lo Spirito Santo come dolce ospite della propria anima.

DALL’ANNO DELL’EUCARESTIA ...
Abbiamo vissuto l’anno dell’eucarestia con grande gioia. Questo stupendo dono del Signore dà infatti la possibilità di rivivere con Lui il mistero della sua morte e risurrezione, ma anche di sostare in serena e adorante amicizia ai suoi piedi per lasciarci amare e per dirgli tutto il nostro amore.
Senza inorgoglirci per ciò che abbiamo visto in questo anno, dobbiamo dire che abbiamo constatato una maggior presenza di fedeli alle Messe feriali. Qualcuno forse ha capito che veramente le parole di Gesù sono determinanti per la vita e cioè quelle che dicono “senza di me non potete far nulla“. Infatti senza l’Eucarestia noi manchiamo del cibo che alimenta la vita dei figli di Dio, non facciamo esperienza spirituale del suo amore, non diventiamo santi.
Mangiando Gesù noi diventiamo immagini vive del suo amore per i fratelli.

... ALL’ANNO DELLO SPIRITO SANTO
Non ci fermeremo tanto a riflettere e a meditare sul sacramento della Cresima, ma sullo Spirito Santo in quanto tale, come Terza Persona della Trinità, come dono offerto a chi diventa figlio di Dio.
Se il Battesimo ci fa figli di Dio, noi abbiamo il dovere di crescere e di maturare nella vita divina ricevuta in dono. E la crescita che comporta una sempre più perfetta identificazione con Gesù Cristo, vero modello di ogni uomo e donna, è opera dello Spirito Santo.
E’ Lui che ci dà occhi nuovi per vedere le cose, la vita con le sue vicende liete e tristi, come le vede Dio stesso. E’ lo Spirito che ci dà la forza per divenire ed essere come Gesù. Ed è ancora Lui il germe che ci fa tendere alla vita eterna e raggiungerla un giorno.

NOI SPERIAMO
Se dall’anno del Battesimo e dall’Eucarestia abbiamo visto dei frutti, noi speriamo che anche quest’anno abbondino nuovi doni sia per la nostra vita personale che per la nostra comunità parrocchiale. Ne siamo sicuri.
E’ ciò che vuole Dio nostro Padre, è quanto ci ha ottenuto Gesù con la sua morte e risurrezione, è ciò che lo Spirito sospira e geme dentro il cuore di tutti gli uomini, sia che abbiano ricevuto il Battesimo, sia che attendano ancora inconsapevolmente di essere fatti salvi. In questo cammino di approfondimento saremo aiutati in diverse occasioni: dalla scuola di Bibbia ai centri di ascolto della Parola di Dio, da alcune omelie alle preghiere di adorazione, come pure dagli articoli che il nostro don Marco ci offrirà tramite il nostro bollettino.

domenica 14 settembre 2014

Grande entusiamo per la 21a Straoratorio!

https://www.flickr.com/photos/sanfereolo/sets/72157647534907996/

Una bellissima giornata di sole settembrino ha accolto oltre 250 partecipanti alla ormai classica corsa per le vie del quartiere.
A breve l'elenco dei vincitori
Qui trovi le foto della giornata.

domenica 31 agosto 2014

Straoratorio, 21esimo appuntamento


Siamo arrivati alla 21a Straoratorio che si correrà domenica 14 settembre. Non è solo una corsa, ma una camminata per le vie del nostro quartiere. La corsa sarà dei giovani, la camminata per chi ha qualche anno in più nelle gambe. È quindi un appuntamento di gioia e di vita. Di gioia e di vita per il fatto che ci ritroviamo insieme, piccoli e giovani, adulti e anziani, con la volontà di esprimere la vita che più meno giovanilmente pulsa nel nostro cuore e nel nostro corpo, anch’esso dono del Signore. 
Sarà pure un segno che dice a tutto il quartiere che a S. Fereolo esiste l’oratorio, che sempre si pone al servizio delle nuove generazioni, per formarle alla vera vita.
Anche per quest’occasione, è stata preparata una nuova maglietta con un nuovo simbolo. Indossandola diremo a tutti che la vita è un cammino sostenuto dalle braccia amorose di un Padre che ci conduce come Lui solo sa fare. Le magliette saranno vendute sabato 6 e domenica 7 settembre, prima e dopo le Messe, ma anche nella stessa mattinata del 14, prima della Straoratorio.
Il programma: alle ore 9,30 raduno nel cortile dell’oratorio per la celebrazione della S. Messa. Subito dopo, lo sparo per la partenza.
Il percorso si svolgerà come in questi anni per le vie del nostro quartiere e potrà essere ripetuto una seconda volta. In oratorio ci sarà anche un punto ristoro.
Al termine, verso le ore 11,45 circa, la premiazione.

Così iniziamo il nuovo anno pastorale


Poiché tutto tace, a me ancora il compito di iniziare, insieme con voi, un nuovo anno pastorale per il nostro bene e perché la nostra comunità parrocchiale continui con sempre nuovo slancio la sua missione a favore del nostro quartiere. Noi infatti viviamo e siamo chiamati a spenderci proprio per questi due scopi. Per noi l’impegno consiste nel diventare sempre più santi, per la nostra comunità nel continuare a rendere visibile e credibile l’amore del Signore. Guardando a questi due impegni dobbiamo dire che

NON C’E’ NIENTE DI NUOVO
Per quanto riguarda noi stessi, dobbiamo dire che ogni anno che passa ci è donato dal Signore, perché abbiamo a diventare quello che siamo per grazia di Dio. Noi infatti in forza del Battesimo siamo santi, ma non basta averlo ricevuto un giorno. Gli anni di vita che ci sono donati devono servirci a far sì che questo germe di santità trasfiguri tutta la nostra esistenza. In una parola siamo chiamati, giorno per giorno, a diventare santi nel nostro stile di vita, e cioè nel rapporto con Dio nostro Padre col lasciarci amare e amandolo sempre di più, nel rapporto con noi stessi cercando di vivere sempre da figli, nei rapporti con gli altri cercando la vera fraternità, in quanto sono nostri fratelli e sorelle. Ogni anno quindi dovrebbe servirci a crescere in santità di vita per essere pronti, quando Dio vorrà, per la gioia che non conosce tramonto: il paradiso. 
Per quanto riguarda la comunità parrocchiale dovrebbe, ogni anno che passa, divenire sempre meglio un segno vivo e concreto, amabile e soprattutto significativo, dell’amore della santa Trinità per tutto il quartiere. E questo per la comunità vuol dire servire spiritualmente coloro che frequentano, ma essere segno dell’amore di Dio per tutti i sanfereolini che per diversi motivi non la frequentano o appartengono ad altre religioni.

MA TUTTO E’ NUOVO
Per chi crede veramente nel Signore Gesù, il vivere un nuovo anno pastorale non vuol dire sobbarcarsi la stessa sinfonia noiosa e stancante degli anni passati. Se lo si vede e lo si vive così, è segno che si è capito poco o nulla della vita in genere e soprattutto della vita cristiana. Per la fede che portiamo nel cuore, per l’amore che nutriamo per il Signore Gesù, ogni anno pastorale che iniziamo dovrebbe farci sussultare di vera gioia, potenziare la speranza cristiana, farci crescere nell’amore verso il Signore, la sua Chiesa e verso i fratelli. In tutto questo sta la vera e sempre nuova novità cristiana. Il cristiano infatti è chiamato ogni anno, e di conseguenza ogni giorno, a inabissarsi nella stessa novità di Dio. Più ci si sprofonda spiritualmente in Lui più si scoprono cose nuove, si vive la vita nuova, si cammina verso il meglio che un uomo e una donna possano desiderare.

QUESTA NOVITA’ CI MANCA
Se non percepiamo e soprattutto se non viviamo questa novità spirituale che ogni nuovo anno pastorale ci porta, è segno allora che siamo vecchi nel profondo del nostro cuore. Ciò che dà origine a questa vecchiaia anche se siamo giovani, sta nel fatto che la fede cristiana non ci dice più nulla, è sopportata, il Signore sembra scomparso. La speranza cristiana è sepolta, non ci fa più alzare benevolmente e gioiosamente gli occhi al cielo, non ci fa attendere più nulla di bello. L’amore, sia verso il Signore che verso fratelli, si è inaridito e non si è più capaci di sentire sussultare il cuore fino a piangere di gioia per aver conosciuto maggiormente l’amore del Padre e per aver scoperto che chi ci sta accanto non è un nemico, ma un fratello.

CI AIUTI IL SIGNORE
Consapevoli che non sarà facile far tesoro del nuovo anno pastorale per la crescita della nostra vita spirituale e per una missione sempre più significativa della nostra comunità parrocchiale a favore del quartiere, ci affidiamo al Signore e alla nostra Maria Bambina. Con loro non dobbiamo temere. Essi sono più di noi interessati e impegnati al nostro vero bene e alla missione della comunità parrocchiale. 
Da parte nostra apriamo ancora una volta il cuore al Signore che non si stanca mai di compiere meraviglie in chi si abbandona totalmente a Lui con fiducia e amore.

L'anno dell'Eucarestia.... Conclusioni e suggerimenti

Chi ha una certa età si ricorda molto bene come veniva celebrata la S. Messa prima del Concilio: il celebrante iniziava ai piedi dell’altare e solo il chierichetto rispondeva (perché era in latino), mentre i fedeli iniziavano la recita del S. Rosario, interrotto solo al momento della consacrazione e ripreso poi fino al termine.... Era necessario un cambiamento!
L’anziano papa, S. Giovanni XXIII, illuminato ed incoraggiato dallo Spirito, per “aggiornare” la Chiesa, convoca il Concilio Ecumenico Vaticano II che ha la soddisfazione di aprire il giorno 11 Ottobre 1962 con uno stupendo discorso che iniziava con le parole: “Oggi la santa Madre Chiesa gioisce, perché, per singolare dono della Provvidenza divina, è sorto il giorno tanto desiderato in cui il Concilio Ecumenico Vaticano II qui solennemente inizia, presso il sepolcro di S. Pietro, con la protezione della Vergine santissima, di cui oggi si celebra la dignità della Maternità divina”.
Il primo argomento sul quale i padri conciliari sono stati invitati a discutere è stato proprio quello sulla Sacra Liturgia, perché, “è ardente desiderio della Madre Chiesa che tutti i fedeli vengano formati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della Liturgia e alla quale il popolo cristiano ha diritto e dovere in forza del Battesimo”. Sulla S. Messa, si afferma: “... la Chiesa si preoccupa che i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma che, comprendendolo bene per mezzo di riti e preghiere, partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente; siano istruiti nella Parola di Dio, si nutrano alla mensa del Corpo del Signore, rendano grazie a Dio, offrendo l’ostia immacolata non solo per le mani del sacerdote, ma, insieme a lui, imparino ad offrire se stessi, e, di giorno in giorno, per mezzo di Cristo Mediatore, siano perfezionati nell’unità con Dio e tra di loro, in modo che Dio sia tutto in tutti”. Vivendo la S. Messa in questo modo, i cristiani (non solo quelli dei primi secoli, ma tutti) vedono nell’Eucaristia il loro Gesù che anima e rafforza la loro vita, riempiendola della gioia della Risurrezione.
Quanto più un cristiano partecipa alla S. Messa, tanto più perfeziona se stesso, preparandosi all’incontro finale col Redentore e questo viene ricordato ogni volta che risponde alle parole del Celebrante: “Mistero della fede” con: “Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta!”. Partecipando in modo giusto alla S. Messa, si fa la migliore preparazione alla morte che è la cosa più importante di cui dobbiamo preoccuparci in questa vita. Ecco perché Gesù, quando ha istituito l’Eucaristia, ha raccomandato: “Fate questo in memoria di me!”; ed ecco perché i primi cristiani (ma dovrebbe essere così anche per noi) dicevano che non potevano vivere senza “celebrare il giorno del Signore”. Non partecipare alla S. Messa nel giorno del Signore è come essere uno studente che, pur vedendo che si avvicina sempre di più il tempo degli esami, tuttavia si preoccupa solo dello svago e non di prepararsi per essere promosso. 
Sentite cosa dice un’animatrice di un gruppo di cresimandi: “Eucaristia significa ‘grazie!’ È una parola che noi cristiani dovremmo ricuperare, perché è importante ringraziare Dio per tutto quello che ci circonda e che noi siamo, ed il modo migliore e sicuramente a Lui gradito è l’Eucaristia. Molte volte sono stata tentata di non andare a Messa perché la notte prima ero rimasta fuori fino a tardi con gli amici, ma sono sempre riuscita ad alzarmi in tempo per arrivare alla celebrazione. Devo ammettere che non tutti i giorni ho la stessa voglia di partecipare all’Eucaristia, per qualche problema domestico o per gli amici o per il lavoro ma, se riesci a mantenere un dialogo con Lui, senza volerlo ti lasci coinvolgere dalla celebrazione. La pausa che noi cristiani facciamo durante la settimana, la facciamo con l’Eucarestia, è il momento in cui chiediamo a Dio perdono per le mancanze commesse, gli chiediamo la forza per poterlo seguire meglio nella prossima settimana, lo preghiamo per la pace, per la Chiesa, ascoltando il suo messaggio che ci viene dalla Bibbia, ed accettando il suo invito al Banchetto Eucaristico. L’Eucarestia è un sacramento e noi cristiani non dobbiamo sottovalutarlo anche perché, per mezzo suo, vediamo la mano di Dio Padre sul mondo. Grazie all’Eucarestia e vivendola in comunità posso recuperare le forze per seguire meglio Gesù e ricordare che Egli ci ha reso possibile credere che esiste una vita nuova, se mettiamo in pratica ciò che ci ha insegnato!”.
Un giovane universitario di 24 anni dice:
“Per me, l’Eucarestia è un luogo d’incontro, un momento speciale per entrare in relazione con Gesù, la cui vita, morte e risurrezione sentiamo importante per noi, anche se siamo annoiati, stanchi, Lui c’è sempre. E’ un incontro con il Dio, padre di tutti, che ci mostra Gesù che muore e risorge per noi.
E’ un incontro con i fratelli per essere comunità credente e cristiana che si relaziona con il suo Dio. E’ anche un incontro con noi stessi, perché questa relazione con Gesù, questo incontro con Dio e con i fratelli, ci trasformi, ci aiuti a maturare e a migliorare sia come persone sia come credenti.
E’ da questa esperienza di incontro che scaturisce per me la convinzione dell’andare a messa non come obbligo, ma come necessità, come il mangiare.” 
AIl’Eucarestia domenicale noi portiamo la vita della settimana che abbiamo appena concluso e riceviamo la forza per la nuova settimana che inizia.
Ogni domenica riceviamo forza dalla parola del Signore, dalla comunione con il corpo e sangue di Cristo e dalla compagnia dei fratelli di fede.
E così, rinnovati, ringiovaniti, torniamo alla nostra vita di tutti i giorni, per ripetere nei nostri ambienti i gesti di Gesù che abbiamo ricordato, torniamo alla nostra vita rafforzati, pronti ad essere come Gesù!
La messa domenicale è una pentecoste in cui lo Spirito di Dio ci dona vigore ed energìa per essere testimoni di Cristo morto e risorto, perché, quando si esce dalla chiesa, dopo aver partecipato alla S. Messa, il sacrificio di Gesù è terminato, ma inizia il nostro. 
E il nostro sacrificio è quello di continuare la missione di Gesù nel mondo d’oggi, e sappiamo che la missione di Gesù è quella di “andare contro corrente” come, del resto, Gesù stesso ci ha avvisato: “Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”....
Facendo quello che farebbe Gesù se fosse al nostro posto, noi diventiamo sempre più simili a lui e, passando gli anni della nostra vita, noi arriviamo al termine con una somiglianza talmente fedele a lui che il Padre ci riterrà degni di entrare nella sua casa (il Paradiso).
Quindi la vita di un cristiano che frequenta la Chiesa nella Messa domenicale non deve essere continuamente impostata nella ricerca delle comodità, nell’illusione di renderla più facile; Gesù ci ha dato un altro esempio: “Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, divenendo simile agli uomini. Apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte ed alla morte di croce. Per questo, Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome...” 
I santi sono diventati tali perché hanno avuto il coraggio di seguire l’esempio di Gesù, rinunciando a tanti loro “diritti”. Un esempio molto chiaro l’abbiamo in papa Francesco: ha rinunciato a tanti privilegi ai quali aveva diritto ed ha scelto di vivere a contatto con tutti e, quando appena può, anche con quelli più poveri ed emarginati.
Queste scelte le compie perché si chiede sempre: “Se Gesù fosse al mio posto, cosa farebbe? Cosa direbbe? Come si comporterebbe?”.
Cari cristiani, se veramente vogliamo salvare la nostra anima, dobbiamo avere anche noi il coraggio di rinunciare a certi diritti, più presunti che reali. Anche papa Francesco aveva diritto alle sacrosante ferie, ma vi ha rinunciato, può benissimo riposarsi (le ferie devono solo servire a questo!) stando a Roma, rinunciando a certi impegni non proprio necessari: scelta condivisa da Gesù!
L’abbiamo sentito in questo anno dedicato all’Eucarestia, che Gesù ha istituito l’Eucarestia proprio per aiutarci a vivere la nostra vita come la vivrebbe lui se fosse al nostro posto. S. Paolo diceva: “Vivo io, ma non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me!” Chi ci osserva, dovrebbe poter capire che noi siamo figli di Dio, di passaggio su questa terra ma diretti verso la Patria celeste. Le persone di altre religioni che la Provvidenza ha attirato nelle nostre comunità per motivi economici, ci osservano e, se vedono in noi dei buoni esempi, possono anche venire attirati dalla nostra Religione. Gesù ci invita, quindi, ad essere missionari nelle nostre comunità multiculturali, cerchiamo di non tradire questa fiducia e ricordiamo quello che diceva S.Agostino: “Animam salvasti, animam tuam praedestinasti” cioè “Hai salvato un’anima, hai predestinato la salvezza della tua” (cfr. Javler M. Suescum: Mi annoio a Messa! Ed. Paoline)
Dopo un anno sull’Eucarestia, penso che si potrebbero tirare delle semplici conclusioni pratiche:
Quando veniamo in Chiesa non per fare una semplice visita, ma per partecipare alla S. Messa, dovremmo essere presentabili, come se andassimo ad un’udienza con un personaggio importante (papa o vescovo).
Mentre ci si reca in Chiesa, è necessario preparare il proprio cuore a questo appuntamento così importante con Gesù.
Cercare di arrivare sempre con qualche minuto di anticipo.
Scegliere un posto più vicino all’Altare e, possibilmente non vicino a persone che si conoscono per evitare chiacchiere inutili e distruttive.
Inginocchiarsi, alzarsi e sedersi assieme agli altri per dimostrare che l’Assemblea forma un corpo solo.
Ricevuta la S. Particola, approfittare degli istanti di silenzio per ascoltare e parlare con Gesù, chiedendogli gli aiuti per la prossima settimana.
Ricevuta la benedizione finale della S. Messa, se si ha tempo, ci si può benissimo fermare ancora qualche minuto in Chiesa.
Entrando in Chiesa, casa di Dio, la prima cosa da fare è quella di salutare il Padrone di casa (il Signore) perché è lui che ci ha chiamato ed è anche segno di educazione...