sabato 29 dicembre 2012

La Santa Famiglia

Stiamo vivendo l’Anno della Fede ed anche questa iniziativa del Papa Benedetto XVI, come le altre (ad esempio quella dell’Anno Sacerdotale) la dobbiamo vedere come una divina ispirazione. Si vede veramente come il Papa sia guidato dallo Spirito Santo e lui si lascia guidare, anche a costo, a volte, di essere criticato.
Del resto, basta riflettere un po’ per constatare quanto noi cristiani abbiamo bisogno di essere richiamati su questo nostro grave problema: vivere con convinzione e con entusiasmo la fede che abbiamo ricevuto come dono nel giorno del nostro Battesimo.
Ebbene, la fede ci dice, innanzitutto, che noi dobbiamo credere in Gesù che è la Parola che il Padre ci ha mandato per salvarci; ma perché la Parola del Signore possa veramente salvarci, non dobbiamo limitarci ad ascoltarla, ma, una volta ascoltata, la dobbiamo vivere nella nostra vita ogni giorno, cioè, la dobbiamo "incarnare" in noi, come ha fatto Maria, L’apostolo S. Giacomo ce lo ricorda nella sua lettera (cfr. Gc. 1,22) quando dice: "Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo (ingannando) voi stessi." Ebbene, la Parola di Dio che cosa ci dice?
In Genesi 1,26, troviamo: e Dio disse: "Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza..." ma, Dio è uno solo, ma in tre Persone, ecco perché non si è limitato a creare Adamo, ma ha creato anche Eva ed ha detto loro: "Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra...".
Ouindi, la famiglia umana è immagine e somiglianza della SS. Trinità e come la SS. Trinità sono tre Persone unite nell’Amore, così anche la famiglia umana deve essere formata da persone unite solo dall’amore. Questo era il progetto di Dio! Purtroppo il peccato ha rovinato anche questo.
Dio Padre, però, ha voluto ridare all’uomo la possibilità di salvarsi ed ha pensato di mandare il suo unico Figlio Gesù, facendolo nascere da una famiglia umana, quella che noi chiamiamo la S. Famiglia, donandocela come esempio per le nostre famiglie.
Giovanni Paolo II già da tempo osservava che la Chiesa sta vivendo un momento molto critico per la fede, soprattutto nella vecchia Europa perché si sono abbattute correnti di antievangelizzazione, insegnando visioni atee e materialistiche della vita (Chiese semivuote, cattedrali trasformate in musei, crocifissi tolti dalle pareti, feste religiose scippate, ecc.).
Questi ed altri sono segni visibili di un tradimento spirituale che si consuma nei cuori.
La Chiesa, madre e maestra, istituita da Gesù per continuare nel mondo la sua missione di evangelizzazione e di salvezza, ha fissato, nella Domenica fra l’ottava di Natale, la festa della S. Famiglia, facendoci recitare questa breve, ma bellissima, preghiera:
"O Dio, nostro Padre, che nella S. Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa’ che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella stessa casa, possiamo godere la gioia senza fine."
Ma, quali erano le virtù e l’amore che regnavano nella S. Famiglia?
Innanzitutto c’è da fare una premessa: quando un giovane ed una ragazza si sposano, devono essere convinti che il matrimonio che contraggono non si basa solo sul sentimento, ma è la risposta ad una chiamata del Signore e che i figli che nasceranno dalla loro unione sono un dono di Dio per continuare la vita umana sulla terra. Devono anche sapere che la loro salvezza eterna dipenderà dallo sforzo che faranno per rimanere sempre uniti e dall’impegno che metteranno per dare ai loro figli una formazione conforme alla loro fede.

Vediamo ora come si sono comportati Gesù, Maria e Giuseppe quando vivevano assieme nella loro casetta di Nazareth.
Gesù: nel Vangelo di Luca troviamo che Gesù all’età di 12 anni (che corrispondono all’età della Cresima dei nostri ragazzi) ha chiarito molto bene la sua missione, rispondendo alla domanda di sua madre Maria ("Figlio, perché ci hai fatto questo? ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo!" gli dice sua madre; "perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" risponde Gesù.) Maria e Giuseppe, tacciono ed il Vangelo osserva che Maria conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.)
Dopo questo fatto, il Vangelo ricorda che Gesù cresceva in età e grazia presso Dio e gli uomini e rimase fin a quasi trent’anni ubbidendo ai suoi genitori. Certamente Maria e Giuseppe non avranno mai voluto che Gesù avesse a fare qualche cosa contro la volontà del Padre.
Così dovrebbero fare tutti i genitori quando i loro figli ricevono la Cresima: non esigere mai da loro qualche cosa di contrario alla legge del Signore, anzi, stimolarli perché la possano sempre osservare, poiché diventano responsabili delle loro scelte.
Maria: mamma laboriosa, riflessiva e silenziosa. Ha parlato con l’Angelo nell’Annunciazione, con la cugina Elisabetta nella visita che le fece ed alle nozze di Canaa quando, volendo evitare una figura meschina ai novelli sposi (era esaurita la scorta di vino nel bel mezzo del banchetto nuziale) ha strappato il primo miracolo al figlio Gesù, facendogli mutare l’acqua in vino. Ha assistito 24 ore su 24 il figlio Gesù per quasi 30 anni fino a che è rimasto in casa, cercando di far bastare il magro stipendio del lavoro di Giuseppe. Come vera sposa giuridica di Giuseppe, ha sempre avuto verso di lui un grande rispetto, prova ne sia che quando hanno smarrito Gesù, ritrovandolo dopo tre giorni nel Tempio, disse a Gesù: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo!" Non ha detto: "Io e tuo padre", ma: "Tuo padre ed io!".
Giuseppe: l’uomo, il marito ed il padre putativo, silenzioso (non è riportata nessuna sua parola), impegnato nel quotidiano lavoro per mantenere la famiglia, sempre attento ad accogliere le divine ispirazioni e ad ubbidire con fiducia, generosità e prontezza ("Alzati, prendi con te il Bambino e sua Madre e fuggi in Egitto!" Giuseppe si alzò, nella notte, prese il Bambino e sua Madre e si rifugiò in Egitto e vi rimase fino alla morte di Erode, quando ricevette di nuovo l’ordine di ritornare nella terra d’Israele. Vedi la descrizione particolareggiata in Matteo: 2, 13 ss). Sapeva che Gesù era figlio di Dio (glielo aveva detto anche l’Angelo nel sogno, quando aveva in mente di rimandare Maria, perché era incinta) eppure non ha mai chiesto un aiuto particolare nelle varie difficoltà nelle quali è venuto a trovarsi, proprio per causa di Gesù.
Nella Santa Famiglia, quindi, possiamo dire che vi era una grande fede in Dio ed un grande amore che li ha sempre tenuti uniti ed hanno così potuto superare ogni genere di ostacolo.
La santa Famiglia era veramente un’immagine ed una somiglianza della SS. Trinità. La Chiesa, facendoci celebrare la festa della S. Famiglia, desidera che tutte le famiglie cristiane si modellino su di essa, quindi che siano indissolubilmente unite ed impegnate, in prima persona, nell’educazione della prole.
Il Concilio Vaticano 2° nella "Dichiarazione sull’educazione cristiana" al paragrafo 3, dice: "
I genitori, poiché hanno trasmesso la vita ai figli, hanno l’obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi ed i principali educatori di essa...Tocca infatti ai genitori creare in seno alla famiglia quell’atmosfera vivificata dall’amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce l’educazione completa dei figli in senso personale e sociale".
Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 1641 afferma: "...Questa grazia propria del sacramento del matrimonio è destinata a perfezionare l’amore dei coniugi, a rafforzare la loro unità indissolubile. In virtù di questa grazia, essi "si aiutano a vicenda per raggiungere la santità della vita coniugale, nell’accettazione e nell’educazione della prole".
Ecco perché da troppo tempo le famiglie sono in crisi. Perché dimenticano che la famiglia è stata istituita da Dio e deve essere regolata dalle leggi di Dio e non da quelle degli uomini.
Preghiamo il Signore, in modo particolare la S. Famiglia, per tutte le nostre famiglie, affinché abbiano il coraggio di "riscoprire il loro valore" e di seguire l’esempio della S. Famiglia.

domenica 16 dicembre 2012

Buon Natale a tutti!


In questi giorni tutte le persone, se hanno qualche segno di bontà ancora nel cuore, aprono la bocca e con le proprie parole fanno gli auguri a chi incontrano. E’ una tradizione, è un fatto culturale, è forse anche un’abitudine. E questo gesto per gli auguri di Natale è bello, ha un significato profondo, dà serenità a chi lo riceve, ma anche a chi lo pronuncia. A me, vi confesso, piace fare gli auguri, come pure mi piace riceverli. Non sono malato di salamelecchi, ma ho bisogno di sperimentare l’apertura dei cuori e nello stesso tempo di aprire il mio.

ECCO ALLORA….
Apro a voi carissimi sanfereolini il mio cuore di parroco per farvi gli auguri di Natale. Vi assicuro che non ve lo apro solo in questa occasione, sarei falso. E’ sempre aperto. Anche se a volte sono incapace di farvi vedere, attraverso il mio volto, quello che porto dentro per voi. Ho tanto bisogno anch’io di essere aiutato a comunicare l’amore che si ha nel cuore per chi si ha accanto e per il quale si spende la vita.
In questi giorni il mio cuore di parroco si apre a voi in un modo tutto particolare. Consapevole che voi siete la mia famiglia, che voi mi siete stati affidati dal Signore come fratelli e sorelle da aiutare a scoprire e ad accogliere il suo amore, consapevole anche di essere responsabile di tutti voi davanti al Padre che sta nei cieli e di essere invitato a darvi tutta la mia vita, vi apro in questo nuovo Natale il mio animo e vi dico ciò che il cuore vi vuole augurare quest’anno.

AUGURI A TUTTI E A CIASCUNO
Nel fare questi miei vorrei non tralasciare nessuno, proprio nessuno. Vorrei raggiungere tutti. Sì, tutti. Quelli che frequentano la comunità. Quelli che per diversi motivi l’hanno un po’ accantonata. Giungano questi miei auguri anche a chi viene da terre lontane, a chi vive secondo altre religioni, ma anche a chi vive la vita senza avere nessun riferimento a principi superiori o a divinità. Nell’avventura umana siamo tutti uguali, per la fede cristiana che abbiamo ricevuto, tutti sono nostri fratelli e sorelle.

IN MODO PARTICOLARE
Rivolgendomi giustamente a tutti e a ciascuno, non posso non avere un’attenzione particolare per alcune persone. Se l’amore deve andare a tutti indistintamente, un padre non può non avere un’attenzione speciale per quei figli che per diversi motivi sono sotto il peso della croce. E allora sono vicino agli ammalati. Sono accanto agli anziani che non escono più di casa. Sono vicino alle famiglie che stanno vivendo in modo duro e scarnificante l’attuale crisi che ha tolto il posto al padre o alla madre. Oppure soffrono per i figli per diversi motivi. A chi ha perso un proprio caro, a chi si trova nella più profonda solitudine sia della casa, che soprattutto del cuore. Vorrei che i miei auguri arrivassero anche a chi a Natale si trova in ospedale, nelle case di riposo, nelle carceri o agli arresti domiciliari. 
Più vado avanti nella vita più mi accorgo che questa esistenza è veramente segnata dalla croce. Fino a quando si è giovani, normalmente non la si vede, non la si sperimenta. Giunti ad una certa età, anche se non si è ancora vecchi, ci si rende conto che la vita qui in terra è veramente “una valle di lacrime”. Ma noi abbiamo il Signore Gesù, noi abbiamo la grazia di essere stati fatti suoi figli, noi abbiamo a nostra disposizione il suo grande amore, noi abbiamo Dio come Padre ricco di bontà infinita e di grandissima misericordia. E’ lui e soltanto lui che in tutti i giorni della nostra esistenza terrena ci rasserena, ci infonde speranza, ci promette veramente e ci fa attendere sempre nuove meraviglie anche se attualmente non ci toglie la croce.

ECCO I MIEI AUGURI
Auguro a tutti, in questi giorni e soprattutto vivendo l’eucaristia del Natale del Signore, di sperimentare nel profondo del proprio cuore la grandezza, l’altezza, la profondità dell’amore di Dio Padre per ciascuno e per tutti. Oggi più che mai abbiamo bisogno di fare questa scoperta. L’amore di Dio è tutto per noi. Dio Padre ci ama di un amore senza limiti. Il suo amore non viene mai meno. Non inganna. Non distrugge la nostra personalità. E’ originale, è sempre nuovo. E’ di questo suo grande amore di cui ha bisogno il nostro cuore, tutta la nostra vita.
Dopo questo augurio fondamentale, vi auguro di vivere serenamente questo Natale. Ma anche di trovare un po’ di speranza per i mesi che verranno. La speranza sembra scomparsa dal cuore dell’uomo. So che in questi ultimi tempi non è facile avere serenità e speranza. Ma guardiamo a quel Bambino, tenerezza di Dio per ogni uomo. Se Dio è venuto in mezzo a noi e si è fatto uno di noi, è segno che c’è ancora qualcosa di buono in noi. Dio infatti non è ancora stanco degli uomini. 
Agli ammalati, a chi vive nella solitudine, agli anziani, a chi è in carcere o agli arresti domiciliari, auguro di sentire nel cuore l’amore del Signore, ma anche la vicinanza della comunità parrocchiale. A chi è venuto da terre lontane, a chi vive altre religioni, auguro di sentire che qui nel quartiere c’è una comunità che è attenta alle loro persone e che le ama.

AFFIDO TUTTI AL SIGNORE
Dopo questi auguri che cosa posso assicurare a tutti? Nessun regalo umano, ma l’impegno di affidare tutti all’amore del Signore e di pregare per ciascuno. Sono infatti più che mai convinto che la preghiera è la forza di Dio Padre messa a disposizione dei suoi figli. A tutti e a ciascuno, perché ormai da vent’anni vi conosco, prometto una preghiera particolare sia nella Messa che nella mia personale. Il Signore che non si lascia mai vincere in generosità, esaudisca le mie preghiere per voi e voi accogliete i miei auguri carichi di tanto amore per voi e di cordiale riconoscenza per il bene che mi volete. Auguri allora di Buon Natale dal vostro parroco, da don Roberto e da don Marco!

domenica 2 dicembre 2012

Proposte per l'Avvento

Se in queste settimane che precedono il Natale andiamo al supermercato, ci troviamo inevitabilmente di fronte a tante proposte per vivere le festività natalizie. Tutte le proposte sono presentate come il toccasana, il non plus ultra, cioè come necessarie. 
Come comunità parrocchiale ci sentiamo, mossi dalla fede e dall’amore al Signore che viene, di fare anche noi le nostre proposte. Si tratta di proposte spirituali.

L’ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO
Come popolo di Dio siamo chiamati all’ascolto della Parola che viene dall’altro. Sì, perché il nostro Dio è un Dio che parla.
Proponiamo:
  • la lettura della parola di Dio in famiglia. Perché non leggere ogni giorno una pagina di Vangelo?
  • la partecipazione ai centri di ascolto o/e alla catechesi parrocchiale;
  • la lettura di qualche libro spirituale;
  • la partecipazione alla messa feriale con una breve omelia;
  • la partecipazione ai ritiri spirituali.

LA PREGHIERA
Dopo aver ascoltato la parola di Dio, ecco subito, come vera necessità, la preghiera. Il vero ascolto del Signore porta inevitabilmente a rivolgersi a Lui. Proponiamo:
  • la preghiera in famiglia seguendo il sussidio della diocesi;
  • la recita della preghiera dei salmi: lodi e vespro;
  • la partecipazione durante la settimana ad una messa feriale;
  • la partecipazione qualche volta ai momenti di adorazione proposti della parrocchia: venerdì dalle ore 16 alle 17 a Robadello e dalle ore 16,30 alle 18 a S. Fereolo;
  • la partecipazione alla preghiera silenziosa del martedì sera;
  • la partecipazione alla recita del vespro alla domenica sera in chiesa dopo la messa alle ore 18,45;
  • il recitare almeno una volta alla settimana il rosario in casa o anche una decina al giorno.

LA CARITA’
Anche in tempo d’Avvento non può mancare l’impegno per la carità. Se mancasse dovremmo dubitare della sincerità della preghiera e dell’ascolto della Parola di Dio.
Proponiamo: 
  • il prendersi a cuore un anziano che conosciamo o vicino a casa;
  • l’andare a trovare un ammalato in ospedale o al ricovero;
  • il mettere nel cesto in chiesa qualche genere alimentare per i poveri;
  • l’avere parole e modi di fare pieni di carità con chi incontriamo;
  • il fare pace con qualcuno che abbiamo emarginato;
  • l’essere maggiormente disponibile ad aiutare in casa e con gli anziani

E POI, ANCORA...
Tutto quanto suggerisce il cuore di chi vuole amare il Signore e i fratelli. Nella misura in cui siamo sinceri con noi stessi e aperti al bene, il Signore fa sentire i suoi richiami e i suoi inviti ad essere generosi.
Forse il Signore può dirci anche di assumere un servizio particolare all’interno della Caritas parrocchiale o dell’oratorio. Di servizi ce ne sono. Basta avere un po’ di buona volontà e di disponibilità agli altri.

SOLO ALLORA
Se avremo preparato nei dovuti modi il nostro cuore, allora vivremo nel modo giusto il mistero del Natale di Gesù e ci saremo rinnovati nel cuore e nello spirito. La giovinezza del Signore incomincerà a diventare anche nostra. Non sono le tavole imbandite piene di cibi succulenti e di bevande prelibate, non è l’albero pieno di luci e nemmeno il presepe fatto nell’angolo della casa, non sono nemmeno i regali più o meno numerosi, non sono neanche i vestiti all’ultima moda comprati per sfoggiare qualcosa di nuovo in questa giornata, ma è l’esperienza profonda e sincera, fatta nella fede di Dio che ama, a farci dire che abbiamo celebrato e fatto veramente Natale. E questa esperienza è possibile a tutti, basta volersi impegnare nel modo giusto durante questo tempo d’Avvento.

Il percorso di un anno

La nostra vita va avanti quasi senza che ce ne accorgiamo. E così gli anni passano inesorabilmente per tutti. Infatti i bimbi crescono a vista d’occhio. I giovani diventano adulti anche se cercano di conservarsi giovani. Gli adulti diventano inevitabilmente anziani. Gli anziani restano tali anche se si immergono nei loro giovanili ricordi. E questo avviene per tutti indistintamente a livello fisico, a livello mentale. Mentre a livello spirituale non si dovrebbe mai invecchiare. Anzi più si procede nella vita di figli di Dio, cioè nella vita spirituale, maggiormente si dovrebbe ringiovanire nel cuore e nello spirito. Se invecchiamo anche nello spirito, è segno che in noi qualcosa non ha funzionato. Un maestro di spiritualità ha detto che l’uomo nasce vecchio, ma deve morire giovane. Dice questo rifacendosi al cammino di vita cristiana che ognuno di noi è chiamato a vivere dal giorno del suo battesimo al termine della sua vita terrena. Rifacendoci a questo autore diciamo che si nasce vecchi in quanto segnati dal peccato originale. Incapaci di vedere dove stanno in veri valori della vita, come pure non si conosce ancora il vero significato dell’esistenza. Si procede e si vive quasi maggiormente mossi dagli istinti che non dal vero senso della vita. Più si va avanti nella vita, passando attraverso situazioni di gioia, di fatiche e di dolore, più si dovrebbero capire tante cose. Ci si dovrebbe spogliare di cose inutili e superficiali, come pure si dovrebbe scoprire il vero senso della vita. Ne viene di conseguenza che si conoscono e si apprendono le cose importanti e fondamentali della vita. E così si inizia sempre più a vivere nel modo giusto come appunto si dovrebbe vivere fin dalla nascita.
Per ricuperare questo slancio di giovinezza, la Chiesa ci fa rivivere ogni anno nella liturgia il mistero della nostra salvezza. Infatti prima con l’Avvento, poi con la Quaresima e con la Pasqua, e infine con il tempo della Pentecoste, noi siamo chiamati e soprattutto coinvolti nella vita di Gesù in ordine ad assumere con l’ascolto della Parola e la celebrazione dei sacramenti i suoi valori e il suo stile di vita. Compiendo con fede e amore questo cammino della Chiesa, noi rinnoviamo continuamente la nostra vita spirituale e di conseguenza si qualifica sempre più in noi la spirito di giovinezza spirituale che è lo spirito di Gesù stesso.
Il corpo continuerà inevitabilmente la sua corsa verso la sua consumazione, mentre lo spirito si farà sempre più giovane giungendo alla giovinezza eterna.
Dopo tutto questo dobbiamo dire che all’uomo e alla donna è offerta la medicina per la giovinezza dello spirito. Vivendo l’anno liturgico, lasciandosi coinvolgere in un continuo rinnovamento spirituale, noi possiamo allora esultare di vera giovinezza. Non sarà certo quella del corpo perché questo è destinato alla corruzione, ma quella dello spirito. E questa noi sappiamo che è la parte più nobile e grande dell’uomo. 
Perché questo avvenga è necessario impegnarsi nel rinnovamento spirituale seguendo la stessa strada di Gesù. Lui infatti è il nostro modello. Con Lui noi non correremo a cercare prodotti sofisticati che lasciano il cuore vecchio e schiavo delle cose di questa terra, senza mai rinnovarci nello spirito.
Cerchiamo allora in questo tempo sacro che ci fa attendere il Signore, di lasciarci provocare dalla parola dei profeti. 
Spogliamoci di qualche cosa di inutile per fare posto al Signore che viene per incontrarci personalmente. 
Apriamo i cuori ai fratelli più bisognosi perché il nostro cuore si allarghi sempre di più. Instauriamo un vero rapporto d’amore con il Signore mediante la preghiera vissuta con fede e amore. E tutto questo non per un giorno solo, ma in tutto l’Avvento. 
Alla fine sentiremo nel nostro spirito che la giovinezza del Signore diventa sempre più nostra.