venerdì 30 agosto 2013

Un altro anno per voi e per me


In questa espressione possiamo racchiudere tanti sentimenti, numerose aspettative, ma anche tanta nostra buona volontà. In primo luogo il sentimento della riconoscenza. Ogni anno, come pure ogni giorno, sono sempre doni del Signore. A lui e solo a lui appartengono i giorno, i mesi e gli anni. Noi invece siamo deboli e fragili. Il tempo non ci appartiene. Iniziando il nuovo anno pastorale abbiamo anche tante aspettative. Consapevoli che il nostro cuore è sempre alla ricerca del meglio, del bello, di ciò che soddisfa, noi allora speriamo che il nuovo tratto di vita che il Signore ci dona, soddisfi maggiormente i desideri del nostro cuore. Perché il nuovo anno porti i suoi frutti, quei frutti che Dio nostro padre vuole donarci, noi dobbiamo iniziarlo con tanta buona volontà in ordine a compiere ciò che il Signore si aspetta da noi. E allora ci chiediamo come fedeli e io mi chiedo come vostro parroco...

CHE SENTIMENTI ABBIAMO NEL CUORE?
Accogliamo questo nuovo anno come dono del Signore? Non guardiamo soltanto agli anni che passano. Il meglio deve ancora venire e più andiamo avanti questo “meglio” si avvicina e noi siamo più che mai riconoscenti al Signore che ce lo offre nel suo grande amore.
Per me vostro parroco ormai avviato al riposo per aver raggiunti i limiti di età, in sincerità di cuore, vi dico di sentilo e di viverlo ancora con quel medesimo spirito con il quale sono venuto tra voi in quel lontano ottobre 1992.   Sentiamoci allora tutti impegnati a viverlo come dono d’amore da parte di Dio Padre che sempre ci sostiene, ci guida come la sua famiglia piantata qui nel nostro amato quartiere.

QUALI ASPETTATIVE ABBIAMO ?
Sono diverse: crescere nell’amore del Signore e tra noi, rendere sempre più significativa la vita della nostra comunità parrocchiale per un servizio  serio e concreto di evangelizzazione nei confronti del nostro quartiere, ma anche continuare a servire i poveri e i sofferenti segno vivo della presenza del Signore in mezzo a noi. Sono le medesime aspettative che abbiamo avuto in tutti questi anni. In questo nuovo anno dobbiamo potenziarle, qualificarle, renderle vive e maggiormente significative. Consapevoli che ogni anno porta con sè i suoi problemi, l’impegno di essere un comunità parrocchiale viva, sempre più manifestazione concreta dell’amore del Signore sia mediante la nostra vita personale che con le attività pastorali, continua sempre.
Come vostro parroco, vi dico anche qui che nutro ancora tante belle aspettative e se il Signore vorrà le realizzeremo con fede e con entusiasmo per la gloria di Dio e per il bene di tutti
Impegniamoci allora tutti. Anche se le forze vengono meno perché gli anni passano, lo slancio del Signore che abita nel nostro cuore non invecchia mai.

E LA BUONA VOLONTA’?
Dicono che con il passare degli anni la volontà si indebolisce, viene meno. Per noi non è così. E questo si vede molto bene nella Chiesa in generale, ma anche nella nostra parrocchia, e se volete sapere anche nel vostro parroco.
Nella Chiesa universale. Con la venuta di papa Francesco sembra che la Chiesa sparsa su tutta la terra manifesti una grande vitalità che sembrava un po’ spenta. Con la giornata mondiale della gioventù in Brasile, l’abbiamo vista più che mai piena di vita, di gioia e di speranza.
Anche la nostra comunità parrocchiale continua con sempre nuovo slancio la sua missione di evangelizzazione del quartiere, continua a spendersi per i poveri con la sua Caritas. Questa sua forza di volontà la trova nel Signore con il suo abbandono fiducioso mediante la parola di Dio, la celebrazione dell’eucaristia e la preghiera di adorazione. E’ lui infatti e solo lui la nostra vera forza.Tutto questo vale anche per me vostro parroco ormai prossimo a lasciare. Anche se gli anni sulle mie spalle sono ormai tanti, la forza per continuare con voi a vivere, a sostenere e a qualificare la vita della nostra comunità, viene solo dal Signore. Con lui non dobbiamo temere. Il Signore ci ha detto: io sono con voi tutti i giorni, io sono la vostra forza, con me potete fare tutto il bene che vi metto nel cuore.

E ALLORA ANDIAMO AVANTI
Prendiamo dalle mani del Signore anche questo nuovo anno pastorale. E’ un dono del suo amore. Con la sicurezza che non ci abbandona, gettiamo ancora una volta le reti nel mare di questo nostro quartiere per servirlo come il Signore vuole per il bene di tutti i sanfereolini.

L'Eucarestia, il nuovo impegno pastorale

Dopo l’anno del Battesimo, passiamo all’anno dell’Eucarestia. E’ una conseguenza logica. Diventati figli di Dio, sentiamo il bisogno di crescere non solo nella fede, ma anche nella vita cristiana. Il dono che il Padre celeste ci offre per crescere e maturare nella vita di figli è appunto l’Eucarestia. Il Signore nella sua grande bontà non ci vuole figli rattrappiti, ripiegati su noi stessi, non ci vuole deboli e fragili nella vita divina ricevuta dal suo amore, ma desidera ardentemente che diventiamo robusti e splendidi spiritualmente. E’ infatti solo in questo modo che noi realizziamo la nostra vita e realizzandola daremo a lui gloria e onore.

VOGLIAMO VIVERE IN PIENEZZA
Ecco il nostro più vivo desiderio. Lo vuole in primo luogo il Signore stesso e quindi di conseguenza dobbiamo volerlo anche noi, se desideriamo realizzare la nostra vita di figli di Dio. Non basta il battesimo, è necessario lasciarci coinvolgere nel mistero dell’Eucarestia. E’ infatti questo dono d’amore che Gesù ci ha fatto, che favorisce la nostra vera e profonda crescita spirituale. Dio Padre infatti non ci vuole soltanto suoi figli, ma desidera che realizziamo pienamente la nostra vita. Come un padre non solo dà la vita ai figli, ma desidera che crescano forti e robusti nel corpo, così Dio Padre vuole che la vita divina giunga a piena maturazione.

CI IMPEGNEREMO
In questo nuovo anno pastorale apriremo la nostra mente, punteremo i nostri occhi, spalancheremo il nostro cuore su quel grande dono che Gesù ci ha fatto nella sua ultima cena e che la Chiesa continua a proporre a ogni figlio di Dio, all’umanità intera. Quella sera Gesù, prima di andare a vivere il mistero della sua morte, ci ha offerto in quel pane e in quel calice il memoriale della sua passione, morte e risurrezione. Nell’offrirlo agli apostoli ha detto loro: “Fate questo in memoria di me”. Poiché quella sera eravamo presenti anche noi nella mente e nel cuore del Signore, quell’offerta era rivolta anche a noi che saremmo venuti dopo diversi secoli. Consapevoli di questo grande dono, anche se da anni lo viviamo ogni giorno e soprattutto ogni domenica, vogliamo accoglierlo nuovamente per viverlo con maggior consapevolezza affinché diventi vita della nostra vita. 

CI SOFFERMEREMO
Contemplando questo grande dono ci soffermeremo a riflettere nel primo periodo dell’anno pastorale su l’Eucarestia celebrata. Il nostro intento sarà di cercare di conoscere, comprendere fin dove sarà possibile, il dono della Messa. E’ qui infatti che noi rendiamo attuale il memoriale del Signore Gesù. Non basta assistervi da semplici spettatori passivi, non basta celebrarlo devotamente, occorre soprattutto lasciarsi coinvolgere nel mistero che viene celebrato. Quanta strada dobbiamo fare!
Passeremo poi a meditare su l’Eucarestia ricevuta. La celebrazione della Messa diventa veramente piena e quindi raggiunge il suo obiettivo, se ci si lascia non solo coinvolgere nella celebrazione, ma anche se ci si lascia toccare e coinvolgere nel profondo del nostro essere. Gesù infatti ha detto in quella sera e lo ripete ogni qualvolta riviviamo il suo memoriale: “Prendete e mangiate, prendete e bevete”. Ci soffermeremo allora sul modo e sulle condizioni per ricevere questo dono del Signore. Passeremo poi a riflettere su un altro aspetto del dono che Gesù ci ha fatto, cioè: l’Eucarestia adorata. Ci soffermeremo a riflettere sulla preghiera di adorazione. Consapevoli che il Signore è sempre con noi nei nostri tabernacoli, consapevoli che senza di lui non possiamo far nulla, vogliamo imparare a stare presso di lui in adorazione. E’ nostro desiderio, nel realizzare questo aspetto dell’Eucarestia, di promuovere in parrocchia una scuola di preghiera. Facendo tesoro di tanti maestri di preghiera che la Chiesa ha sempre avuto lungo i secoli e anche ai nostri giorni, ci rifaremo a loro in modo concreto, accessibile a tutti.

CI RIUSCIREMO?
L’intento è grande, la speranza di fare ancora qualcosa di bello per il Signore è viva. Poniamo, come sempre abbiamo fatto, nel cuore di Maria Bambina questo nostro lavoro pastorale della comunità parrocchiale per questo anno pastorale 2013 – 2014. Siamo più che mai sicuri che ci aiuterà insieme ai nostri patroni Bassiano e Fereolo. Con questo impegno pastorale non cerchiamo noi stessi, ma desideriamo aiutare i sanfereolini a vivere nei dovuti modi l’amore del Signore che in ogni Messa si offre a tutti noi; vogliamo poi che, nutrendosi del corpo e del sangue del Signore, crescano nella vita spirituale per giungere alla santità, imparando poi ad adorarlo come lui desidera nel tabernacolo o alle nostre adorazioni sperimentino quotidianamente la sua presenza consolatrice.

TUTTI IMPEGNATI
La parrocchia, per poter attuare nei dovuti modi questa proposta pastorale sull’Eucarestia, ha bisogno di aiuti. Ecco allora l’invito a tutti i fedeli di lasciarsi coinvolgere. Siamo sicuri che se parteciperanno, troveranno piena soddisfazione. Le proposte saranno molte. Pensiamo ai Centri di Ascolto della Parola di Dio nelle nostre case. Anche qui si rifletterà su questo importante tema. Leggere il bollettino, ma soprattutto quella pagina che parlerà dell’Eucarestia. Ogni mese ci sarà un breve e facile articolo su questa tematica. Poiché abbiamo visto che diverse persone prendono volentieri i fogli con i messaggi spirituali messi in fondo alla Chiesa di S. Fereolo, ne porremo diversi. Ci sarà poi la catechesi al giovedì pomeriggio per i pensionati. Anche questo è un modo per conoscere e vivere il grande dono del Signore. La scuola di Bibbia che da diversi anni teniamo in autunno e in primavera avrà quest’anno una nuova impostazione sempre attinente a questo tema.
Concludendo, non possiamo far altro che invitare a partecipare, a lasciarsi coinvolgere, a sentire vivamente l’amore del Signore che non desidera altro se non di farci gustare il suo grande immenso amore che continuamente ci offre nel mistero della Messa.

domenica 18 agosto 2013

La festa della Trasfigurazione

Troviamo nel primo libro della Bibbia (Genesi) e, precisamente, nel primo capitolo la frase pronunciata da Dio quando, dopo aver dato la vita a tutte le creature che sono nel mondo, disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza, dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo...”. Con queste parole, Dio ha creato l’uomo, l’unico essere vivente dotato di intelligenza e volontà, quindi, capace di entrare in relazione con Dio.
Però, siccome l’uomo è un essere materiale, poiché vive in un mondo fatto di materia, il Signore gli ha dato una forma materiale: testa, collo, corpo, braccia, gambe e piedi con le rispettive e varie possibilità. Ma, perché questo essere potesse vivere, Dio, si legge nel secondo capitolo, “soffiò nelle sue narici un alito di vita” e l’uomo divenne un essere vivente. Quindi, il corpo da solo non è che un semplice pugno di terra, acquista valore se è vitalmente unito alla parte spirituale che noi chiamiamo “anima”. Noi dobbiamo ritenere anche il nostro corpo come un dono che Dio ci ha dato attraverso i nostri genitori e vederlo come l’unico strumento che abbiamo per ottenere dei meriti per la vita eterna. Infatti, se un giorno potremo godere della visione beatifica di Dio, sarà proprio perché siamo stati capaci di usare bene del nostro corpo, facendo la volontà del Signore.
Ma, qual è questa volontà del Signore?
Dio, già nell’antico Testamento, raccomandava al popolo ebraico: “Siate santi! perché io, il Signore, sono Santo!”; Gesù, nel nuovo Testamento, poiché attraverso il suo sacrificio ci ha resi suoi fratelli, quindi figli di Dio, ci raccomanda: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste!”.
Questa santità e questa perfezione noi le possiamo raggiungere solo con il nostro corpo; ecco perché lo dobbiamo trattare bene. E’ anche una conseguenza logica: siamo stati fatti ad immagine e somiglianza di Dio, ora, Dio è Amore e noi siamo stati concepiti con un atto di amore dei nostri genitori e non con manipolazioni genetiche o con qualche altra “impiastricciata” dell’uomo che non tende ad altro che a violentare la natura per i suoi scopi egoistici. L’opera dell’uomo, in questo campo in modo particolare, deve avere e riconoscere dei limiti morali ben precisi, altrimenti si corre il rischio di “invadere il campo” che Dio si è riservato (origine della vita).
Non dimentichiamo che nell’uomo la tentazione di essere come Dio, non è una novità, ma risale addirittura ad Adamo ed Eva, e tutti ci rendiamo conto delle terribili e disastrose conseguenze (guerre, malattie, morte,...) che ha avuto e che superano immensamente la misera soddisfazione del gustare un frutto.
Non dobbiamo “idolatrare” il corpo perché, essendo materiale, è soggetto alle tentazioni demoniache per cui vuole prevalere sull’anima, facendoci dimenticare che, in noi, l’anima è più importante del corpo, perché l’anima è immortale, mentre il corpo può morire da un momento all’altro. Gesù stesso, quando gli hanno presentato un ammalato nel corpo, avendo visto che era ammalato anche nell’anima, prima gli ha detto: “Ti sono perdonati i tuoi peccati!”, poi gli ha guarito anche la malattia del corpo. 
Non dimentichiamo poi che il corpo ha delle energie preziose che vengono sfruttate soprattutto, per chi è chiamato al Matrimonio, e sono la maggior parte sia degli uomini come delle donne, per trasmettere la vita. Ho letto sul giornale di qualche settimana fa, che sono in aumento i bambini che, a scuola, hanno bisogno dell’insegnante di sostegno perché presentano delle anomalìe.
Questo può dipendere anche dalla vita troppo sregolata che hanno vissuto i genitori prima del matrimonio. Permettetemi a questo proposito un ricordo.
Un giovane si vantava delle sue facili conquiste femminili, allora gli dicevo: “Stai attento perché se tu sciupi ora le tue energie, quando sarai sposato, i tuoi figli possono subire conseguenze negative!”. Quando si è sposato, infatti, i suoi figli erano talmente gracili da essere continuamente soggetti ad influenze... Non violentiamo la natura e non avremo bisogno di certi farmaci che, sappiamo molto bene, fanno bene da una parte, ma fanno male dall’altra!.
Ecco perché le principali agenzie educative (la famiglia, la scuola, il governo e la Chiesa) dovrebbero preoccuparsi maggiormente di questo problema soprattutto per la gioventù, ed invece… 
  • La famiglia: non dimentichiamoci che è stata istituita da Dio e non dagli uomini, quindi è stato Dio che le ha dato le leggi fondamentali, l’autorità civile deve solo aiutare a mettere in pratica queste leggi, non ad infrangerle (col divorzio). Purtroppo si deve riconoscere che la preoccupazione principale dei genitori, anche “nostri”, è per lo stipendio (che permette loro, non solo il necessario, ma anche il superfluo) più che per i figli, dimenticando che al buon Dio dovranno rispondere soprattutto di come avranno educato i loro figli. Soprattutto le mamme dovrebbero domandarsi se, davanti a Dio, sia giusto barattare lo stipendio con l’educazione dei figli, anche se l’odierna società consumista ti dà per scontata la risposta affermativa.
  • La scuola: alcuni decenni fa insegnavo religione al Cazzulani e ricordo che il Preside (Prof. Giacinto Ronsivalle) alla prima riunione del corpo insegnante (all’inizio dell’anno scolastico), affermava in modo molto chiaro che la scuola d’obbligo ha soprattutto un compito formativo degli alunni e non informativo; cioè tutti gli insegnanti devono insegnare agli alunni prima l’educazione, il buon comportamento, poi la loro materia. Ora non so come funzioni la scuola nel suo interno, però dai risultati non sembra che si preoccupi tanto della formazione degli alunni!
  • Il potere civile: sembra che l’unica preoccupazione del Governo si quella di non mettere nessun limite al divertimento alla gioventù, cosicché a quei poveri ragazzi viene spremuto fino all’ultimo euro e poi, tutti intontiti, vengono spediti a casa (se poi ci arriveranno!). Con un simile sregolato divertimento, non solo non si educa nessuno, anzi si contribuisce alla loro rovina.
  • La Chiesa: anche il laico più sfegatato anticlericale deve riconoscere che l’unica istituzione che veramente si è sempre preoccupata della formazione della gioventù è la Chiesa con i suoi Oratori, vere fucine di formazione. Purtroppo si deve osservare che ha sempre contro quasi tutti i mass-media (stampa e TV) che, invece, sono sempre lì con gli occhi puntati se, in qualche parte del mondo, qualche religioso o qualche religiosa fa qualche passo falso, per gridare subito allo scandalo e strombazzarlo in ogni parte della terra.
Ma questo - si potrebbe pensare - cosa c’entra con la Trasfigurazione di Gesù? C’entra, perché fa vedere la grande difficoltà che, soprattutto oggi e soprattutto i giovani incontrano per conservare il proprio corpo in modo che sia pronto per essere “trasfigurato”. Leggiamo la parola del Signore: “In quel tempo, Gesù, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro ed i suoi compagni erano oppressi dal sonno, ma quando si svegliarono videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre capanne, una per te una per Mosè ed una per Elìa. Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube che li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce che diceva: Questi è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo! Appena la voce cessò, restò Gesù solo...”
Questa narrazione è la manifestazione anticipata della gloria di Gesù e preannuncio del suo ritorno (esodo) al Padre e mette in luce la dimensione pasquale ed escatologica della liturgia e di tutta la vita cristiana.
Ecco perché l’anno liturgico con tutte le sue feste, celebrazioni e ricorrenze, deve essere una scuola di vita per il credente il quale, vivendo necessariamente in questo mondo, tuttavia la sua attenzione deve sempre essere orientata verso il Padre. La parola che il Padre pronuncia sul Figlio trasfigurato, preannuncia anche l’adozione filiale di tutti coloro che, ascoltando e seguendo il Figlio, l’eletto, diventano suoi fratelli e, quindi, partecipi della trasfigurazione eterna. Pietro con la sua proposta, tende a porre sullo stesso piano Gesù, Mosè ed Elia, la voce del Padre, invece, corregge questa interpretazione ed attribuisce solo a Gesù il valore del compimento della presenza di Dio nel mondo. Infatti il Comandamento nuovo dato da Gesù completa la legge antica (Mosé) ed anche le profezie (Elìa). Dio, già nell’Antico Testamento raccomandava al popolo ebraico: “Siate santi, perché io, il Signore, sono Santo!”. Gesù, nel nuovo Testamento, avendoci resi figli di Dio con il suo sacrificio, ci raccomanda: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste!”.
La santità la possiamo raggiungere solo con il corpo, ecco perché lo dobbiamo trattare bene; non dobbiamo dimenticare che siamo ad immagine e somiglianza di Dio, e che Dio è Amore e che noi siamo stati concepiti da un atto di amore e non da manipolazioni genetiche o da qualche altra impiastricciata dell’uomo che non tende ad altro che a violentare la natura per scopi egoistici.
L’opera dell’uomo, in questo campo (origine della vita), deve avere dei limiti ben precisi, altrimenti si corre il rischio di”invadere il campo che Dio si è riservato. Non dimentichiamo che nell’uomo la tentazione di essere come Dio risale ad Adamo ed Eva e tutti ci rendiamo conto delle terribili e disastrose conseguenze che ha avuto (malattie, guerre, morte...) e che superano immensamente la misera soddisfazione del gustare un frutto!

Un altro anno alle nostre spalle

Senza renderci conto, un altro anno è ormai alle nostre spalle. Tutto è ormai nella mente di Dio Padre. E noi siamo contenti di quello che abbiamo fatto di bene. Lo siamo non solo perché siamo maturati nel bene, ma anche perché abbiamo contribuito a far crescere la vita della nostra comunità parrocchiale. Ricordiamo allora gli avvenimenti di questo anno pastorale, sia per ringraziare il Signore, sia per rinnovare la nostra buona volontà di continuare a spenderci per fare della parrocchia una segno vivo dell’amore di Dio per il quartiere.

NON PER ESALTARCI
Se facciamo questa riflessione ad alta voce non è per esaltarci, ma per renderci consapevoli che se abbiamo fatto qualcosa di bene, è tutta opera del Signore. Noi non siamo stati altro che obbedienti al suo progetto d’amore. Se non ci fosse stato lui a ispirarci e poi a sostenerci nella fatica, noi non avremmo fatto nulla di bello e di bene. Siamo più che mai consapevoli di essere deboli e poveri, ma con lui nel cuore e soprattutto obbedendogli, ci rendiamo capaci, con la sua grazia, di compiere ciò che fa il nostro vero bene. La nostra vita personale e quella comunitaria non dovrebbero essere altro che una continua lode alla sua potenza e al suo amore infinito.

LA NOSTRA VITA DI FIGLI DI DIO
La mano di Dio Padre ha continuato a sostenerci come suoi amati figli. Abbiamo sentito la sua mano ogni giorno, specialmente nella celebrazione del suo amore, quando ci radunavamo sia per la Messa feriale che domenicale. Le nostre celebrazioni sono sempre state vissute. Attorno all’altare ci sentiamo infatti un cuor solo e un’anima sola. Le adorazioni sono state sempre ben partecipate. Vediamo anche sempre qualche nuova presenza. Vogliamo essere una comunità aggrappata al Signore. E’ Lui infatti che ci fa essere Chiesa, è Lui che ci sostiene, è ancora lui che ci sprona al servizio del quartiere.

L’ANNO DEL BATTESIMO
Seguendo le indicazioni del Papa stiamo anche noi vivendo l’anno della fede. Noi abbiamo caratterizzato questo anno ricordando e soprattutto cercando di rinnovare la grazia del battesimo che abbiamo ricevuto un giorno. E così il nostro battistero si è illuminato, presenta ogni mese i nomi di chi negli ultimi 40 anni è stato battezzato in quel mese. Parecchi poi accendono il cero e recitando la preghiera rinnovano la grazia del proprio battesimo. Vediamo infatti ogni giorno diversi ceri accesi e asportate le immagini della preghiera predisposta.
La festa dei battesimi che abbiamo vissuto insieme domenica 2 giugno ha mandato al cielo più di 400 palloncini con un messaggio a Dio Padre. Questo gesto non è stato soltanto un atto folcloristico, ma un vero atto di fede e di ringraziamento.

I SACRAMENTI DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA
Sul bollettino di giugno abbiamo già riportato le foto e i nostri pensieri. Qui vogliamo dire ancora una volta che il Signore non si stanca mai di compiere meraviglie in mezzo al suo popolo. I nostri ragazzi sono stati ben preparati dai loro catechisti. Hanno vissuto le celebrazioni con fede e con amore. Ora noi speriamo che la grazia del Signore continui a compiere le sue meraviglie nei loro cuori. Queste si realizzeranno se i loro genitori continueranno a dare loro in modo particolare una concreta e visibile testimonianza cristiana. Se lo faranno vedranno camminare nel bene i loro figli. Come abbiamo sempre detto loro, lo diciamo ancora, non si perde nulla dando il Signore ai figli, si guadagna tutto.

LA BENEDIZIONE ALLE FAMIGLIE
Anche quest’anno noi sacerdoti siamo passati a benedire le famiglie. Siamo entrati in circa 800 famiglie. Siamo così passati per un quarto del territorio del nostro quartiere. E’ stata una grande fatica. Siamo sinceri. Ma l’abbiamo sostenuta per fede e per l’amore che portiamo a tutti i sanfereolini. Abbiamo così constatato, come già abbiamo scritto sull’ultimo bollettino, che Il tessuto del nostro quartiere è molto cambiato in questi ultimi dieci anni. Siamo andati da tutti. Abbiamo suonato a chi conoscevamo e a chi non avevamo mai visto. A chi ci accoglieva abbiamo lasciato la benedizione. A chi era di altri intendimenti o di diverso orientamento di vita abbiamo lasciato il nostro saluto. Anche per questa fatica pastorale sentiamo il dovere di ringraziare il Signore. Senza la sua forza non avremmo percorso strade del quartiere, non saremmo entrati nei palazzi con ascensori, e tanto meno in quelli a cui mancava. Il nostro unico intento è stato sempre quello di dire che Dio ama e vuole bene a tutti. E lo dimostravamo con il nostro sorriso, con la nostra amabilità, con l’attenzione a chi ci apriva e trovavamo in casa. Possiamo dire che l’esperienza è stata anche quest’anno positiva.

LA CARITA’ AI POVERI
Una comunità cristiana che si limitasse a pregare e celebrare sacramenti non sarebbe una vera Chiesa del Signore. Siamo infatti qui nel quartiere per due obiettivi: per vivere l’amore del Signore celebrandolo, e per annunciarlo con la testimonianza della vita. Il servizio ai poveri, a chi versa in situazioni di particolare difficoltà deve essere accolto dai cristiani e dalla stessa comunità parrocchiale. Siamo più che mai convinti che l’evangelizzazione è opera della carità. Amando come ha insegnato il Signore e mossi dal suo spirito, noi annunciamo senza tante parole che lui è lì, che lui bussa alla porta del cuore a cui ci rivolgiamo: se noi cristiani viviamo e ci muoviamo con questo stile, allora Lui tocca.

LA NOSTRA CARITAS PARROCCHIALE
Il Signore ha voluto che avesse una sua casa. E così 17 anni fa, con il suo aiuto, gliela abbiamo costruita. Ora è il centro propulsore di tanti servizi caritativi ai bisognosi del quartiere. Questi servizi li abbiamo elencati sul bollettino di giugno. Può darsi che qualcuno dica anche che quello che facciamo è poca cosa. Infatti spesso si sente dire che un povero non può sostenersi solo con un sacchetto di generi alimentari, non può vivere solo con dei vestiti usati. Diciamo con molta semplicità che siamo al corrente di tutto questo. Soffriamo anche. Diciamo anche che questi sono e vogliono essere dei segni. Anche loro necessari. Dietro a questi piccoli e semplici servizi c’è l’attenzione alla persona che ha bisogno, che versa in difficoltà. Se avessimo più risorse faremmo ancora di più. Facciamo con quello che abbiamo.
Nella vita della nostra Caritas ci sono però dei servizi caritativi di particolare rilievo, realizzati con l’aiuto di numerosi fedeli. Anche a questi vogliamo dare rilievo e soprattutto ringraziare il Signore che suscita lo spirito caritativo.

FAMIGLIE x FAMIGLIE
Questo servizio è nato in seno alle giovani famiglie. Si sono infatti impegnate a creare un fondo finanziario per aiutare chi, a causa della crisi economica, non riesce più a sostenere alcune spese necessarie per la vita familiare. Si tratta a volte delle bollette, della rata dell’affitto o di altre necessità primarie. Di questi problemi abbiamo già scritto diverse volte su questo nostro bollettino. L’iniziativa è nata e continua ancora. C’è chi versa costantemente il proprio contributo tramite la banca, altre per mezzo dei sacerdoti. A queste famiglie si sono uniti anche i centri di ascolto della Parola di Dio che si tengono nelle nostre nel quartiere. In questi ultimi mesi anche due associazioni hanno voluto partecipare con una loro offerta significativa. Ci auguriamo che questa iniziativa continui anche nei prossimi mesi. Le necessità sono sempre numerose.

QUEL COSTANTE SACCHETTO
Ci sembra giusto presentare anche questi gesti di carità semplici e nascosti. Vi sono dei fedeli che hanno stabilito di aiutare i poveri consegnando costantemente un proprio sacchetto di generi alimentari alla casa parrocchiale. Ciò che hanno fatto nel tempo di Avvento e in Quaresima, continuano a ripeterlo anche negli altri mesi. Questi gesti ci dicono che l’attenzione ai poveri fa parte della loro vita. Il nostro magazzino dei generi alimentari ha sempre bisogno di aiuti. Se pensiamo che vengono distribuiti circa 250 sacchetti al mese e 25 grossi pacchi alle famiglie povere del quartiere, dobbiamo dire che di merce ne abbiamo sempre bisogno.

Diciamo grazie al Signore che ci ha sostenuto e ci ha dato la possibilità di fare un po’ di bene. Tutto viene da lui e solo da Lui. 
Diciamo grazie ai nostri numerosi volontari che sia all’interno della nostra Caritas si spendono continuamente nei numerosi servizi caritativi; lo diciamo anche ai catechisti che aiutano i nostri ragazzi a conoscere e ad amare il Signore.
Non vogliamo dimenticare nemmeno gli animatori dei centri di ascolto della Parola di Dio che ogni mese nelle case con i loro fratelli e sorelle meditano il vangelo per poi viverlo generosamente.
Ringraziamo anche tutti quelli che lavorano per la pulizia delle nostre chiese e dell’oratorio, ma anche coloro che in ogni necessità sono sempre pronti a rispondere alle richieste del parroco o dei sacerdoti.
Il nostro grazie va anche agli allenatori e ai dirigenti del nostro G.S.O. che gratuitamente si spendono per la nostra gioventù piccola e grande.
Un grazie particolare a coloro che rendono belle le nostre liturgie. Pensiamo ai ministranti, ai lettori, ai cantori, a chi porta Gesù nelle case agli anziani ammalati. In una parola, a tutti vada - al termine di questo nuovo anno - il grazie del Signore e quello dei sacerdoti.
Tutto quanto abbiamo fatto ora lo offriamo al Signore per la sua gloria e per il bene di tutti i sanfereolini e della nostra amata comunità parrocchiale.