Sì, avete letto bene … No, il parroco non ha confuso le date del calendario.
È Natale perché è Pasqua: cioè possiamo
celebrare il Natale non come un evento del passato o come uno dei ricordi
nostalgici della nostra infanzia, ma come evento di salvezza per noi, oggi, proprio
perché crediamo che Gesù è risorto e vivo: questo ci consente di celebrare e
rivivere gli eventi della sua vita, il suo Natale, accogliendo la grazia di
questo giorno, pienamente coinvolti e partecipi: è il suo Natale per noi, oggi.
Ho voluto accostare queste poche righe all’immagine che dall’inizio dell’Avvento campeggia nella chiesa del Sacro Cuore: raffigura Giuseppe che, nel sogno, coglie il progetto di Dio su di lui, sulla sua relazione con Maria e su quel bambino che gli sarà affidato e di cui sarà custode: Gesù.
La scritta che accompagna l’immagine è: “Alzati,
prendi con te il bambino e sua madre”.
È un invito che viene rivolto più volte
a Giuseppe: “Alzati …”. È il verbo della risurrezione: svegliati, risorgi …
È un verbo pasquale. E Giuseppe è proprio figura del discepolo che, alzatosi,
svegliatosi, risorto, rinnovato, è in grado di prendere con sé il bambino e sua
madre.
Ecco perché la Pasqua è condizione per
celebrare il Natale: nella misura in cui ci alziamo, ci svegliamo, risorgiamo,
siamo in grado di riconoscere e accogliere la presenza di Dio che si rivela, e
ci interpella, e chiede accoglienza in un bambino e sua madre.
Abbiamo tutti bisogno di essere svegliati, di rialzarci, di risorgere: veniamo da un periodo, dal quale non siamo ancora pienamente usciti, che ci ha piegati, ci ha messi a terra, ci ha fiaccati, anche come comunità cristiana. Oggi più che mai abbiamo bisogno di rialzarci e di Qualcuno che ci rialzi; abbiamo bisogno di svegliarci da un torpore e forse da una pigrizia che, dopo le chiusure forzate del mesi scorsi, ora, rischiano di chiudere anche gli animi e il cuore.
“Alzati, prendi con te il bambino e sua madre”: sia questo l’invito e l’augurio per tutti e per ciascuno, per la comunità cristiana e per ogni famiglia; per chi è piegato dalla fatica del vivere e dal dolore e per chi è si lasciato abbattere dalla pigrizia e dall’indolenza o per chi si è rinchiuso nel proprio egoismo.
Allora sarà Natale: quando risorti,
rialzati, rinnovati nel cuore, sapremo prendere con noi il Bambino e sua Madre.
A tutti voi, a tutte le famiglie, a tutta la comunità parrocchiale porgiamo l’augurio per un Natale santo e sereno, nell’attesa di poterci vedere alle celebrazioni natalizie.
Il vostro parroco don Elia, con don Roberto e don Angelo.