Non so se faccio bene a comunicarvi i sentimenti che provo in queste settimane in cui ho dovuto presentare al Vescovo, a norma del Diritto Canonico, la domanda di rinuncia al servizio pastorale alla parrocchia che sto servendo da quasi 21 anni. E’ un dovere che ogni parroco deve assolvere al compimento dei 75 anni. Ho vissuto questo dovere serenamente come potete leggere in altra pagina di questo bollettino.
ECCO I MIEI PENSIERI
ECCO I MIEI PENSIERI
Pur nell’incertezza di farvi cosa utile, mi sono tuttavia deciso a scrivervi perché mi siete cari e so che anche voi, da come mi è sembrato di vedere in queste settimane, avete vissuto o state ancora vivendo un momento particolare di vita parrocchiale nei miei confronti, come pure io li sto vivendo in prima persona verso di voi.
Ho pensato allora di manifestarvi i miei sentimenti perché so che il parroco in una parrocchia è come un padre di famiglia, e come questi nei momenti difficili o di gioia deve comunicare ai figli ciò che sta vivendo nel proprio cuore, così anch’io vi dico ciò che provo e sto vivendo perché insieme possiamo offrire tutto al Signore.
La lettera che ho scritto al Vescovo e che potete leggere vi dice già molte cose. Chi mi ha mosso a scrivere questa richiesta di esonero dall’ufficio di parroco non è stato il rifiuto della comunità parrocchiale e la fatica del servizio pastorale, ma in primo luogo la volontà della Chiesa espressa nel Diritto Canonico, e subito dopo il bene della comunità parrocchiale. Mi soffermo soprattutto su questo aspetto.
IN PRIMO LUOGO
I tempi passano, le forze vengono meno, le situazioni si evolvono, i problemi si presentano con una certa incisività, e chi ha ormai un po’ di anni sulle spalle non sempre ha quello spirito capace di affrontare adeguatamente le nuove situazioni che si presentano. Abbiamo avuto tanto coraggio nell’intraprendere faticose ristrutturazioni. Abbiamo inoltre faticato parecchio, ma sempre con gioia, per il rinnovamento della pastorale e della vita della comunità parrocchiale. Ora bisognerebbe andare e aprire maggiormente il cuore ai nuovi arrivati in questo popoloso quartiere, e sono tanti. Come dice Papa Francesco, la Chiesa deve aprirsi, non deve chiudersi, deve andare, deve accogliere. La missionarietà è una nota sempre fondamentale della Chiesa e quindi di una comunità parrocchiale. E qui quanto ci sarebbe da fare, ma le forze stanno venendo meno.
IN SECONDO LUOGO
Stiamo vivendo un momento di crisi. Manca il lavoro e con questo mancano le risorse. I poveri si fanno sempre più sentire. Vi confesso che in questi ultimi tempi il campanello della casa parrocchiale si fa sempre più sentire per richieste di aiuto. Grazie alla generosità delle giovani famiglie e di tanti altri sanfereolini dal cuore grande, viene spesso incontro l’iniziativa “famiglie per famiglie”. Nell’ascoltare questi “poveri” e nel cercare di risolvere le possibili situazioni, sento tutta la mia incapacità. Forse sarebbe necessario avere un più di coraggio per intraprendere come Caritas nuove iniziative di cooperazione. Ma anche questo manca.
IN TERZO LUOGO
C’è poi l’aspetto umano del rapporto con le persone. Ad una certa età diventa un po’ difficile. Infatti con il passare degli anni si va sempre più verso l’essenziale. Si vive l’aspetto umano, ma se ne sente il peso. E così non si è sempre sereni come si vorrebbe. Si creano invece situazioni non sempre aperte e coinvolgenti. E’ come avviene in una casa dove vi sono adulti e giovani pieni di vita e c’è pure un anziano, che se anche è ancora di spirito giovane, non sempre si lascia coinvolgere, ma anche d’altra parte non viene coinvolto perché è di un’altra età. Non dobbiamo però cercare il giovanilismo ad oltranza, ma avere capacità di coinvolgerci e di lasciarci coinvolgere in tutte le vicende, quello sì. E così un parroco più giovane potrebbe fare molto meglio, e con un’umanità più grande e soprattutto giovanile, potrebbe essere maggiormente coinvolgente a favore della comunità parrocchiale.
E INFINE
C’è anche la salute. Gli anni passano anche per i parroci. E aumentando negli anni, la cosi detta “macchina” si logora e si consuma. Gli acciacchi vengono anche a chi serve il Signore. Se anche lo spirito è ancora abbastanza giovane, anche se lo slancio pastorale è ancora più vivo che mai, la stanchezza non manca. C’è poi il desiderio di un po’ di pace lontano dal campanello di casa e dallo squillo del telefono che si fanno sentire continuamente. Sono anche convinto che il Signore vuole tutto, ma ciò non toglie che si senta la stanchezza.
E COSI’
Con questi sentimenti e con queste convinzioni ho presentato la richiesta voluta dalla Chiesa. Il nostro Vescovo ha letto la mia lettera e nella conversazione avuta con lui, tenendo conto della mia persona e delle circostanze, mi ha invitato a continuare. E adesso mi trovo a dire a me stesso e a tutti voi...
ANDIAMO OLTRE IL TRAGUARDO
E così dopo aver parlato con il Vescovo, dopo aver ricevuto la sua lettera e dopo l’annuncio che lui stesso ha dato nella nostra Chiesa del S. Cuore domenica 19 maggio al termine della celebrazione della Cresima, la mia vita a S. Fereolo continua ancora. Sono ancora il vostro parroco. Non so fino a quando.
Una cosa è certa: dobbiamo andare avanti ancora insieme. Forse per un anno? Non stiamo qui a fare i conti. Noi dobbiamo lavorare per il Signore, per la sua e nostra Chiesa. E io e voi non desideriamo fare altro.
ACCOGLIETEMI ANCORA
Vi rivolgo questo invito con tutto l’affetto che vi ho sempre dimostrato pur nella mia povertà e incapacità. Andiamo avanti con slancio e passione, con tanta fede e soprattutto sostenuti dall’amore del Signore che non invecchia mai e sempre ci fa giovani nel cuore e nello spirito. Il desiderio che abbiamo sempre avuto in questi anni di rendere belle le nostre chiese, ma soprattutto significativa la nostra pastorale, per una degna lode al Signore e per una testimonianza cristiana viva e sostanziosa al quartiere, deve sostenerci ancora e - voglia il cielo - consolidarsi maggiormente.
ANDIAMO AVANTI CON FEDE E AMORE
Se anche i tempi sono difficili, noi abbiamo il Signore. E allora dobbiamo andare avanti con il suo aiuto. Fede e amore sono infatti le nostre colonne. Siamo radicati nella fede. E questa, nella misura in cui è forte, dà la possibilità di smuovere anche le montagne. C’è poi il suo amore che non vien mai meno e sempre ci provoca ad andare avanti, consapevoli che alla fine lui sempre trionferà per la gioia di tutti. Lasciamoci allora sostenere dal Signore. Se lui ci vuole ancora qui insieme è perché ha ancora qualcosa da dirci e da farci fare. E noi non desideriamo altro che metterci a sua completa disposizione anche se i tempi per l’evangelizzazione sono oggi più difficili di ieri.
CHE COSA VI DARO’?
Non vi dico quello che qualcuno in questa circostanza direbbe: “Dopo esservi nutriti della mia buona carne, ora succhierete le mie ossa secche”. Non sono capace di dire queste cose. E nemmeno voglio dirvele. Vi dico invece che se il Signore ci aiuterà, e ci aiuterà senz’altro, metterò ancora in atto ciò che lui stesso mi suggerirà per il bene di questa nostra comunità parrocchiale. E sono convinto che ci suggerirà ancora cose belle da fare insieme. Lui infatti è ricco di idee stupende e ciò che vuole, sempre ci dà la possibilità di realizzarlo.
NELLA FIDUCIA E NELLA SPERANZA
Andiamo avanti in primo luogo con fiducia. Se il Signore ha voluto che restassi, è segno che va bene così. E noi sotto un certo aspetto siamo contenti. La sua volontà è sempre da mettere al primo posto.
E poi andiamo avanti con speranza, la speranza cristiana. Questa infatti è il motore che smuove, sostiene e anima la vita dei cristiani e dei sacerdoti. Questa potenza ci dà soprattutto la certezza che tutto va a buon fine. Con il Signore tutto fiorisce anche se alcune volte bisogna passare attraverso la croce. A Lui affidiamo questo nuovo tratto di cammino da fare insieme.
A tutti voi chiedo la grazia di un ricordo nella vostra preghiera perché la mia vita - anche se ormai carica di anni - vi dica sempre qualcosa di più dell’amore del Signore e io sappia leggere la sua presenza amorosa nella vostra vita.