sabato 26 marzo 2016

Il Vangelo della Domenica - 27 marzo 2016 - Domenica di Pasqua


E' ancora buio e le don­ne si recano al sepol­cro di Gesù, le mani cariche di aromi. Vanno a prendersi cura del corpo di lui, con ciò che hanno, co­me solo le donne sanno. Al buio, seguendo la bussola del cuore. Come il sole, Cristo ha pre­so il proprio slancio nel cuo­re di una notte: quella di Natale - piena di stelle, di an­geli, di canti - e lo riprende in un'altra notte, quella di Pasqua: notte di naufragio, di terribile silenzio, di buio ostile, dove veglia un pugno di uomini e di donne total­mente disorientati.
Notte dell'Incarnazione, in cui il Verbo si fa carne. Not­te della Risurrezione in cui la carne indossa l'eternità, in cui si apre il sepolcro, vuoto e risplendente nel fresco del­l'alba. E nel giardino è pri­mavera. Così respira la fede, da una notte all'altra. Pasqua ci invita a mettere il nostro respiro in sintonia con quell'immenso soffio che unisce incessantemen­te il visibile e l'invisibile, la terra e il cielo, il Verbo e la carne, il presente e l'oltre. Il racconto di Luca è di e­strema sobrietà: entrarono e non trovarono il corpo di Ge­sù. Il primo segno di Pasqua è la tomba vuota. Nella sto­ria umana manca un corpo al bilancio della violenza; i suoi conti sono in perdita. Manca un corpo alla contabilità della morte, il suo bi­lancio è negativo. La storia cambia: il violento non avrà in eterno ragione della sua vittima. Perché cercate tra i morti co­lui che è vivo? Il bellissimo nome che gli danno gli angeli: Colui che è vivo! Io sen­to che qui è la scommessa della mia fede: se Cristo è vi­vo, adesso, qui. Non tanto se vive il suo insegnamento o le sue idee, ma se la sua per­sona, se lui è vivo, mi chia­ma, mi tocca, respira con me, semina gioia, e ama. Non simbolicamente, non apparentemente, non ideal­mente, ma realmente vivo.
Perché Cristo è risorto? Dio l'ha risuscitato perché fosse chiaro che un amore così è più forte della morte, che u­na vita come la sua non può andare perduta. Noi tutti siamo qui sulla ter­ra per fare cose che merita­no di non morire. Tutto ciò che vivremo nell'amore non andrà perduto.

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