sabato 5 novembre 2016

Il Vangelo della Domenica - 30 ottobre 2016

Zaccheo ha un handi­cap (la bassa statura) e un desiderio (vedere Gesù) … Nella vita avanza solo chi agi­sce mosso dal desiderio e non dalla paura. Allora corse avanti e salì su di un albero. Correre, sotto l'ur­genza del richiamo di cose lontane, seguendo il vento del desiderio che gonfia le vele. A­vanti, verso il proprio ogget­to d'amore, verso un Dio che viene non dal passato, ma dal­l'avvenire. Sull'albero, in alto, come per leggere se stesso e tutto ciò che accade da un punto di vista più alto.
Gesù passando alzò lo sguar­do. Lo sguardo di Gesù è il so­lo che non si posa mai per pri­ma cosa sui peccati di una persona, ma sempre sulla sua povertà, su ciò che ancora manca ad una vita piena. La sua parola è la sola che non porta ingiunzioni, ma inter­pella la parte migliore di cia­scuno, che nessun peccato ar­riverà mai a cancellare. Zac­cheo cerca di vedere Gesù e scopre che Gesù cerca di ve­dere lui. Il cercatore si accorge di essere cercato, l'amante scopre di essere amato, ed è subito festa: Zaccheo, scendi, oggi devo fermarmi a casa tua. «Devo» dice Gesù, devo fare casa con te per un intimo bi­sogno: a Dio manca qualco­sa, manca Zaccheo, manca l'ultima pecora, manco io. Se Gesù avesse detto: «Zaccheo, ti conosco bene, se restituisci ciò che hai rubato verrò a ca­sa tua», Zaccheo sarebbe ri­masto sull'albero. Se gli aves­se detto: «Zaccheo scendi e andiamo insieme in sinago­ga», non sarebbe successo nulla. Il pubblicano di Gerico prima incontra, poi si con­verte: incontrare uno come Gesù fa credere nell'uomo; in­contrare un uomo così rende liberi; incontrare questo sguardo che ti rivela a te stes­so fa nascere. Scese in fretta e lo accolse pie­no di gioia. Sono poche paro­le: fretta, accogliere, gioia, ma che dicono sulla conversione più di tanti trattati. Apro la ca­sa del cuore a Dio e la gioia e la vita si rimettono in moto. […] Ora può abbracciare tutta intera la sua vita, difetti e generosità, e coprire il male di bene... Oggi mi fermo a casa tua. […] Ognuno ha una dimora da offrire a Dio. E il passaggio del Signore lascerà un segno inconfondibile: un senso di pie­nezza e poi il superamento di sé, uno sconfinare nella gioia e nella condivisione.

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