L’Eucarestia è il segno della misericordia di Gesù che si fa pane da mangiare, perché sia saziata la fame nel cuore di ogni uomo.
Ho cercato una immagine che potesse fare da ponte tra l’Anno della Misericordia e quello dedicato all’Eucarestia che stiamo per iniziare: l’ho trovata nelle mani.
Sono le mani di Gesù che si protendono e si aprono verso tutti, in gesti di accoglienza, di perdono, di guarigione. Sono le mani di Gesù che toccano il lebbroso, gli occhi del cieco, la bocca e le orecchie del sordomuto per ridare dignità, luce, parola.
La misericordia (quest’Anno Santo appena concluso ce lo ha ricordato a più riprese) ha bisogno di mani per tradursi in opere. Certo, ha bisogno anche di occhi che vedano, che si accorgano, che riconoscano; ha bisogno di un cuore che si smuova, che si commuova e provi autentica compassione. E poi di mani che rendano tangibile lo sguardo ed il sentire, nella concretezza dei fatti.
Anche l’Eucarestia ha bisogno di mani.
Sono le mani di Gesù che “prese il pane, lo spezzò, lo diede …”. Anche i gesti eucaristici di Gesù nascono dal suo sguardo che vede le folle affamate, che vede il desiderio nel cuore di ciascuno e scaturiscono dalla sua compassione, dalla sua compartecipazione alla sorte dell’umanità, dell’uomo di sempre, del cuore di ciascuno. E allora ecco le mani di Gesù che prendono il pane e lo spezzano nel gesto del dono, a significare l’offerta della sua vita, e lo distribuiscono perché la fame sia saziata.
“Lo riconobbero allo spezzare il pane”, leggiamo nel vangelo di Luca a proposito dei due discepoli di Emmaus: ma ogni discepolo riconosce il suo Signore allo “spezzare il pane”, nel gesto eucaristico in cui non solo le mani ma anche lo sguardo e il cuore sono coinvolti.
E’ la gestualità, è il linguaggio della misericordia che a tutti si fa incontro, che si approssima a tutta l’umanità nel segno del Dio vicino.
Il Natale che ci apprestiamo a celebrare ci ricorda nuovamente le mani del Padre aperte nel dono del Figlio e le mani del Figlio Gesù, fattosi Bambino, aperte all’accoglienza, alla riconciliazione, al dono. E’ il Dio che si fa “pane”: ce lo ricorda proprio il luogo della Natività: Betlemme, casa del pane.
Al tempo stesso, il Natale di Gesù, ci chiede di aprire le nostre mani, di spezzare il nostro pane, di farci noi stessi pane spezzato nei gesti, concreti e quotidiani, della autentica condivisione.
Un augurio a tutti voi perché possiate celebrare il Natale, nella condivisione del pane eucaristico e del pane terreno.
Il vostro parroco, don Elia, con don Roberto e don Marco
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