Il Vangelo ci presenta ancora una volta i pastori di Betlemme. Sono di esempio per come iniziare il nuovo anno. […] I Vangeli ci dicono che gli angeli avevano parlato del bambino a quei pastori, ma non è difficile pensare che anche Maria lo abbia fatto quando giunsero alla grotta. Certamente Maria lo presentò loro. E probabilmente senza di lei non avrebbero potuto comprendere quel mistero che stava davanti ai loro occhi. Maria, invece, sapeva chi era quel figlio; infatti, con molta cura "serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore". La Liturgia di questo giorno, con incredibile tenerezza, ci invita a guardare Maria per festeggiarla e venerarla come Madre di Dio. Sono passati sette giorni dal Natale, da quando i nostri occhi si sono posati su questo piccolo bambino e su tutti i piccoli e i deboli di questo mondo. Oggi la Chiesa sente il bisogno di guardare anche la Madre, e farle festa. Ma, è bene sottolinearlo, nel contemplarla non la troviamo sola: Maria ha in braccio Gesù, la Madre ha in braccio il Figlio. I pastori, scrive il Vangelo, appena giunsero a Betlemme "trovarono Maria e Giuseppe e il bambino". È lei che continua a mostrarlo agli umili discepoli di ogni tempo; ed anche a noi. Maria che tiene Gesù sulle sue ginocchia è tra le immagini più familiari e tenere del mistero dell'incarnazione. Nella tradizione della Chiesa d'Oriente è talmente forte il rapporto tra quella Madre e quel Figlio che non si trova mai un'immagine di Maria senza Gesù. Lei, infatti, è tutta di Gesù. Ed in effetti, senza Gesù non c'è Maria. Lei esiste per quel Figlio; e suo compito è generarlo e mostrarlo al mondo. Questa è l'icona di Maria, la Madre di Gesù. Ma è anche l'icona della Chiesa e di ogni credente: abbracciare con affetto il Signore e mostrarlo al mondo. Ebbene, come quei pastori i quali, una volta usciti dalla grotta, se ne tornarono glorificando e lodando Dio, così anche i credenti, con la stessa energia e lo stesso slancio, lasciandosi un anno di vita alle spalle debbono entrare nel nuovo avendo Gesù tra le braccia per amarlo e per mostrarlo al mondo. Quale consolazione sarebbe se qualcuno potesse continuare a scrivere dei cristiani quel che l'evangelista nota per i pastori: "Tutti quelli che udirono, si stupivano delle cose che essi dicevano"!
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