Le pessime previsioni del tempo non hanno scoraggiato i 400 partecipanti alla StraOratorio! Qui puoi vedere alcune foto della corsa non competitiva.
domenica 10 settembre 2017
domenica 3 settembre 2017
La 24a StraOratorio del 10 settembre per la solidarietà
Corri anche tu per aiutare le popolazioni del Centro Italia!
La 24° StraOratorio quest’anno si corre all’insegna della solidarietà. Grazie ad uno sponsor (la Palestra “Michelangelo” di via Lodivecchio) che ci ha offerto le magliette, possiamo infatti caratterizzare la StraOratorio con questo obiettivo: aiutare le popolazioni del Centro Italia, ad un anno dal terremoto, ed ancora in gravi difficoltà.
E’ una opportunità preziosa per la parrocchia ed il quartiere: una festa di ragazzi, giovani, famiglie, adulti, anziani…
Vorremmo che la presenza fosse davvero massiccia a dire la nostra partecipazione, la nostra adesione, la nostra solidarietà fattiva.
Concretamente ci si potrà iscrivere in Oratorio dal 1° settembre, oppure sabato 2 e domenica 3 settembre e ancora sabato 9 e domenica 10 settembre, agli appositi stand:
- agli adulti chiediamo una offerta minima di 5 euro;
- ai ragazzi fino a 14 anni (terza media frequentata) chiediamo un’offerta minima di 1 euro.
Questa modalità può incentivare le famiglie ad essere tutte presenti, anche con i più piccoli, senza troppe difficoltà.
IL PROGRAMMA
La StraOratorio si terrà domenica 10 settembre. L’appuntamento nel cortile dell’Oratorio alle ore 9.30 per la celebrazione dell’Eucarestia, quindi tutti al nastro di partenza.
Il percorso è quello ormai conosciuto: partenza da via San Fereolo (davanti alla chiesa), via S. Fereolo, via Precacesa, via Folli, via Mancini, via Bay, via M. Lutero, via del Chiosino, via S. Fereolo, via G. Marchi, via Tavazzi-Catenago, via Tortini, via L. da Vinci, attraversamento viale Pavia, via Raffaello, via Bramante, cortile dell’Oratorio.
Il percorso è da effettuarsi 1 volta per i 3 km e 2 volte per i 6 km.
All’inizio di un nuovo anno pastorale
Questa lunga, calda estate, sta terminando e mentre si riprendono i ritmi quotidiani e lavorativi ci apprestiamo a ripartire anche con un nuovo anno pastorale.
Che cosa lo contraddistingue?
Anzitutto il ritmo dell’anno liturgico e dunque la celebrazione del mistero di Cristo in tutti i passaggi della sua vita. Può sembrarci una ripetizione sterile, in realtà è una preziosa opportunità per approfondire sempre più e per interiorizzare sempre meglio il mistero di Cristo che non si esaurisce mai. Da questo punto di vista il ritmo settimanale – domenicale è una ricchezza che dobbiamo custodire, valorizzare, apprezzare, nella celebrazione comunitaria dell’Eucarestia.
Un anno pastorale si contraddistingue poi dal riferimento imprescindibile alla comunità cristiana che trova la sua esplicitazione più evidente nella parrocchia: ciò significa senso di appartenenza, sentirsi parte e dunque esserci fisicamente, affettivamente, spiritualmente con la volontà di mettersi in gioco, di creare legami di comunione, di mettersi al servizio per il bene di tutti.
Ancora, un anno pastorale si contraddistingue da una serie di proposte formative – spirituali per la crescita personale e comunitaria: catechesi, momenti formativi, ritiri spirituali, proposte di preghiera …
A ciascuno la sapienza e la responsabilità di valutare e discernere le occasioni propizie per il proprio cammino di fede.
Un altro elemento prezioso e irrinunciabile per il cammino di un anno pastorale è il riferimento alla Parola. Quest’anno sarà il Vangelo di Marco ad accompagnarci: la Scuola di Bibbia, i Gruppi di Ascolto del Vangelo, la lettura integrale del Vangelo di Marco, i ritiri e gli Esercizi Spirituali saranno occasioni preziose per approfondire la parola evangelica e renderla significativa per la vita.
Un anno pastorale si distingue anche dall’esercizio della carità, che non conosce e non può conoscere sosta perché “i poveri li avrete sempre con voi”, come ci ricorda il Vangelo di Gesù: i poveri ci interpellano, credenti e comunità cristiana, costantemente, come la carne piagata di Cristo (immagine cara al nostro papa Francesco).
Un anno pastorale si qualifica anche per il riferimento ad un tema proposto dal Vescovo per tutta la diocesi, che fa da filo conduttore per il cammino. Quest’anno il tema sarà la missione, l’apertura missionaria: “Per il mondo …” è il titolo scelto dal vescovo per l’itinerario di quest’anno. Siamo più che mai consapevoli, e vogliamo crescere ancor più nella consapevolezza, che è necessario aprirsi, uscire, incontrare, dialogare …
La nostra parrocchia, “periferia” in tutti i sensi, geografico ed esistenziale, ha tanto bisogno, più che di programmi pastorali stesi a tavolino che pure sono necessari, di incontri personali, di relazioni autentiche, il bisogno di sentire la vicinanza della Chiesa fatta di volti e di gesti concreti, umani, affettivi, che sappiano accompagnare e sostenere situazioni spesso drammatiche, così da restituire speranza al cuore delle persone.
Un anno pastorale è fatto anche di occasioni di incontro e di festa che possano aiutare tutti a ritrovare il senso del tempo e della qualità della vita con il richiamo costante alla sua dimensione religiosa. Ne ricordo alcune, le prossime, che troverete descritte nei dettagli nelle pagine del Bollettino, perché possano fin da ora trovare la vostra adesione:
- domenica 10 settembre: 24° StraOratorio per la Solidarietà e Processione di Maria Bambina
- domenica 24 settembre: Apertura dell’Anno Pastorale e Catechistico
- domenica 1 ottobre: Festa degli Anniversari di Matrimonio
- domenica 8 ottobre: La Sagra di San Fereolo
- domenica 26 novembre: Pomeriggio di fraternità e solidarietà e assemblea parrocchiale
Nell’attesa di potervi incontrare e ritrovare tutti, personalmente, non mi resta che augurarvi: Buona ripresa! Buon anno pastorale!
Il Vangelo della Domenica - 30 luglio 2017
Tesoro: parola rara, parola da innamorati, da avventure grandi, da favole. Oggi, parola di Vangelo e nome di Dio.
Un contadino e un mercante trovano tesori. Lo trova uno che, per caso, tra rovi e sassi, su un campo non suo, è folgorato dalla sorpresa; lo trova uno che è intenditore appassionato e sa bene quello che cerca: Dio non sopporta statistiche, è possibile a tutti incontrare o essere incontrati. Trovato il tesoro, l'uomo pieno di gioia va, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. La gioia è il primo tesoro che il tesoro regala. Dio ci seduce ancora perché parla il linguaggio della gioia, che muove, mette fretta, fa decidere: «ogni uomo segue quella strada dove il suo cuore gli dice che troverà la felicità». La gioia è un sintomo, è il segno che stai camminando bene, sulla strada giusta. Noi avanziamo nella vita non a colpi di volontà, ma per una passione, per scoperta di tesori ( dov'è il tuo tesoro, là corre felice il tuo cuore); avanziamo per innamoramenti e per la gioia che accendono. Vive chi avanza verso ciò che ama. […] Ma il dono deve essere accolto, alla scoperta deve rispondere l'impegno: il contadino e il mercante vendono tutto, ma per guadagnare tutto. Lasciano molto, ma per avere tutto. Non perdono niente, lo investono. Così sono i cristiani, non più buoni degli altri, ma più ricchi: hanno un tesoro di speranza, di luce, di cielo, di cuore, di Dio. Tesoro e perla è Cristo per me, averlo seguito è stato l'affare migliore della mia vita. Mi sento contadino fortunato, mercante ricco. Non è un vanto, ma una responsabilità! E dico grazie a Colui che mi ha fatto inciampare in un tesoro, anzi in molti tesori, lungo molte strade, in molti giorni della mia vita, facendola diventare come «una finestra di cielo» (Antonia Pozzi), una vita intensa, vibrante, appassionata, gioiosa, pacificata, e spero anche, almeno un po', buona e non inutile. Tesoro e perla sono nomi di Dio. Con la loro carica di affetto e di gioia, con la travolgente energia, con il futuro che aprono, si rivolgono a me, un po' contadino e un po' mercante, e mi domandano: ma Dio per te è un tesoro o soltanto un dovere? È una perla o un obbligo?
È tesoro, perché il Vangelo non è mortificazione, ma dilatazione di vita; il cristianesimo non è sacrificio e rinuncia, ma offerta di solarità che fa rifiorire instancabilmente la rosa del mondo, la rosa del vivere.
Un contadino e un mercante trovano tesori. Lo trova uno che, per caso, tra rovi e sassi, su un campo non suo, è folgorato dalla sorpresa; lo trova uno che è intenditore appassionato e sa bene quello che cerca: Dio non sopporta statistiche, è possibile a tutti incontrare o essere incontrati. Trovato il tesoro, l'uomo pieno di gioia va, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. La gioia è il primo tesoro che il tesoro regala. Dio ci seduce ancora perché parla il linguaggio della gioia, che muove, mette fretta, fa decidere: «ogni uomo segue quella strada dove il suo cuore gli dice che troverà la felicità». La gioia è un sintomo, è il segno che stai camminando bene, sulla strada giusta. Noi avanziamo nella vita non a colpi di volontà, ma per una passione, per scoperta di tesori ( dov'è il tuo tesoro, là corre felice il tuo cuore); avanziamo per innamoramenti e per la gioia che accendono. Vive chi avanza verso ciò che ama. […] Ma il dono deve essere accolto, alla scoperta deve rispondere l'impegno: il contadino e il mercante vendono tutto, ma per guadagnare tutto. Lasciano molto, ma per avere tutto. Non perdono niente, lo investono. Così sono i cristiani, non più buoni degli altri, ma più ricchi: hanno un tesoro di speranza, di luce, di cielo, di cuore, di Dio. Tesoro e perla è Cristo per me, averlo seguito è stato l'affare migliore della mia vita. Mi sento contadino fortunato, mercante ricco. Non è un vanto, ma una responsabilità! E dico grazie a Colui che mi ha fatto inciampare in un tesoro, anzi in molti tesori, lungo molte strade, in molti giorni della mia vita, facendola diventare come «una finestra di cielo» (Antonia Pozzi), una vita intensa, vibrante, appassionata, gioiosa, pacificata, e spero anche, almeno un po', buona e non inutile. Tesoro e perla sono nomi di Dio. Con la loro carica di affetto e di gioia, con la travolgente energia, con il futuro che aprono, si rivolgono a me, un po' contadino e un po' mercante, e mi domandano: ma Dio per te è un tesoro o soltanto un dovere? È una perla o un obbligo?
È tesoro, perché il Vangelo non è mortificazione, ma dilatazione di vita; il cristianesimo non è sacrificio e rinuncia, ma offerta di solarità che fa rifiorire instancabilmente la rosa del mondo, la rosa del vivere.
Il Vangelo della Domenica - 23 luglio 2017
Conquistare anche noi lo sguardo di Dio, che non si posa mai per prima cosa sul male o sul peccato di una persona, ma privilegia il bene. Quel campo seminato di buon seme e assediato dalle erbacce è il nostro cuore. I servi dicono: Andiamo e sradichiamo la zizzania. Il padrone del campo li blocca: No, rischiate di strapparmi anche il buon grano! L'uomo violento che è in noi dice: strappa subito da te tutto ciò che è immaturo, sbagliato, puerile, cattivo. Invece il Signore dice: abbi pazienza, non agire con violenza, perché il tuo spirito è capace di grandi cose solo se ha grandi valori. Quanti difetti sono riuscito a sradicare in tutti questi anni? Neppure uno. La via è un'altra: mettersi sulla strada di come agisce Dio. Per vincere la notte accende il mattino, per far fiorire la steppa sterile semina milioni di semi, per sollevare la pasta immobile immette un pizzico di lievito. Questa è l'attività solare, positiva, vitale da esercitare verso noi stessi: non preoccupiamoci prima di tutto della zizzania, delle debolezze, dei difetti, nessuno è senza zizzania nel cuore; ma preoccupiamoci di coltivare una venerazione profonda per tutte le forze che Dio ci consegna, forze di bontà, di generosità, di bellezza, di libertà. […] Noi dobbiamo conquistare lo sguardo di Dio: una spiga di buon grano conta più di tutta la zizzania del campo, il bene conta più del male; la luce è sempre più forte del buio. Addirittura la spiga futura, il bene possibile domani è più importante del peccato di ieri. Il male di una vita non revoca il bene compiuto, non lo annulla, è invece il bene che revoca il male. La nostra strategia è coprire il male di bene, soffocarlo di bontà, di generosità, di coraggio, di canto, di luce. Ed è il bene, quel pezzetto di Dio in noi, che dice la verità di una persona. Il peccato non è rivelatore, mai: nessun uomo, nessuna donna coincidono con il loro sbaglio o con la zizzania che hanno in cuore. Tu non sei le tue debolezze, ma le tue maturazioni. Tu non sei creato a immagine del nemico e della sua notte, ma a immagine del Creatore e del suo giorno. […] Tu pensa al buon grano, ama i tuoi germi di vita, custodisci ogni germoglio, sii indulgente con tutte le creature, e anche con te. E tutto il tuo essere fiorirà nella luce.
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