domenica 14 dicembre 2014

Natale: Dio ci ama!

Tra pochi giorni sarà di nuovo Natale. E gli uomini in un modo o in un altro lo vivranno. Non si può far diversamente. E’ un giorno come gli altri che arriva e non si può far diversamente se non viverlo come normalmente si fa con tutti gli altri giorni. Ci sono infatti diversi modi di accoglierlo e di viverlo. Qualcuno passerà questo giorno senza sapere che avvenimento lo ha fatto nascere e che cosa significhi far Natale. Altri, pur sapendo che cosa significa Natale per i cristiani, lo vivranno senza far nessun riferimento al mistero che viene celebrato. Per noi invece, che sappiamo e che desideriamo viverlo nel suo significato più profondo, vuol dire prendere coscienza che Dio ci ama. Ecco allora a voi che ancora una volta condividete con me e io con voi questa gioia, il mio più grande e significativo augurio.


BUON NATALE
Carissimi, vi dico queste parole e soprattutto vi faccio questo augurio con tutto il mio cuore. Passiamo insieme ancora un nuovo Natale. Ne abbiamo vissuti tanti: 23! Se ogni Natale è sempre bello, questo, vi assicuro, ha un sapore tutto particolare. E i motivi sono diversi. Ne conoscete senz’altro alcuni. Per un parroco le feste grandi del Signore sono un’occasione per sentirsi maggiormente padre, quindi responsabile della vita cristiana di tutti coloro che, in nome del Signore, gli sono stati affidati. In tutti questi anni ho sempre cercato di vivere i miei rapporti con voi cercando solo ed unicamente di aiutarvi a conoscere, ad accogliere e ad amare il Signore. Il Natale che stiamo per vivere sia allora una nuova occasione per crescere tutti insieme in questo grande e immenso amore. Qui in questo bambino che di nuovo si presenta a noi nel mistero della sua nascita, si trova la nostra più vera ed autentica ricchezza. Accogliendolo e poi vivendo il suo amore tutto si illumina, tutto trova il suo significato. Ecco allora il mio augurio.


VI AUGURO
Vi auguro di prendere coscienza che siete grandemente amati dal Signore. Convincetevi, carissimi, che questa è la scoperta più grande e fondamentale della vita. Tutto il resto passa in secondo ordine. Convinto di questo in tutti questi anni che ho vissuto con voi non ho fatto altro che chiedere al Signore di farvi questa grazia. Immersi nel suo amore che è grande e immenso, che non fa distinzioni di persone, noi affrontiamo la battaglia della vita con serenità, con la certezza che il bene trionferà presto o tardi.
E allora dico alle famiglie: fate posto al Signore, fateglielo in questo nuovo Natale, come pure ogni domenica con la Messa festiva. Sappiate che quando il Signore abita con voi, è presente in casa vostra, il suo amore vi aiuterà con grazie particolari. So che oggi più che mai avete problemi di vario genere. Alle famiglie che vivono particolari situazioni di sofferenza dico: sappiate che il Signore è con voi, non scoraggiatevi. Se gli farete posto avrete più luce per guardare avanti, avrete più forza per continuare il vostro cammino.
Faccio gli auguri anche ai giovani. Carissimi giovani, non so se verrete, come si dice, a fare Natale accostandovi al Signore con una buona confessione e ricevendolo poi nel vostro cuore. Sappiate che qui nel quartiere c’è una comunità, la vostra parrocchia, che vi ama e prega sempre per voi. Non dimenticate quei felici momenti trascorsi in questi ambienti nati e conservati tuttora per voi. L’oratorio è sempre lo stesso: vuole il vostro bene offrendovi momenti di formazione perché l’amore del Signore sia sempre più conosciuto e radicato nei vostri cuori. Se ora l’oratorio è fuori dalle vostre attenzioni, non dimenticate però il Signore.
Poiché nel nostro oratorio c’è un buon gruppo di adolescenti che vanno ormai verso la piena giovinezza, anche a voi dico: buon Natale! Quando vi vedo in oratorio, quando partecipate agli incontri programmati per voi, per la vostra crescita umana e cristiana, vi dico sinceramente che provo una grande gioia. Siete infatti la speranza della nostra parrocchia e soprattutto dell’oratorio. Carissimi, auguri di buon Natale. Non ho regali particolari da darvi, ma vi offro quello che forma il tutto della mia vita: Gesù. E’ Lui che rende bella la vita. E’ Lui che dà senso e significato ad ogni cosa, compresa l’esistenza stessa. E Lui non delude mai. Ne sono fermamente sicuro. Accoglietelo allora nel vostro cuore e lasciatevi amare come Lui solo sa amare.
Agli anziani, agli ammalati, anche se lasciati per ultimi, il mio augurio non è meno sentito e tantomeno insignificante. Mi trovo tra voi. Ormai sono uno di voi anche se la passione e l’amore per la comunità parrocchiale e quindi per tutti i sanfereolini, è ancora vivo e sempre più deciso a spendersi per tutti fino alla fine. Vi auguro un felice Natale. Sappiate che il Signore nasce anche per voi. Lui non guarda all’età, guarda il cuore. Apritegli allora il vostro cuore, anche se ha qualche difficoltà. Lui non ve lo guarisce, lo sapete bene, ma lo riscalda del suo amore. E questo vale molto di più. Con il vostro cuore pieno del suo amore potrete riscaldare tanti altri cuori, specialmente quelli dei vostri figli e dei vostri nipoti.


E ALLA PARROCCHIA?
Auguro non solo di aiutare tutti i sanfereolini a vivere nei dovuti modi il mistero della nascita del Figlio di Dio, ma di essere sempre più segno vivo e concreto nel quartiere dell’amore che questo dono del Padre ha fatto e continua a fare all’umanità intera. E voi carissimi fedeli che sempre amate non solo la comunità parrocchiale, ma anche noi sacerdoti, chiedete al Signore che i vostri sacerdoti continuino a farvi conoscere l’altezza, la profondità e la meraviglia dell’amore di Dio per tutti e per ciascuno di voi. E anche voi ricordateci al Signore perché non vi deludiamo con la nostra vita. E allora Buon Natale dai vostri sacerdoti!

Riflessioni di fine anno

Vi sono alcuni momenti della nostra vita nei quali si fa un po’ il resoconto di come stanno andando le cose. Uno di questi è proprio l’ultimo giorno dell’anno. In questa circostanza infatti, mentre ci si prepara a chiudere un anno ed aprirne un altro, si passano in rassegna le cose che si lasciano alle spalle e pensando al nuovo anno si nutrono diverse speranze. E così nel ripensare al passato e guardando al futuro si tirano un po’ le somme, si fanno un po’ di conti. Ci auguriamo che ognuno, facendo un buon esame di coscienza si prepari ad un futuro migliore. Se questo vale per ognuno di noi e per le nostre famiglie, lo stesso deve avvenire per la comunità parrocchiale. Ecco ciò che il vostro parroco pensa mentre con voi chiude un altro anno e ne apre uno nuovo. Sono riflessioni ad alta voce che non vogliono essere un’esaltazione di ciò che il Signore ci ha dato di compiere, nè tanto meno un testamento. Ecco allora tre riflessioni.

IL NOSTRO QUARTIERE
Molto spesso penso al quartiere consapevole che è in questa terra che la parrocchia deve evangelizzare. Conoscere la terra, conoscere i suoi abitanti e le loro origini con i loro usi e costumi è fondamentale per il sacerdote che deve raggiungere tutti per portare a ciascuno l’annuncio della buona novella. Non si può amare e tanto meno servire se prima non si conosce. 
Non so quanti siano veramente a conoscenza della realtà del nostro quartiere. Si considera giustamente realtà di periferia, lo è veramente anche se tutti si sentono legati alla città. Per quanto riguarda il numero di abitanti, è il più popoloso della città. Infatti si presume che raggiunga per ora circa 10.000 abitanti, e nel prossimo futuro andrà ancora aumentando. Basti pensare ai nuovi caseggiati in attesa di essere venduti e a quelli che verranno nella grande spianata delle vecchie officine ABB e sul terreno della Pharmagel. Se questa è la realtà edilizia, ciò che lo caratterizza in particolare è il suo tessuto umano. Vediamo infatti che la maggior parte delle case popolari della città si trova in questo quartiere. C’è poi una grande varietà anche nella qualità delle abitazioni. Vediamo infatti una grande differenza tra i caseggiati costruiti negli anni dello sviluppo e quelli costruiti recentemente. Ma ciò che fa impressione a chi è un po’ attento alle persone, è scoprire che in questi vent’anni vi è stato un grande cambiamento degli inquilini delle case popolari. Se in un primo tempo erano occupate dai giovani sposi italiani arrivati soprattutto da altre parti della città, ora sono subentrate molte famiglie venute da terre lontane. Basta leggere i nomi sui citofoni. 
Guardandolo e conoscendolo sempre di più, è un quartiere che come gli altri della città ha i suoi problemi, le sue caratteristiche, ma anche tante cose belle.


LA VITA PASTORALE E SPIRITUALE
Un prete, soprattutto se è parroco, vive normalmente la sua vita animata e coinvolta sempre più nella pastorale. Ttutto quanto, il suo cuore e il suo amore al Signore, lo sollecita a realizzare il bene di coloro che gli sono stati affidati. Sotto un certo aspetto la sua vita si identifica con la pastorale. L’elaborazione dei piani pastorali parrocchiali serve sia per sostenere e ravvivare la fede, sia per farla nascere in chi si apre al Signore.
In questi anni la nostra parrocchia ha cercato sempre di seguire le indicazioni del Vescovo, ma anche di concretizzarle nella nostra concreta realtà. Siamo passati da un forte e articolato progetto di pastorale missionaria improntato all’evangelizzazione per arrivare ora ad uno spirito missionario più semplice e fecondo. Ora desideriamo essere significativi per il quartiere lasciandoci lavorare dalla Parola di Dio e dalla preghiera per diventare significativi. La missionarietà ora è nel nostro stile di vita, aperto e accogliente verso tutti, e con il servizio della Caritas. Con tutto questo cerchiamo di far crescere la comunità nella conoscenza del Signore e nell’accogliere il suo amore, ma anche di servire il quartiere cercando soprattutto di testimoniare a tutti e a ciascuno che qui c’è una particolare porzione di popolo che crede in Dio, che spera nel suo amore e vuole servire ogni fratello.
A tutti coloro che lavorano per la pastorale vada il mio grazie e il mio augurio. Spesso vi penso e sempre vi raccomando al Signore. Siate sempre generosi in questo servizio. 


LA CARITAS PARROCCHIALE
Un parroco cerca di voler bene a tutti, di aiutare tutti ad aprirsi e ad accogliere il Signore. Nel vivere questa preoccupazione non può non avere a cuore chi sta vivendo situazioni difficili, chi vive sotto il peso della croce per povertà, malattia, problemi esistenziali. Non potendo arrivare a tutti, ecco allora che con la comunità dà vita alla Caritas. Questa infatti è l’espressione dell’apertura e del servizio al quartiere. E quindi si rivolge prevalentemente a chi vive situazioni di particolare necessità. 
Guardando a cuore aperto e con vivo senso di gratitudine al Signore, a ciò che ha fatto la nostra Caritas in questi anni, non possiamo far altro che ringraziare il Signore in primo luogo e poi tutti i volontari che si prestano per i numerosi servizi che svolge. Diciamo grazie al Signore perché è lui che facendoci sperimentare il suo amore nel profondo del cuore ci invia poi ai fratelli poveri e in difficoltà.
Il nostro grazie va anche ai volontari. Sono tanti. Tutti generosi nel servire con disinteresse. Se non ci fossero non potremmo servire il quartiere. Dico grazie anche a chi nel silenzio con la sua generosità sostiene le iniziative della Caritas. Sono tanti. Li incontro normalmente nel silenzio quando apro la busta chiusa trovata nella cassetta della posta, in quella stretta di mano con l’offerta per i poveri, quando qualcuno porta ciò che è stato raccolto nelle case dove ci si raduna per l’ascolto della Parola di Dio, oppure il contributo di alcuni gruppi del quartiere, e poi coloro che ogni settimana mettono il loro sacchetto di generi alimentari silenziosamente nel cesto in Chiesa.
A tutti i volontari della Caritas dico: andate avanti, non scoraggiatevi. A chi ci aiuta: se appena potete, continuate ad aiutarci con le vostre offerte e con i sacchetti. Il Signore che vive nei poveri ha bisogno di voi. Cerchiamo anche in questo Natale e nel prossimo anno di essere la mano di Dio che soccorre e aiuta chi versa in necessità. Il Signore vi riserva qualcosa di grande nella sua casa.


AVANTI CON TANTA FIDUCIA
Questa riflessione ad alta voce che come vostro parroco vi ho voluto comunicare al termine di questo anno, vuole solamente invitare tutti ad andare avanti con fiducia, con tanta speranza. Gli anni passano, ma l’amore del Signore non viene mai meno. Le parole degli uomini passano pure loro, ma il suo progetto d’amore su di noi e sull’umanità intera non viene mai meno, anzi va verso la sua piena realizzazione. Le difficoltà ci saranno sempre, non siamo ancora in paradiso. Il bene che stiamo facendo sta lasciando un segno nel cuore di tanti sanfereolini e nel quartiere, anche se nessuno se ne accorge. Lo vede il Signore. E questo ci basta. 
In questo Natale che per me ha un significato particolare, prego per tutti voi impegnati in parrocchia. Chiederò in modo particolare al Signore che ci faccia sperimentare nel profondo del nostro cuore e nel cuore di questa nostra amata comunità parrocchiale il suo grande amore e la gioia di essere e di lavorare nella sua e nostra amata parrocchia per il bene di tutto il quartiere.

I doni dello Spirito Santo - L'intelletto

Il dono dell’Intelletto, dal latino: “intus-legere”, cioè: “leggere dentro”, ci dà la possibilità di capire le cose non dal nostro punto di vista, che può essere anche umano e prudente, ma dal punto di vista del Signore. Ci vuole, quindi, la fede che ci fa vedere i vari avvenimenti della vita alla luce del piano della Provvidenza divina e non di una programmazione umana. Quello che il papa S. Giovanni XXIII chiamava i “segni del tempo”.
Per poter arrivare a questo, però, è sempre necessaria una approfondita riflessione unita ad una umile preghiera per chiedere al Signore che ci aiuti a lasciare in disparte le nostre vedute umane per dare la precedenza al suo progetto di vita, al suo disegno di salvezza che raggiunge tutti.

Frammenti di vita quotidiana
1. La bambina e la nonna. Le hanno detto: “Mettiti l’altro vestito perché tra poco arriverà gente!” Papà e mamma discutevano tra loro stranamente sotto voce, uomini vestiti di scuro parlavano con papà di addobbi e di manifesti.
Le hanno detto: “La nonna è andata in Paradiso!” e la mamma aveva gli occhi lucidi e rossi. Durante le preghiere della sera, la bambina inseguì il viaggio della nonna con la sua puerile fantasia, ma era un viaggio popolato da spaventi e da domande: “Ma, dov’è il Paradiso? La nonna andrà in Paradiso con quei capelli che non le stavano mai pettinati? Ma quanto ci vuole a risorgere?”. Tra quelle domande, la bambina si smarrì e incominciò a piangere..
2. Nella vita ci sono certi momenti di frenesia e di scontentezza nei quali sembra che tutto vada storto: le varie scadenze arrivano troppo presto e ti tolgono il sonno. Arrivi a casa già nervoso per il lavoro o per il viaggio e trovi anche dei musi lunghi e non riesci a capire perché sia il caso di fare tante storie per cose da nulla: la moglie si risente per una battuta infelice, anche se spiritosa, i ragazzi non finiscono di litigare tra loro per delle sciocchezze. A finire l’opera, entrando in garage troppo in fretta, prendi la curva stretta e la fiancata della macchina resta segnata...e non puoi dare la colpa a nessuno! Che vita balorda!
La mattina dopo, percorrendo la strada di sempre per il lavoro, dopo giorni di nebbie e di foschie, ti sorprende il vedere le montagne nitide e fatte così vicine dal vento della notte ed il meraviglioso azzurro di un cielo che ti fa sciogliere ogni tensione. 
3. Non posso lamentarmi dei miei figli: studiano, lavorano, danno una mano alla mamma a sparecchiare la tavola, tengono abbastanza ordine nella loro camera, sono educati coi nonni, ma nei giorni di festa, non vogliono più venire alla S. Messa! Vengono a Natale, a Pasqua e quando c’è la S. Messa per i famigliari defunti, tutto qui!
Qualche volta ne parlo con loro, mi dicono che pregano, credono in Dio, ma non capiscono perché devono andare a Messa tutte le Domeniche!
lo non riesco a pensare una domenica senza S. Messa, loro, invece, pur così educati, pensano diversamente! Ecco il mistero della libertà! Non si può far altro che pregare e sperare!

Preghiera e riflessione
Invoco lo Spirito Santo perché effonda il dono dell’Intelletto.
Questo dono ci fa penetrare nell’intimo del mistero di Dio, cogliendo la radice unitaria da cui scaturiscono tutte quelle verità che sono alla base della nostra vita di fede: creazione e redenzione, l’alleanza di Dio con l’uomo, la predicazione del Regno, la morte e la risurrezione, la S. Scrittura e la tradizione.
Questo dono di uno sguardo profondo, affettuoso ed unificante, lo si riceve e lo si sviluppa sottomettendosi sempre al giudizio della Parola di Dio quale è proclamata, spiegata e testimoniata nella comunione della fede ecclesiale e perseverando nella preghiera contemplativa e nella lectio divina (C. M. Martini, Tre racconti dello Spirito).
Il dono dell’Intelletto rende attenti alla Parola di Dio che, come luce amica, offre fiducia, perché rivela l’infinito amore del Padre che si prende cura delle sue creature e salva i suoi figli.... Il dono dell’Intelletto rende semplici e genuini ed apre la mente a comprendere le S. Scritture, ed allora, può capitare che quello che tante volte si è sentito leggere in Chiesa, un bel giorno, sotto l’incalzare delle domande essenziali o per l’occasione di un dramma che non lascia scampo, diventa, all’improvviso, luminoso e comprensibile. Ecco, allora, che i fatti sopra ricordati, diventano comprensivi ed istruttivi.
1. La bambina che saluta la nonna per l’ultimo viaggio terreno, rivolge il suo sguardo supplichevole e fiducioso al Tabernacolo (la casetta di Gesù, come le hanno insegnato) e, proprio di là, viene la Parola: “Io sono la risurrezione e la vita, chi vive e crede in me, anche se morto, vivrà! (Gv. 11,25).
Quindi, il morire, che ha fatto piangere la bambina ed ha arrossato gli occhi della mamma, per la nonna, vuol dire: “Entrare nella vita di Gesù!”.
2. La frenesia di giornate stressanti ed opprimenti oltre il sopportabile, viene vinta dalla voce così mite e discreta, eppure così vera e persuasiva che dice: “Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi darò ristoro!” (Mt. 11,28). Parole che ti fanno conoscere Gesù come l’amico che ti dona la pace, che conosce le tue fatiche e che ti regala il riposo.
3. I genitori scoraggiati dall’impressione di non essere riusciti ad educare alla fede i loro figli, vengono provvidenzialmente raggiunti dall’indiscutibile promessa di Gesù: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me!” (Gv. 12,32) e trovano motivo di sperare. Là dove non sono bastati l’esempio, l’insegnamento ed il precetto, sarà decisiva l’attrattiva di Gesù crocifisso…


A questo punto, penso, sia molto importante fare almeno due osservazioni:
• Gesù ha detto: “Io sono la vite, voi i tralci”, quindi Lui vuole avere bisogno di noi per produrre frutti di salvezza e, nel nostro caso, Dio vuole aver bisogno della nostra voce per far arrivare la sua Parola ai fedeli, quindi, i lettori che si prestano a proclamare la Parola di Dio nella celebrazione della S. Messa (sia feriale che festiva) devono rendersi conto che in quel momento, mettono a disposizione del Signore la loro voce. Abbiano la preoccupazione di scandire bene le parole e di avere il microfono a giusta distanza: è Parola di Dio e, in quel momento, può generare conversioni in chi l’ascolta! Leggendo la storia della vita dei Santi, si viene a conoscere come tante volte la loro conversione è iniziata proprio dall’aver ascoltato la Parola del Signore proclamata nella S. Messa. Lo Spirito Santo che hanno ricevuto nel Battesimo e perfezionato nella Cresima, in quel momento, con il dono dell’Intelletto, ha fatto capire loro che, se volevano salvarsi, dovevano prendere quella Parola di Dio che avevano ascoltato e viverla nella loro vita, cioè, dovevano “convertirsi”!
• E’ un auspicio anche di papa Francesco che ogni famiglia tenga sempre a portata di mano almeno il Vangelo ed ogni giorno, specialmente alla sera, leggerne almeno una pagina. Servirebbe molto per sentirsi uniti e, pregando insieme, la famiglia potrebbe avere dal Signore tutti quegli aiuti necessari e sufficienti per superare le inevitabili difficoltà e prove quotidiane della vita.
Perché lo Spirito Santo possa agire con il dono dell’Intelletto, è, però, necessario che i fedeli, venendo in Chiesa per partecipare alla S. Messa, amino un po’ di più il silenzio ed il raccoglimento! Le distrazioni volontarie, e sono le più numerose, impediscono allo Spirito Santo di agire e, quindi, rendono inutili tante pratiche religiose.