sabato 26 aprile 2014

I Sacramenti. E poi?

In questi mesi di aprile e di maggio siamo chiamati come parrocchia a vivere momenti molto belli e significativi durante i quali il Signore si fa prossimo in un modo tutto speciale nei confronti dei nostri ragazzi. Si tratta dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, cioè la prima confessione, la prima comunione, l’invocazione dello Spirito e la cresima.
Come vostro parroco voglio manifestarvi ciò che in queste circostanze provo e vivo dentro di me. 


PROVO QUALCOSA
Mi è infatti impossibile non vivere con le famiglie interessate questi appuntamenti così belli e significativi. I genitori li vivono come genitori e spero anche come credenti, io li vivo con la mia sensibilità e la mia realtà di pastore. 
In primo luogo li vivo come padre della grande famiglia parrocchiale in quanto sono chiamato ad amministrare questi doni; li vivo anche come credente in quanto anch’io sono partecipe dei doni del Signore, il quale arricchisce non solo chi li riceve, ma anche chi vi partecipa; li vivo anche perché sono il termine di un lungo cammino di preparazione, vissuto assieme soprattutto ai genitori. E avendo atteso questi momenti per lungo tempo, vi confesso sinceramente che mi sento profondamente coinvolto con tutto il mio spirito e il mio cuore.


SONO GIORNI DI GRAZIA
Durante la celebrazione di questi sacramenti percepisco che tutto quanto viene offerto da Dio e viene ricevuto dai nostri ragazzi, è grazia e benedizione. Chi può avanzare dei diritti in ordine ad avere il perdono dei peccati, anche se sono quelli di un bambino di nove anni? Chi può pretendere di sedere alla tavola del Signore per avere in dono lo stesso Corpo del Signore Gesù? Chi ha la presunzione di sentirsi preparato a ricevere la presenza dello Spirito con tutti i suoi doni?
Sperimento allora che tutto è dono di Dio. Tutto è frutto della sua bontà senza limiti e del suo desiderio di vederci pienamente realizzati, maturi e forti nel bene. Ma in modo particolare vedo, e sotto un certo aspetto tocco con mano, che grande e infinito è l’amore della Trinità nei nostri confronti.


PENSO AI GENITORI
Immerso in questa esperienza di grazia, penso subito non tanto ai bambini o ai ragazzi, ma ai loro genitori. Mi chiedo: capiranno che Dio ama i loro figli, comprenderanno che sono cari ai suoi occhi? Scopriranno che stare con Dio, che far crescere questi loro figli nel suo amore non solo in questi anni, ma sempre, anche a venti e a trent’anni, è importante e fondamentale per avere una esistenza riuscita, ricca di valori?
Sono infatti convinto che queste celebrazioni così toccanti anche sotto l’aspetto emotivo dovrebbero incidere nel cuore non solo di chi riceve i sacramenti, ma anche nei genitori. Dio è gioia vera, è vita autentica, è pienezza di libertà e quindi con Dio non c’è nulla da temere, con Lui la vita si realizza pienamente.
Non so quanti genitori maturano nel proprio cuore questi sentimenti e soprattutto si convincono di queste verità. Una cosa però è certa: in queste circostanze il Signore è all’opera. Ed essendo il momento celebrativo ricco di grazie e di benedizioni, forse a qualcuno, speriamo a parecchi, il Signore toccherà il cuore e farà capire qualcosa del suo amore.


PENSO AL FUTURO
Quando celebro questi sacramenti al termine di tutto un lavoro pastorale, mi chiedo sempre se ho fatto tutto quanto era mio dovere per la loro preparazione. La risposta lascia sempre qualche punto mancante. Conosco infatti i miei limiti, le lentezze e le difficoltà della comunità parrocchiale. 
Ma c’è soprattutto un’altra domanda che mi segue continuamente durante la celebrazione: che cosa faranno domani questi bambini che oggi si confessano volentieri, che oggi ricevono per la prima volta il corpo del Signore con un viso raggiante e trasparente di purezza? Come vivranno domani questi ragazzi che oggi sono ancora tutti qui per ricevere il dono dello Spirito?
Come vedete, anche il vostro parroco si interroga sul futuro della vita cristiana dei vostri figli. Ormai sono un po’ anche i miei figli. Di loro mi preoccupo e per loro e per voi sto infatti spendendo con gioia tutte le mie forze.
Un sacerdote non lavora pastoralmente solo per fare qualcosa per Dio e per gli uomini. Con il suo spendersi vuole che Dio abbia dei figli maturi cristianamente, capaci di vivere senza vergogna, in tutti i giorni della loro vita, la fede ricevuta in dono nel battesimo e nello stesso tempo vivano e servano la Chiesa con la loro specifica vocazione.
Alla domanda che mi accompagna in queste circostanze sul futuro cristiano di questi bambini e di questi ragazzi non posso darmi nessuna risposta. Non ho il dono della profezia. Una cosa però è certa. L’esperienza me la conferma.


MOLTO DIPENDE DA VOI GENITORI
Lo vediamo ogni giorno. Lo constatiamo con il passare degli anni. Quanto più i ragazzi crescono e maturano nel corpo e nell’esperienza della vita, si vedono, o non si vedono in loro i frutti dell’opera educativa umana e cristiana dei loro genitori e degli ambienti, che questi adolescenti o ormai giovani, stanno ancora frequentando o hanno frequentato.
L’impronta più o meno educativa, ricevuta nei primi anni della fanciullezza e dell’adolescenza, si vede quando gli anni avanzano anche per questi bambini di oggi.
Quando durante la celebrazione della prima Comunione do loro il Signore, mi chiedo sempre: fino a quando continueranno a riceverlo? Quando li confesso e li vedo tremanti, ma sinceri e spontanei, mi chiedo: fino a quando si accosteranno a questo sacramento? Quando poi li vedo ricevere la Cresima, mi dico: forse questa sarà non l’ultima, ma una delle ultime volte che saranno qui in chiesa.
Vi confesso, carissimi, che questi sentimenti non sono frutto di un animo pessimista ad oltranza, ma di una lettura realista della situazione in cui viviamo. Con gli anni che porto ormai sulle mie spalle di prete, ho infatti davanti ai miei occhi tanti giovani che - dopo aver percorso i cammini di fede ai sacramenti - hanno chiuso la porta per sempre oppure la tengono aperta ancora qualche volta in attesa di chiuderla anch’essi per sempre.
Si tratta allora di un fallimento? No, si tratta invece di deciderci a fare qualcosa di più e soprattutto di meglio per loro non con tanti discorsi, ma con la nostra stessa vita.


PENSO ALLORA
Penso alla famiglia che educa i figli ai valori cristiani. E allora la vorrei vedere impegnata, sia come famiglia, sia come mamma e papà, a vivere con convinzione e con gioia la fede cristiana, partecipando con frequenza ai sacramenti e ai centri di ascolto, come pure agli appuntamenti a lei riservati. In una parola vorrei che il Signore, come uso spesso dire, fosse di casa in famiglia. E’ una persona viva alla quale si fa riferimento, la sua volontà si tiene in considerazione nelle scelte che si devono fare.
Sono infatti convinto che solo quando i figli già da piccoli e poi anche nella fanciullezza e nella preadolescenza, vivono in casa in un clima di valori, allora qualcosa di bello nasce, cresce e si pianta nel loro cuore.
Penso poi all’attenzione che i genitori dovrebbero avere verso il gruppo degli amici che il proprio figlio frequenta. Oggi è facile che la legge del branco, come dicono gli psicologi, distrugga tutto quanto la famiglia ha fatto in precedenza. Vediamo infatti che gli adolescenti molto spesso, per non far di meno di ciò che il gruppo dice e fa, si vendono all’opinione del branco e fanno supinamente ciò che gli altri fanno.
Penso poi al rapporto tra famiglia e oratorio. Sono convinto che solo insieme si educa veramente, solo proponendo i medesimi valori si può sperare di far nascere qualcosa di bene e di bello nel cuore di queste nostre giovani speranze. Il lavoro da fare assieme è molto, ma soprattutto è necessario. Ma spesso ci sentiamo soli e abbandonati da un gran numero di genitori.
Questo mio pensare va anche molto più lontano. Ma mi fermo qui.


E ALLORA?
Non scoraggiamoci. Lo dico ai genitori che hanno avuto la pazienza di leggermi. Lo dico a me stesso e ai nostri sacerdoti. Facciamo tutto il possibile. Il Signore è e resta sempre con noi e ci aiuta in questa difficile fatica. Ciò che vogliamo noi, lo vuole anche lui: fare dei nostri bambini e dei nostri ragazzi dei veri uomini ricchi di valori umani e cristiani, cioè dei veri cristiani.
Affido al Signore questi pensieri e queste speranze. Sappiate che la mano dei sacerdoti è tesa a tutti i genitori di buona volontà.

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