Siamo qui raccolti attorno all’altare per celebrare l’amore del Signore ma anche per chiudere l’anno pastorale. Lo chiudiamo come parrocchia, ma anche come Caritas parrocchiale, come oratorio e come attività sportiva.
Chiudere un anno pastorale che cosa vuol dire? Vuol dire che andiamo in ferie, che chiudiamo per fallimento, per mancanza di lavoro? No, e poi dico ancora no, in modo assoluto.
E’ vero che i tempi passano, le situazioni si evolvono, e oggi non siamo più quelli di ieri. La comunità parrocchiale non chiude per ferie. La Caritas parrocchiale nemmeno, tanto meno l’oratorio e così pure la nostra attività sportiva.
E allora perché siamo qui così solennemente raccolti? Chiudiamo o non chiudiamo?
Con la fede che portiamo nel cuore, per l’amore che abbiamo per questa nostra comunità parrocchiale, per la passione che nutriamo per tutte le nostre attività pastorali: caritative, oratoriane e sportive siamo qui per chiudere e per aprire - di nuovo e subito - un nuovo cammino pastorale.
Il nostro primo grazie va al Signore che sempre ci aiuta e poi subito anche a chi ha lavorato per la parrocchia, per la Caritas, per l’oratorio e per l’attività sportiva.
Quante cose belle ci ha dato di fare il Signore in questo anno pastorale.
Per quanto riguarda la parrocchia: abbiamo continuato a mettere sempre più il Signore e la sua Parola al primo posto. La generosità dei nostri volontari è andata avanti in tutti gli ambiti e si è spesa disinteressatamente. Pur constatando che gli anni passano anche per loro, continuano ad essere pronti per tutte le necessità della comunità. Il mese di maggio da poco concluso è stato più di ogni altro anno molto partecipato. Ha fatto vedere a tutto il quartiere che la nostra parrocchia è viva e vuole raggiungere tutti.
Per la nostra Caritas: la provvidenza del Signore e la generosità dei sanfereolini l’hanno sostenuta in diversi modi: ha continuato sempre a servire i poveri, a dare aiuto scolastico ai ragazzi, ha continuato a ricevere aiuti per chi versava in particolari difficoltà. Sta compiendo veramente la sua missione: educare e formare alla carità.
Per l’oratorio: quest’anno abbiamo avuto la gioia di vedere dei nostri diciottenni fare la loro solenne professione di fede davanti al Vescovo. Sta crescendo un bel gruppo di adolescenti che poi si metteranno a servire nel Grest. Vediamo inoltre che alcuni papà vengono a giocare con i loro bambini in oratorio. E così fanno imparare ai loro figli ad amare e a frequentare l’oratorio. Siamo più che mai convinti che non basta portarli alla nostra sportiva: questa con gli anni passa nella vita dei ragazzi, ma non l’oratorio.
Per l’attività sportiva: ci sono state delle vittorie, è vero. Questo ci fa piacere. Per noi la gioia e la soddisfazione più grande è che una nostra squadra, la squadra di calcio degli Juniores, ha vinto quest’anno la Coppa Disciplina. E questo per noi è il massimo.
Nel ringraziare di tutto questo il Signore, noi gli siamo più che mai riconoscenti perché ha continuato a sostenerci con il suo amore, a darci la forza per andare avanti e per fare le scelte giuste sia pastorali, sia caritative che oratoriane e sportive.
Concludendo questo aspetto del ringraziamento vi confesso, carissimi fedeli, che al termine di questo anno pastorale sono più che mai consapevole che il Signore ci ha aiutato. Quest’anno, e soprattutto in questi ultimi tempi, ci ha aiutato moltissimo a compiere delle scelte giuste anche se non sono state comprese.
E allora con tutti voi gli dico: grazie Signore, grazie di cuore, grazie per il Tuo aiuto che non viene mai meno.
Dopo tutto questo qualcuno potrebbe allora dire che siamo una parrocchia perfetta. No. Non siamo una parrocchia perfetta. La perfezione è solo del Signore. Noi cerchiamo di fare qualcosa cercando di seguire la sua volontà. Di mancanze ne abbiamo tante, di povertà ne abbiamo moltissime e queste si possono vedere a tutti i livelli incominciando da me vostro parroco.
Carissimi ce ne sono state tante. Sono conti che solo il parroco può conoscere.
- A livello parrocchiale: sperimentiamo, con viva sofferenza, la grande diminuzione delle celebrazioni dei matrimoni davanti al Signore. Il frantumarsi delle famiglie. La fatica di portare avanti una pastorale familiare e soprattutto quella di far conoscere il Signore con una appropriata catechesi per tutte le età.
- A livello di Caritas parrocchiale: non poter aiutare tutti coloro che chiedono aiuto. La difficoltà di capire chi ha vere necessità. Non essere noi per primi pieni di carità, di comprensione, di amorevolezza nei confronti di chi ci chiede qualcosa o anche solo ci accosta per parlarci.
- A livello di oratorio: la poca collaborazione dei genitori, la difficoltà di trasmettere e di far vivere la passione per l’oratorio nel modo giusto, l’incapacità di educare e formare le nuove generazioni ai veri valori della vita.
- A livello sportivo: la difficoltà di far capire ai genitori che noi siamo per un certo tipo di sport, cioè quello che forma la persona, che si armonizza con altre attività formative, che noi non lo facciamo prevalentemente per sfornare dei campioni, ma soprattutto per educare i nostri ragazzi e i nostri adolescenti alla vera vita umana e cristiana.
Carissimi, queste sono soltanto alcune delle numerose difficoltà che la nostra parrocchia, la Caritas, l’oratorio e l’attività sportiva hanno affrontato quest’anno. Sappiamo che ne avremo altre. Non ci scoraggiamo.
Anche qui ci aggrappiamo al Signore. Lui è infatti la nostra forza e la nostra speranza. Ogni giorno facciamo allora nostre alcune sue parole, alcuni suoi inviti. Lui ha detto un giorno e sempre ci ripete: “Nel mondo avrete tribolazioni, coraggio, io ho vinto il mondo”. Carissimi, sono così convinto di questo invito, che da 35 anni lo leggo ogni giorno perché l’ho voluto scritto a grandi caratteri su un telo appeso nel mio studio. Con lui noi vinciamo sempre. Dice ancora a me e a voi a conclusione delle Beatitudini: “Guai a voi se tutti dicessero bene di voi, segno che non mi seguite”. Quindi noi sappiamo che non è la notorietà che ci fa grandi, non è l’andare sui giornali ciò che conta, non sono gli applausi, non sono le mode della società che ci realizzano, ma è il vivere il Vangelo delle Beatitudini, è il generare dei santi il nostro scopo. E alle parole di Gesù fa seguito S. Paolo che dice: “E’ necessario passare attraverso numerose tribolazioni per entrate nel regno di Dio”. Le difficoltà fanno parte di questa vita e noi le vogliamo sopportare con fede e serenamente per entrare e aiutare tutti ad entrare in paradiso.
E andremo avanti serenamente e con tanta fiducia. Chiudiamo un anno e apriamo subito una nuova stagione sia come parrocchia, sia come Caritas, che come oratorio e come sportiva.
E allora ripeto a voi e voi tutti ripetetelo a me quel meraviglioso invito del Signore che si legge nel Vangelo di Giovanni e che ho già detto e che io leggo ogni giorno da numerosi anni: “Coraggio, io ho vinto il mondo!”.