domenica 15 giugno 2014

La Santa Messa, festa dell'incontro con Dio


L’intenzione di Dio quando ha pensato di creare l’uomo era quella di crearlo a sua immagine e somiglianza, metterlo in un paradiso terrestre e, dopo una certa prova, chiamarlo nel Paradiso celeste. Il Demonio ha cercato d’intralciare questo progetto di Dio, facendo sbagliare l’uomo, cercando di cancellare questa immagine di Dio; Dio, però, è intervenuto, inventando, nel suo amore smisurato, il modo per ridare all’uomo questa immagine divina, mandando in questo mondo il suo unico Figlio che, attraverso l’invenzione dell’Eucaristia, potesse raggiungere lo scopo...
Dopo aver letto e, spero, meditato, alcuni pensieri di due maestri di spirito (il card. Mercier e l’abate Courtois) penso che ogni cristiano sia invogliato a venire più spesso in Chiesa per partecipare alla S. Messa, essendo la preghiera più gradita al Padre, poiché è Gesù stesso che la offre, al quale ci uniamo anche noi. Se noi teniamo presente che la S. Messa è il “rivivere’ il sacrificio del Calvario (infatti sull’altare vi sono l’ostia ed il calice che simboleggiano il corpo ed il sangue di Gesù, separati per indicare la morte della vittima-Gesù) ed il “rivivere” l’ultima Cena, dovremmo cercare di avere anche i pensieri che aveva la Madonna quando accompagnava Gesù al Calvario, ed i pensieri che avevano gli apostoli nell’ultima Cena. Allora non dovremmo più dare spazio alle chiacchiere che distraggono.
Dal capitolo sesto del vangelo di Giovanni abbiamo queste affermazioni di Gesù “Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno ed il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno....Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me, vivrà per me...”. (cfr. Gv. 6, 51-58).
In queste poche righe si può dire che c’è tutta la potenzialità dell’Eucaristia.
Innanzitutto notiamo che Gesù ha scelto il pane, che è il cibo normale dell’uomo, ed il vino che è la bevanda che normalmente accompagna il pane e dà anche la gioia, come canta il salmo: “il vino che allieta il cuore dell’uomo”. Quindi Gesù ha scelto il nutrimento normale dell’uomo: pane – vino.
Nel primo Libro dei Re, ai capitoli 18 e 19, viene narrata la sfida che il Profeta Elia ha sostenuto contro i 400 profeti del dio Baal: riuscì a far scendere dal cielo il fuoco che consumò le vittime sull’altare, mentre i profeti di Baal non erano riusciti e furono tutti uccisi. La regina Gezabele lo seppe e minacciò di morte Elia, che dovette fuggire.
Stanco, si fermò sotto una ginestra e si addormentò. Un angelo del Signore lo svegliò, facendogli trovare vicino una focaccia ed un orcio di acqua e gli disse: “Alzati, mangia e bevi perché è troppo lungo per te il cammino!” Elia si alzò, mangiò e bevve e con la forza di quel cibo, camminò fino al monte di Dio, l’Oreb, dove ricevette dal Signore una missione importante da compiere. Ebbene, quella miracolosa focaccia che diede ad Elia la forza necessaria e sufficiente per raggiungere la meta, è simbolo dell’Eucaristia che ci rafforza e ci sostiene nel faticoso cammino della vita.
Dobbiamo, però, notare una cosa molto importante sulla quale noi, probabilmente, non riflettiamo a sufficienza: come il nutrimento non solo ci mantiene in vita e ci dà forza, ma ci fa crescere perché la parte più nutriente del cibo viene assorbita e diventa una cosa sola con il nostro organismo, così anche la S. Comunione non solo ci mantiene in grazia di Dio, ma, anche, ci deve far crescere in santità. Don Stefano Chiapasco infatti, nel primo incontro sull’Eucaristia tenuto martedì 3 dicembre, ha affermato molto chiaramente che “tutte le volte che noi riceviamo la Comunione, dovremmo diventare sempre più santi!”
Partecipare alla S. Messa senza ricevere la S. Comunione è come partecipare ad un banchetto di nozze ed accontentarsi di guardare gli altri commensali che mangiano, mentre il desiderio di Gesù, espresso molto chiaramente nel vangelo di Giovanni, è che quando noi partecipiamo alla S. Messa abbiamo anche a ricevere il suo corpo ed il suo sangue, affinché diventiamo una cosa sola con noi. Quando il celebrante o il diacono congedano i fedeli perché la Messa è finita, ogni fedele deve sentirsi affidare la continuazione nel mondo della missione di Cristo. La Messa di Gesù è finita, ora inizia la vostra.
Le parole che S. Paolo indirizzava ai fedeli di Roma le dobbiamo prendere in questo senso: diceva l’apostolo: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio, è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare, rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (cfr. Rm. 12, 1).
Quindi Gesù, avendo “inventato” l’Eucaristia, che, se ben ricevuta, rende l’uomo simile a lui, ha portato a compimento la missione ricevuta dal Padre:”ridare all’uomo l’immagine di Dio, cancellata dal peccato, rendendolo ancora capace, se collabora, di andare in Paradiso”.
Iniziando un nuovo anno civile, che, sempre, lo dobbiamo vedere come un Grande dono dell’amore di Dio, si presenta a ciascuno di noi l’occasione propizia per formulare dei buoni propositi che vadano sempre d’accordo con quelli che il Signore vuole da ciascuno di noi perché è di questo che il Signore ci domanderà conto al termine della nostra vita terrena.
Concludendo, dobbiamo riconoscere che, per un cristiano, non è sufficiente partecipare alla S. Messa, ma deve anche viverla durante la giornata, così migliora anche la sua condotta di vita, poiché dà una buona testimonianza di vita vissuta.

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