domenica 15 giugno 2014

Alla conclusione dell'anno pastorale


Tra qualche giorno concluderemo come parrocchia un altro anno pastorale. Gli anni passano. La Chiesa resta. Gli uomini e le donne passano, ma la comunità parrocchiale resta e continuerà il suo cammino in attesa dell’arrivo del Signore.

E’ GIUSTO ALLORA….
Concludendo un nuovo anno pastorale mi sembra giusto che il parroco si esprima sia sul lavoro pastorale fatto, sia sulla vita cristiana vissuta, ma anche si esprima sui diversi problemi che si trascinano, sulle difficoltà vissute, come pure sulle speranze che animano e sostengono la comunità parrocchiale.
Nel manifestarvi tutto questo, sono mosso soltanto da un grande amore per la comunità, dal desiderio che sia sempre più viva e secondo il cuore del suo Signore. Non ci inorgogliamo per il bene fatto, non nutriamo nessuna amarezza o delusione. Abbiamo fatto quanto ci sembrava giusto fare. Volendo essere sincero dico anche che non temo nessun giudizio da parte degli uomini. Dico questo non per superbia. So di essere un povero servo del Signore, consapevole che è Lui che ha fatto e sta facendo meraviglie. Infatti Dio solo sa che tutto abbiamo cercato di fare per la sua gloria, per il bene delle anime, cercando in tutti i modi di tener viva la memoria di Gesù Cristo qui nel quartiere che amiamo e cerchiamo di servire con passione e amore fino a quando nella sua bontà vorrà. 

IL LAVORO PASTORALE
Abbiamo cercato di portare sia i singoli fedeli che la stessa comunità parrocchiale a scoprire il grande dono dell’eucarestia. Abbiamo ancora qualche mese prima di concluderlo, ma i frutti sembrano intravedersi. E’ vero che sono spirituali e quindi non si dovrebbero vedere. Il Signore però ci ha dato e sta dandoci occhi e situazioni che ci dicono qualcosa. Vediamo infatti che alcune persone, anche uomini, sostano qualche momento, spesso anche abbondante, davanti al tabernacolo. I fogli messi per la preghiera e l’adorazione nelle vicinanze della cappella del Santissimo sono usati e portati anche a casa. Le serate di evangelizzazione, vissute durante il mese di maggio, sono riuscite molto bene. Appena terminato il mese di Maria riprenderemo le nostre adorazioni settimanali che vedono sempre diversi fedeli sostare davanti a Gesù solennemente esposto. Di questo ringraziamo il Signore. L’eucarestia è infatti il punto focale della vita della Chiesa, è la sua forza. Celebrandola e soprattutto vivendola noi siamo trasformati in Cristo. Diventiamo a nostra volta un pezzo “di eucarestia” per i fratelli. 

LA VITA CRISTIANA
Non abbiamo il termometro per misurarla. Solo il Signore conosce le vittorie e le sconfitte nella vita spirituale, chi si avvicina e chi si allontana dalla pratica cristiana e dalla stessa comunità parrocchiale, se la Chiesa va avanti, se la fede in Cristo continua ad animare e sostenere la vita degli uomini e delle donne anche di oggi. Ancora, se i sacramenti continuano più o meno ad essere ricevuti, oggi forse con maggior convinzione di una volta, se la pratica della carità va avanti nonostante la crisi, è segno che la mano del Signore continua la sua opera di evangelizzazione diretta nel cuore e nella vita degli uomini del 2000. E noi vediamo tutto questo. Pensiamo alla partecipazione al mese di maggio. E’ un’esperienza più che positiva, di vera evangelizzazione. I sacramenti e la partecipazione alla Messa sono vivi. Da un po’ di tempo si vedono tra le panche anche alcuni uomini. E’ vero sono in pensione e quindi possono. Ma se vengono qualche volta durante la settimana, è segno che il Signore sta lavorando nei loro cuori. E la carità? Il cestone per i poveri è sempre disponibile ad accogliere. Forse qualcuno dirà che è sempre vuoto. Non è vero. Appena ci accorgiamo che c’è un dono, un sacchetto, lo ritiriamo per sicurezza. E così “la chiave per il paradiso” è sempre a disposizione. Ci auguriamo che il desiderio di una seria vita cristiana cresca sempre più, coinvolga maggiormente più persone e diventi anche sempre più significativo. E’ la nostra vera vita. Siamo fatti per questa.

I PROBLEMI 
Tutto quanto è stato scritto sopra non è e non vuole essere un’esaltazione orgogliosa del bene e delle meraviglie che il Signore va realizzando nella nostra comunità parrocchiale. Noi siamo dei servi e basta. Da parte nostra ci sono invece diversi problemi e particolari difficoltà. Non li nascondiamo, sono nostri e soltanto nostri. Nascono dal nostro carattere più o meno felice, dalle nostre convinzioni più o meno evangeliche, dal nostro temperamento più o meno focoso o apprensivo. Ma nascono anche dalla nostra poca fede e generosità apostolica. Se almeno questa volta li guardiamo e vi ragioniamo sopra, è per volerli superare e per diventare sempre più vera comunità del Signore.
Una difficoltà che vediamo e sentiamo pesare sul cuore è la scarsa partecipazione della nostra gioventù alla vita cristiana. Un nostro parrocchiano mi diceva infatti: “Vede, al mese di maggio siamo in tanti, ma buona parte siamo anziani; ci sono dei coniugi abbastanza maturi, ma le giovani famiglie con i loro bambini? Nemmeno una sera. Gli adulti ancora in età lavorativa, dove sono? Potrebbero venire almeno una sera alla settimana!” E aggiungeva: “Forse tra qualche anno, se si va avanti così, non ci sarà più il mese di maggio nei cortili”. Io dico: “Lasciamo fare al Signore, ci penserà lui. E’ cosa sua” 
Se poi la nostra osservazione va ai giovani che si sposano o meglio che non si sposano più in Chiesa, il problema diventa ancora più cocente. Si pensi. Nel 2000 abbiamo celebrato in parrocchia 30 matrimoni. In questo anno 2014 sono iscritti per sposarsi nella nostra parrocchia soltanto due coppie. Oggi è di moda la convivenza anche tra cristiani fino a ieri praticanti. Che cosa possiamo fare? Io penso ai bambini che nasceranno in queste convivenze e non vedranno mai i loro genitori accostarsi al Signore. Non so se il prossimo sinodo della Chiesa Cattolica sulla famiglia, che si terrà ad ottobre, si pronuncerà diversamente dallo stile che per secoli ha caratterizzato la vita delle coppie cristiane. Staremo a vedere. Per ora è un grande problema e una profonda sofferenza per i pastori delle comunità parrocchiali. 
Ho presentato solo due problemi di carattere pastorale. Sono quelli che maggiormente toccano il cuore di un parroco. Gli altri li lasciamo dentro il suo cuore perché li presenti al Signore.

LE DIFFICOLTA’
Ne sento particolarmente una. Si tratta della difficoltà che un prete vive per quanto riguarda la trasmissione delle verità del Vangelo. Siamo e dobbiamo essere tutti convinti che se non capiremo il grande dono del Vangelo e la vita cristiana che propone, noi non saremo mai dei veri cristiani e quindi non realizzeremo pienamente la nostra vita.
Come è difficile per un genitore farsi capire dai propri figli, così oggi in modo particolare avviene per quanto riguarda la trasmissione della fede. Il Sacerdote crede, è convinto, ha dato e sta dando la sua vita alla causa del Signore, ma non riesce sempre a farsi capire, a convincere, a trascinare sulla strada della vita cristiana. A noi sacerdoti, che viviamo con voi e per voi, sembra di lasciarvi un segno. Speriamo che il tempo e la grazia del Signore compiano ciò che noi ora desideriamo grandemente per voi.
C’è poi la difficoltà di mandare avanti tutta “la baracca”. Quanta pazienza! Il campanello della porta della casa parrocchiale non ha soste. Non sai mai chi viene. Oggi poi con questa crisi molto spesso suona perché c’è qualcuno che chiede aiuto. E qui la pazienza non deve venir meno, ma anche si deve leggere se la necessità esposta è vera o no. La nostra parrocchia ha un grande dono: un folto numero di volontari. Ringrazio il Signore che ci sono. Per loro prego ogni giorno sia per la loro salute, sia perché crescano di numero, sia poi anche perché si vogliano bene e lavorino insieme per la parrocchia. Ma anche qui pazienza! C’è poi la fatica del reperire i fondi per le infinite spese. Sono profondamente convinto che sono pochissimi coloro che conoscono le spese che la nostra parrocchia deve affrontare ogni mese. Non ci scoraggiamo. La provvidenza ci ha aiutato in questi anni. Noi speriamo che non verrà meno anche nei prossimi anni. E in attesa che la provvidenza ci venga sempre in aiuto, nutriamo anche qui pazienza.

LE SPERANZE
Sono tante e tutte nascono dall’amore al Signore e dal bene che vedo in tutti voi. E’ infatti il Signore che sostiene lo sguardo di un parroco che guarda avanti verso la meta verso la quale vuole condurre i suoi figli. Non avessi questa speranza, avrei già messo i remi in barca e me ne sarei andato altrove. Ma il Signore che non viene mai meno alle sue promesse, anche se non realizza sempre le nostre aspettative, anima e sostiene anche le fatiche ormai pesanti del vostro parroco. 
La speranza più viva che nutro nel cuore è di vedere qualificarsi sempre più la vita spirituale della comunità parrocchiale. Desidero infatti una comunità viva: che ascolti volentieri la Parola del Signore, che celebri bene e con fede l’amore del Signore sia durante la Messa che amministrando i sacramenti, che viva e promuova generosamente la carità, che metta volentieri e al primo posto i poveri e per loro sappia spendersi senza misura. In una parola: sogno una comunità che, al di là delle sue povertà umane che avrà sempre, sia qui nel quartiere un segno vivo, credibile e amabile del Signore, con una carica di vita spirituale capace di affascinare chiunque cerchi il senso vero ed autentico della vita.

E DOPO TUTTO: GRAZIE
Dopo questa lunga carrellata sulla vita della nostra comunità parrocchiale, ma che non vuole essere in nessun modo una specie di testamento, dico al Signore grazie per il bene che ha compiuto nel cuore di tanti fedeli che si sono aperti al suo amore e lo hanno accolto generosamente. Dico grazie anche ai volontari che anche in questo anno pastorale hanno lavorato in tanti ambiti della parrocchia. Non sto ad elencarli perché sono numerosi. Dico grazie a chi ci ha aiutato anche con i contributi finanziari fatti sempre nel nascondimento. Dico grazie agli anziani e agli ammalati che con le loro preghiere e l’offerta delle loro sofferenze ottengono grandi benedizioni per tutta la comunità parrocchiale.

ANDIAMO AVANTI
Se anche si chiude un nuovo anno pastorale, la vita della comunità va avanti. Passeremo l’estate e poi inizieremo un nuovo anno. Tutto passa, ma la comunità resta. A noi il compito di amarla e di servirla come vuole il Signore. Siamo comunità in forza della sua grazia che ha fatto germogliare qui in questo quartiere con la potenza del suo Spirito. Consapevoli di questo ci abbandoniamo a lui che sempre fa il nostro vero bene.

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