sabato 4 ottobre 2014

Lo Spirito Santo

E’ proprio delle persone intelligenti il chiedersi il perché delle cose ed è bello ed interessante osservare come i bambini, mentre crescono, osservano, incuriositi, tutto quello che vedono e che capita attorno a loro e, quando sono in grado, domandano, perché vogliono avere la spiegazione di tutto. Noi, bambini cresciuti e, si spera, anche maturati, dopo aver riflettuto sul Battesimo che abbiamo ricevuto (che ci ha tolto il peccato originale, facendoci diventare figli adottivi di Dio e capaci di partecipare alla vita divina, mediante la grazia santificante, ed eredi del Paradiso) e dopo aver riflettuto sull’Eucarestia che, se ben ricevuta, ci fa diventare “altri Gesù” viventi in questo mondo, quest’anno, dal piano pastorale parrocchiale, siamo invitati a riflettere sullo Spirito Santo.
Nel capitolo 19° degli Atti degli Apostoli troviamo che Paolo, giunto ad Efeso, trovò alcuni discepoli e disse loro: “Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?”. Gli risposero: “Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo!” Noi, invece, abbiamo sentito dire che esiste lo Spirito Santo, soprattutto quando siamo stati preparati per ricevere la Cresima, ma, una volta ricevuta, da troppi cristiani, lo Spirito Santo è stato messo “in cassa integrazione” ed hanno impostato la loro vita come se non l’avessero ricevuto. Purtroppo, questo è il motivo per cui troppi cristiani, dopo la Cresima, abbandonano la pratica religiosa; forse anche perché non sono stati preparati bene.
Sentiamo, ora, che cosa dice il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno di pura bontà, ha liberamente creato l’uomo (a sua immagine e somiglianza: non poteva fare diversamente) per renderlo partecipe della sua vita beata. Nella pienezza dei tempi (cfr. la Lettera agli Ebrei), Dio Padre ha mandato il suo Figlio come redentore e salvatore degli uomini caduti in peccato, convocandoli nella sua Chiesa e rendendoli suoi figli adottivi per opera dello Spirito Santo ed eredi della sua eterna beatitudine”.
Quindi lo Spirito Santo, la terza Persona della S. S. Trinità, l’Amore personificato che unisce il Padre al Figlio, ha un compito vitale nella Chiesa, perché la edifica, la anima e la santifica, ridonando ai battezzati la somiglianza divina perduta a causa del peccato e facendogli vivere in Cristo la vita stessa della S. S. Trinità attraverso i Sacramenti. Li manda, inoltre, a testimoniare la verità di Cristo, organizzandoli nelle loro mutue funzioni, affinché portino frutti di una vita nuova. Ma vivere una vita nuova, senza un aiuto particolare del Signore, è impossibile, ne sono un chiaro esempio gli Apostoli, i quali, pur essendo stati alla scuola di Gesù, pur avendolo ascoltato ed avendo visto i suoi miracoli, nel momento della passione lo hanno abbandonato e si sono rinchiusi nel Cenacolo per paura. Gesù, però, li aveva preavvertiti, dicendo loro: “E’ necessario che io me ne vada, perché vi manderò lo Spirito Santo che vi insegnerà tutto quello che io vi ho detto, voi non allontanatevi da Gerusalemme”. Con lo Spirito Santo che hanno ricevuto nel giorno di Pentecoste, gli Apostoli sono diventati talmente istruiti e coraggiosi da essere pronti ad affrontare anche la morte pur di non venir meno alla missione ricevuta da Gesù.
Facciamo ora una breve riflessione: per riparare il peccato, offesa di una gravità infinita perché fatta a Dio, è stato necessario il sacrificio di un uomo-Dio (Gesù), così, se vogliamo salvarci, è necessario lasciarci guidare dallo Spirito Santo, non sono sufficienti le nostre sole forze. Gesù lo ha affermato quando gli Apostoli gli hanno chiesto:”Chi potrà salvarsi?”, ha risposto: “Questo è impossibile agli uomini, non a Dio!”.
Quindi la salvezza è un dono di Dio, però Lui vuole la nostra collaborazione, anche per darci la soddisfazione di poter dire:”Se andrò in Paradiso, sarà anche perché ho voluto collaborare con il Signore”, per una persona intelligente, questa è una bella soddisfazione, mentre si proverà un grandissimo rimorso se si andrà all’inferno perché non “ho voluto collaborare con il Signore!”. S. Agostino lo dice:”Colui (Dio) che ha suggerito ai tuoi genitori di farti nascere, non ti porterà in Paradiso se tu non vuoi!”. Già nell’Antico Testamento, quando gli Ebrei offrivano preghiere e sacrifici a Dio, ma non si preoccupavano di migliorare la propria condotta di vita, Dio si è più volte lamentato anche con parole molto dure. Ci basti quello che troviamo nel profeta Isaia: “Ascoltate la parola del Signore, dice il profeta, prestate orecchio all’insegnamento del nostro Dio. Perché mi offrite sacrifici senza numero?... Il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco... smettete di presentare offerte inutili. L’incenso per me è un abominio... non posso sopportare delitto e solennità! Io detesto le vostre feste, per me sono un peso, sono stanco di sopportarle! Quando stendete le mani (per pregare), io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolterei, le vostre mani grondano sangue! Lavatevi! Purificatevi! Allontanate da me il male delle vostre azioni! Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia.” (Isaia 1,10-17).
Papa Francesco ha ricordato giorni fa che:”Chi parla male del fratello, uccide il fratello!”. Penso che tutti conosciamo il detto: ”Ne uccide più la lingua che la spada!”
Purtroppo anche le nostre feste patronali (le Sagre) invece di essere l’occasione per sinceramente “convertirci” al Signore, possono correre il rischio di ridursi ad una semplice occasione di “svago”. Basta guardare lo standard delle programmazioni: mostre, musica, balli e… buona cucina; la parte religiosa ridotta veramente ai minimi termini e, magari, il Patrono è un martire che ha sacrificato la sua vita per Gesù e noi chiediamo il suo aiuto, divertendoci! Che sfrontatezza!
Non meravigliamoci più di tanto, ma rendiamoci conto dell’urgenza educativa nel campo religioso: abbiamo bisogno di “convertirci allo Spirito Santo” per capire come dobbiamo comportarci per essere veramente graditi al Signore. Noi ci troviamo nella situazione in cui si trovavano gli Apostoli, che avevano ascoltato l’insegnamento di Gesù (le sue parabole, le sue raccomandazioni, le sue invettive..), ed avevano visto i suoi miracoli, ma non avevano capito l’importanza veramente vitale della chiamata di Gesù a seguirlo se volevano essere salvati. Hanno avuto bisogno dello Spirito Santo per capire che se non avessero corrisposto, quella chiamata, anziché essere una chiamata alla salvezza, sarebbe diventata una chiamata alla perdizione.
Quindi sono usciti dal Cenacolo e neppure la minaccia della morte li ha fermati, perché erano convinti che se anche perdevano questa vita terrena, sicuramente li aspettava una vita eternamente beata.
Anche noi abbiamo conosciuto Gesù, le sue parabole, il suo insegnamento, i suoi miracoli, anche noi, come gli Apostoli, abbiamo ricevuto lo Spirito Santo nei Sacramenti (soprattutto nella Cresima), ma, a differenza degli Apostoli, non lo lasciamo agire. Ci è stato dato come guida, ma noi, troppo superbi, pensiamo di non averne bisogno. Immaginarsi, noi dell’era supertecnologica, non dobbiamo essere capaci di camminare con le nostre gambe? Siamo capaci di decidere da soli quello che dobbiamo fare e quello che non dobbiamo fare.
Purtroppo questo è il risultato di un lavoro pastorale rivolto esclusivamente ai fanciulli al fine della sacramentalizzazione, senza la preoccupazione di compiere una vera iniziazione cristiana, cioè quel processo formativo che permette l’assimilazione di conoscenze e di valori nonché l’acquisizione di atteggiamenti e di comportamenti necessari a compiere un vero cammino di fede e a fare la scelta personale di Cristo nella Chiesa. Inoltre questo vuoto è anche la manifestazione di una mentalità materialistica che relega la religione all’età della fantasia, considerata oramai superata dall’età della ragione. (M. Chiarapini, E loro se ne vanno - l’incognita del post-cresima. Ed. Paoline).
Concludiamo questa riflessione introduttiva sullo Spirito Santo, ricordando quello che papa Francesco afferma al n. 280 della “Evangelii gaudium”: “Non c’è maggior libertà che quella di lasciarci portare dallo Spirito, rinunciando a calcolare e a controllare tutto, e permettere che Egli ci illumini, ci guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera, perché Egli sa bene ciò di cui c’è bisogno in ogni epoca ed in ogni momento”. 
In quest’anno, penso, sarebbe molto utile recitare, nelle preghiere, l’invocazione allo Spirito Santo: Vieni, Spirito Santo, insegnaci a sperare, insegnaci ad amare, insegnaci a lodare Iddio. Insegnaci a pregare, insegnaci la via, insegnaci tu l’unità!

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