Da quando Gesù è salito al cielo e lo Spirito Santo è disceso su gli apostoli nel giorno di Pentecoste, è iniziata la vita e il cammino della Chiesa in ogni parte del mondo. Da quel giorno quindi non solo è nata la Chiesa a Gerusalemme, ma con la loro predicazione e il loro martirio questa comunità del Signore risorto si è radicata ovunque. E così è giunta anche in terra lodigiana. La sua corsa lungo i secoli e il suo insediamento in ogni parte del mondo si sta ancora attuando. Agli apostoli sono succeduti i vescovi. Ai sacerdoti loro primi collaboratori nelle parrocchie si succedono altri sacerdoti. Così è sempre stato e sempre continuerà fino a quando il Signore Gesù ritornerà glorioso sulle nubi del cielo.
In questi anni abbiamo visto nella nostra Chiesa lodigiana il susseguirsi di Vescovi. Ne abbiamo visti diversi. Lo stesso è avvenuto, e anche in questi giorni sta avvenendo, nella nostra parrocchia. Ai parroci si sono succeduti altri parroci. Ai sacerdoti giovani sono subentrati altri sacerdoti giovani impegnati soprattutto per il servizio pastorale al mondo giovanile.
Gli inviti, che come parroco mi sono sentito di rivolgere a tutti nel giorno dell’annuncio del cambiamento, sono usciti dal mio cuore per la vita della comunità parrocchiale e perché il bene, compiuto dal sacerdote che parte, continui e sia anche il modo migliore per essergli riconoscenti. Come ho detto in quella circostanza, quegli inviti andranno bene anche per me quando verrà il mio momento di lasciare San Fereolo.
Ripetendoli ora di nuovo dico a tutti: in primo luogo evitiamo, pur avendo nel cuore il disagio del distacco, di nutrire eccessivi rimpianti. Il sacerdote è infatti al servizio della Chiesa diocesana. Noi preti sappiamo che, nello svolgimento del nostro servizio pastorale alla Chiesa, non abbiamo posti fissi. Siamo veramente servi. E il Signore, che guida la sua Chiesa per mezzo del Vescovo, può aver bisogno altrove. E il cambiamento spesso può essere anche un bene per lo stesso sacerdote sia come parroco che come coadiutore. In secondo luogo evitiamo le fughe. Infatti avviene spesso che con il cambio dei sacerdoti, parroci o coadiutori che siano, qualche fedele si allontani, si metta in disparte o anche, pur rimanendo, metta i remi in barca. Non essendoci più colui con il quale si condividevano tante cose, è facile che ci si metta in disparte oppure si stia a guardare. Anche qui, pur costatando che il nuovo sacerdote può cambiare qualcosa o avere un diverso stile di vita e di rapportarsi con le persone, se vogliamo il bene della comunità, dobbiamo continuare a spenderci per il Signore.
Dopo tutto questo noi dobbiamo allora avere nel cuore, sia come sacerdoti che come fedeli, un'unica preoccupazione: salvare sempre e dare continuità alla vita della comunità parrocchiale. E’ vero che è il Signore che sostiene, salva e dà continuità alla Chiesa parrocchiale. Ma consapevoli che lui si serve di noi sacerdoti e fedeli, noi dobbiamo metterci sempre al suo servizio, perché la parrocchia continui a servire nei dovuti modi, come appunto vuole il Signore, tutto il quartiere nel quale l’ha voluta.
Noi infatti siamo tutti di passaggio, la comunità invece resta anche dopo di noi. E questo è ciò che vuole il Signore da parte di tutti coloro che le appartengono. Amiamo allora la nostra comunità parrocchiale, serviamola con tutte le nostre forze, rendiamola sempre più bella perché da essa traspaia il volto misericordioso di Dio per tutti i sanfereolini. Facendo questo noi daremo gloria al Signore, salveremo le nostre anime e faremo il maggior bene a tutto il nostro quartiere.