domenica 28 aprile 2013

Verso il traguardo

La nostra vita è contrassegnata da diversi traguardi. Noi non ce ne accorgiamo, ma adagio, adagio, li passiamo tutti. 
A questi appuntamenti alcune volte ci prepariamo, altre li oltrepassiamo senza nessuno sforzo di preparazione. Uno di questi è senz’altro l’appuntamento finale della nostra vita. 
Non voglio fermarmi su questo. Lascio ad ognuno di viverlo nei dovuti modi per giocarsi bene la propria eternità.
Desidero invece soffermarmi sul traguardo che un parroco raggiunge, come avviene per ogni operaio di questo mondo. Sì, perché anche per lui giunge il momento del suo andare “in pensione”.

I GIUSTI TERMINI
Dicendo che un parroco, raggiunti anche lui i limiti dell’età, va “in pensione”, non si deve pensare che abbia finito, come tutti, la sua fatica lavorativa. Se la gente ha questa visione del servizio pastorale di un sacerdote è segno allora che ha considerato lo svolgimento del suo servizio come un mestiere. Il prete non svolge un mestiere. Se fa il mestiere del prete, è lui in grave errore, se poi vien considerato tale dalla gente, allora è questa che non ha le idee giuste circa la vita cristiana. Lui infatti vive e svolge una missione che gli è stata affidata in forza di una chiamata da parte dello stesso Signore che ama e vuole salvi tutti gli uomini.

E ALLORA?
Per avere un po’ di luce e soprattutto per conoscere nei dovuti modi ciò che deve fare questa persona quando giunge a 75 anni, ci rifacciamo giustamente al codice di diritto canonico al numero 538 par. 3. Scrive questo testo ufficiale della Chiesa Cattolica: “Compiuti i settantacinque anni, il parroco è invitato a presentare la rinuncia all’ufficio al Vescovo diocesano, il quale, considerata ogni circostanza di persona e di luogo, decide se accettarla o differirla; il Vescovo diocesano deve provvedere in modo adeguato al sostentamento e all’abitazione del rinunciante, attese le norme emanate dalla Conferenza Episcopale”.
Come si vede, non si parla di pensionamento, ma di rinuncia alla parrocchia. Lui rimane sempre sacerdote e quindi continua ad essere a servizio della Chiesa di Dio, ma presenta al Vescovo la rinuncia alla parrocchia rendendosi quindi disponibile a servire altrove il popolo santo di Dio. Il Vescovo può allora “accettarla o differirla”.
Come si vede, alla presentazione della rinuncia da parte del parroco c’è una risposta da parte del Vescovo. Essendo il Vescovo la vera guida della Chiesa diocesana e di quella parrocchiale, saprà fare di conseguenza la scelta giusta. Infatti in tutto questo non si deve cercare altro che il bene della Comunità parrocchiale sia da parte del parroco che è invitato a lasciare come da parte del Vescovo che è pienamente responsabile della parrocchia che un giorno ha affidato al parroco che ha raggiunti i limiti di età.

CIO’ CHE IMPORTA
E’ bello vedere in tutto questo, sia da parte del sacerdote che del Vescovo, la volontà che la Comunità parrocchiale vada avanti, non si fossilizzi, si rinnovi sempre più, senza mai sedersi, vi sia sempre più aria nuova, non stantia, coinvolga altra gente, non sempre i soliti.
Alla base di tutto questo avvicendamento sta soprattutto la meravigliosa verità che nessun prete è padrone della Comunità parrocchiale che gli è stata affidata, ma è e resta sempre un servo umile, inutile anche se coinvolto a tempo pieno nella sua vita pastorale. Come è bello vedere che tutto passa, e la Chiesa parrocchiale, la comunità dei fedeli, resta. 
Con la fede che abbiamo possiamo allora vedere che nella Comunità parrocchiale, che potrà avere mille difetti e povertà umane, in primo luogo nel suo sacerdote-parroco e poi da parte dei suoi componenti, resta sempre il miracolo di Cristo risorto che continuamente vive nella sua Chiesa mediante lo Spirito Santo.

PIENAMENTE COINVOLTO E DECISO
E’ giunto così anche per il vostro parroco il momento di presentare al Vescovo la propria rinuncia alla parrocchia di S. Fereolo. Nessuna meraviglia. La Chiesa vuole questo e io non mi voglio sottrarre. Non ho aspettato nemmeno il compimento dei 75 anni. La domanda è stata quindi presentata. Ho fatto questo non come volontà di voler rifiutare la comunità parrocchiale e tanto meno per sottrarmi anzitempo alla fatica pastorale che da 21 anni circa ormai sto condividendo con gioia ed entusiasmo con tutti voi e per voi.
Vi dico anche che ho pregato, ho messo tutto nelle mani del Signore. Non cerco la mia volontà, ma come ho fatto sempre il bene, della comunità parrocchiale. 

E ORA?
Noi sappiamo per fede che il futuro è nelle mani di Dio. Sappiamo anche che lui fa sempre il nostro vero bene perché ci ama di un amore senza limiti. Arrivando a questo traguardo, che non è colpa di nessuno e nemmeno lo abbiamo desiderato, perché è arrivato senza volerlo in quanto siamo nati ad un determinato anno, ci sembra che forse sia giunto il momento di dare un nuovo slancio a questa Comunità parrocchiale Con questo parroco di anni ne sono passati, di lavori ne sono stati fatti, sia a livello pastorale che strutturale. Forse il cambiamento potrebbe servire a dare nuovo slancio missionario alla comunità. Non sappiamo.  Chi guida a livello superiore vedrà lui stesso, con la grazia del Signore che sempre lo sostiene nell’esercizio del suo ministero episcopale, ciò che in questo momento sia maggiormente utile. Noi come sempre cerchiamo e desideriamo vivamente e solamente di obbedire, anche se avvertiamo che il peso e la stanchezza fisica si fanno sentire, pur avendo nel cuore ancora tanto slancio, vivo entusiasmo, molte idee pastorali da realizzare. Il Signore che vede, sappia lui provvedere per un futuro sempre più grande e splendido a questa nostra amata comunità parrocchiale.