Tra qualche giorno vivremo la nostra sagra parrocchiale: la sagra
di S. Fereolo. Si tratta di una festa caratterizzata da due splendidi volti
completamente fusi uno nell’altro. Una comunità parrocchiale ha infatti un
volto umano che si vede apertamente, ma ne possiede un altro che, pur non
vedendosi, anima e sostiene la sua realtà visibile. Si tratta del volto umano e
di quello spirituale. Nella sagra questi due volti si vedono molto bene. Uno si
costruisce in Chiesa, l’altro nelle case, nel cortile dell’oratorio e nel
quartiere.
QUEL VOLTO NASCOSTO
La comunità parrocchiale ha un suo particolarissimo volto che solo
con gli occhi della fede si può vedere. Noi invece molto spesso, per non dire
sempre, giudichiamo la parrocchia per ciò che vediamo. Consapevoli che ciò che
caratterizza una comunità è il suo cuore, che è lo Spirito che la fa muovere,
che è lo slancio che la proietta in avanti, cerchiamo, almeno brevemente, di
dire qualcosa di questa nostra parrocchia.
Il suo cuore è grande e
cerca di allargarsi sempre di più, cercando di abbracciare sia i vicini, cioè
quelli che la frequentano assiduamente, sia quelli che per diversi motivi ne
sono lontani o che, pur vivendo in questo nostro quartiere, appartengono ad altre
culture o religioni. Basta sostare alla porta della nostra Caritas parrocchiale
per vedere che non si fa distinzione nel cercare di dare aiuto e sostegno.
Basta guardare le nostre attività sportive, la vita ricreativa del nostro
oratorio, e anche lì si vedono ragazzi e giovani di altre terre e di altre
religioni.
Se poi guardiamo allo Spirito che la fa muovere, ci accorgiamo che
non è il nostro. E’ quello che il Signore ci ha dato e che accogliamo
continuamente nei nostri singoli cuori e nel cuore della comunità mediante le
diverse celebrazioni che cerchiamo di vivere. Per quanto poi riguarda lo
slancio, ci viene tutto dal Signore. Dobbiamo dire che ci proviene dall’ascolto
della sua parola, dalla preghiera, e in particolare dall’adorazione. Siamo più
che mai convinti che “senza il Signore non possiamo far nulla”. E’ allora, con
le nostre ginocchia e con le nostre mani alzate nel silenzio adorante, che
ricuperiamo forza e slancio per continuare a credere, a sperare e ad amare
nonostante le difficoltà e i problemi che la vita ci offre. Una comunità
parrocchiale che prega mette il Signore al primo posto e tutto affida a lui.
Abbandonandoci a Lui, gli permettiamo di svolgere lui stesso l’attività
pastorale di evangelizzazione. Questo è ciò che facciamo e che vogliamo
continuare a fare.
QUEL VOLTO VISIBILE
Al volto nascosto deve corrispondere un volto concreto, visibile,
sul quale tutti possono indirizzare i propri occhi. Si tratta della vita dei
cristiani presa sia nella loro individualità sia nel loro ritrovarsi in gruppi.
Ogni cristiano infatti dal suo modo di pensare, di vivere, manifesta il volto
della Chiesa a cui appartiene. Così è dei gruppi, della comunità che si
raccoglie per determinate iniziative. Quando si vivono a livello profondo
determinati valori evangelici, questi dovrebbero vedersi in modo concreto nelle
attività, nelle scelte dei singoli e
della comunità.
Se guardiamo alla nostra comunità parrocchiale noi possiamo vedere
le scelte concrete e significative di vita che abbiamo fatto nel servizio ai
poveri mediante la Caritas e la volontà di accoglienza verso tutti. La nostra
Caritas infatti non vuole essere altro che le mani e il cuore della parrocchia
rivolti a chi versa in necessità o vive situazioni di particolare precarietà.
Basti vedere tutti i servizi che svolge a favore degli abitanti del quartiere.
Li abbiamo elencati sul bollettino di settembre. Se guardiamo poi
all’accoglienza, dobbiamo dire che non facciamo nessuna distinzione. Anche
questo stile lo possiamo vedere nel servizio della nostra Caritas. Tutti vi
possono accedere anche se sono di altre religioni o di culture diverse. Anche
nell’attività sportiva vengono accolti ragazzi di ogni religione. In oratorio
li vediamo vivere con molta spontaneità la ricreazione con i nostri ragazzi e
questi stanno con loro senza nessun problema. Quando andiamo poi per il
quartiere per la benedizione delle famiglie, noi sacerdoti bussiamo a tutte le
case. Se non accettano la benedizione, instauriamo allora, quando è possibile,
un discreto dialogo sulla loro provenienza e circa la loro attuale situazione,
e poi porgiamo loro con rispetto il nostro più cordiale saluto.
VOGLIAMO ESSERE COMUNITA’ DEL SIGNORE
E’ questo il nostro intento più vivo. Desideriamo quindi costruire
sempre più e qualificare sempre meglio la nostra immagine di Chiesa del Signore
Gesù. E’ infatti attraverso questa che lui si rende ancora presente in mezzo al
nostro quartiere. L’evangelizzazione si attua solo in questo modo. Le attività
ci vogliono, ma se manca la testimonianza,
lui non può far nulla. Cerchiamo allora di svestirci di ciò che è
superficiale e soprattutto in contrasto con il Vangelo. Facciamo parlare di
Gesù la nostra vita sia personale che comunitaria, sia dei gruppi che delle
famiglie.
VIVIAMO ALLORA LA NOSTRA SAGRA
Se siamo comunità del Signore qui nel popoloso quartiere di S.
Fereolo, cerchiamo in questo mese, nel quale ci raccogliamo a far festa per la
dedicazione della nostra Chiesa parrocchiale, di fare anche un salto di qualità
come vita di comunità. Se questo avverrà sarà il regalo più bello che potremo
fare al nostro quartiere.