domenica 23 febbraio 2014

Offrirsi con Cristo al Padre nell'amore

Al Congresso eucaristico di Milano di qualche anno fa, fu chiesto a Mons. Ablondi, allora vescovo di Livorno: “Quanti sono quelli che a Livorno, vanno regolarmente a Messa nei giorni di festa?” “Non mi interessa – rispose - sapere quanti sono quelli che ci vanno, piuttosto m’interessa sapere come escono quelli che ci sono andati!”.
E’ vero, perché, partecipare alla S. Messa vuoI dire immedesimarsi con Gesù rinunciando a se stessi fino al punto di dire con S. Paolo: “Vivo io, ma non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me!”.
E’ ciò che si vuoI far capire in questo scritto.
Incominciamo col dire che l’Eucarestia deve arrivare ad essere il cuore della nostra giornata, cioè il centro di ogni nostra attività, anche la più materiale, come afferma l’apostolo: “Sia che mangiate sia che beviate, tutto fate per la gloria di Dio”!
Quindi l’offerta della vita concreta con tutte le sue attività deve essere fatta a Dio in un gesto d’amore sia per il bambino nelle sue semplici prove, che per l’adulto nei momenti più bui e difficili della sua vita. Dire sempre “sì!” al Padre in un clima amoroso ha uno stretto ed intimo rapporto con l’Eucarestia, infatti l’Eucarestia rende presente l’offerta che Gesù fa al Padre della sua vita per la salvezza del mondo, 
Quindi, vivere l’ Eucarestia è unire il nostro gesto di offerta al suo, imparando anche noi ad offrirci al Padre. Celebrare l’Eucarestia senza questa disponibilità d’animo - dice il Padre Garrigou-Lagrange - è come offrire un sacrificio senza vita!”. Il Concilio Vaticano II nel documento sul ministero e la vita sacerdotale, al n. 5 dice: “Infatti nella S.S. Eucarestia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante dà la vita agli uomini i quali sono invitati e indotti ad offrire assieme a Lui, se stessi, il proprio lavoro e tutte le cose create”. Quindi dobbiamo affermare che chi è capace di vivere il suo sacrificio spirituale in unione con quello di Cristo, vive l’Eucarestia. Nella lettera agli Ebrei troviamo queste parole: “Cristo, entrando nel mondo, dice, rivolgendosi al Padre: ‘Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato’. Allora ho detto: ‘Ecco io vengo - poiché di me è stato scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà!’”.
Questa offerta di se stesso che Gesù fa al Padre, l’ha vissuta senza nessuna incrinatura lungo tutta la sua vita e l’ha consumata sul Calvario con un supremo atto d’amore. Gesù la rende presente con tutta la sua freschezza ed efficacia in ogni Eucarestia; e questo rende possibile un ininterrotto rendimento di grazie al Padre, 24 ore su 24, perché, per il fuso orario, ogni ora in qualche parte del mondo viene celebrata una S. Messa. Osserviamo ancora che ogni preghiera, ogni opera buona ed ogni sacrificio che una persona buona può compiere in ogni momento della giornata, arriva al Padre perché viene unita alla S. Messa che in qualche parte del mondo, in quel momento, viene celebrata. Questo, indubbiamente, è uno stimolo ad essere sempre più generosi nelle preghiere, nei sacrifici e nelle opere buone, perché nulla di tutto ciò va perso, ma viene valorizzato perché unito al Sacrificio di Gesù, che torna sempre molto gradito al Padre. Questa verità dovrebbe aiutarci a continuare l’Eucarestia nella nostra vita, cioè a vivere la nostra esistenza cristiana da una Messa all’altra, cioè vivere a partire dalla Messa e in vista della Messa, attingendo dal sangue di Cristo la forza di amare.
Dobbiamo riconoscere che quando noi ci raduniamo per celebrare l’Eucarestia formiamo un’assemblea e, nell’assemblea, che non è un’accozzaglia di gente sconosciuta, ma persone unite da una stessa fede, santificate dagli stessi Sacramenti, si esige che ci sia una vera comunione di amore. Dunque, da una parte come vuole la Comunità per fare l’Eucarestia, altrimenti l’Eucarestia è falsata dalle radici; dall’altra, nell’Eucarestia la Comunità si costruisce, si cementa sempre di più. E’ dunque vera l’affermazione:”Ci vuole la Chiesa per fare l’Eucarestia, ma ci vuole pure l’Eucarestìa per fare la Chiesa”.
Prendiamo sempre come esempio la comunità primitiva di Gerusalemme: la sorgente è l’Eucarestia, il centro focale è la presenza di Cristo intorno a cui ci stringiamo, il vincolo che cementa è l’amore.
Come si può vedere, in una comunità l’Eucarestia ha un ruolo essenziale. Chi ci dà la forza di stare insieme? Di superare tutte le differenze? Di vincere tutte le difficoltà della convivenza? L’Eucarestia quotidiana!
Se non ce la dà questa forza, è perché non la sappiamo prendere!
E’ perché non la viviamo! Non posso andare a celebrare l’Eucarestia con un fratello al quale non rivolgo la parola, col quale non mi sento unito fraternamente! E’ questione di autenticità!
Non posso neppure dire: “Allora non vado alla S. Messa!”. Sarebbe veramente una grave ingratitudine verso Dio.
In uno degli opuscoletti che si usano per la preghiera silenziosa, viene ricordata una verità molto importante che nessuno di noi deve dimenticare: “Se il Padre cessasse di amarmi, io cadrei subito nel nulla! Cioè, cesserei di esistere!” Quindi io continuo ad esistere perché il Padre mi vuol bene; se è così, come posso io non sentire il grave dovere ogni giorno di dirgli e fargli arrivare il mio: “Grazie!”?
Ma sappiamo che l’unico ringraziamento che il Padre gradisce è quello che gli arriva attraverso il sacrificio del suo Figlio, cioè attraverso la S. Messa. Se apprezzo il dono della vita e, come persona ragionevole lo dovrei, il quotidiano ringraziamento a Dio lo dovrei sentire, tenendo anche presente che continuamente il demonio le inventa tutte per farcelo dimenticare.
Non per nulla la Chiesa, sempre guidata dallo Spirito Santo, fa ripetere più volte al giorno l’invocazione:”O Dio, vieni a salvarmi! Signore, vieni presto in mio aiuto!” perché sa che noi siamo sempre in pericolo, basta una distrazione, basta un’imprudenza e noi ci caschiamo (tratto da “Vivere l’Eucarestia” di Mons. Mariano Magrassi).

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