S. Giovanni Bosco diceva che: “La pietà è la convinzione della nostra filiazione divina, che ci fa nascere un grande amore verso il Padre che ci aiuta per un servizio filiale verso di Lui”. Papa Francesco afferma: “La pietà è il dono dell’amicizia con Dio, donatoci da Gesù, un’amicizia che necessariamente deve cambiare la nostra vita, donandoci gioia ed entusiasmo di vivere.... Quando lo Spirito Santo ci fa percepire la presenza del Signore ed il suo grande amore per noi, ci riscalda il cuore e, inevitabilmente, ci muove alla preghiera, poiché ci fa riscoprire che noi siamo figli di Dio. Questo ci aiuta anche a riscoprire che se noi siamo figli di Dio, siamo anche fratelli tra di noi ed allora, ne viene di conseguenza che dobbiamo prestare attenzione alla loro situazione per, eventualmente, dare una mano per le loro necessità. In questo modo, il nostro stato d’animo deve arrivare al punto di “gioire con chi gioisce e soffrire con chi soffre”.
Il card. C.M. Martini dice: “La pietà è l’ordinamento del cuore e della vita intera ad adorare Dio come Padre, a prestargli il culto che lo riconosca come sorgente e come meta di ogni dono autentico. La pietà è la tenerezza per Dio, l’essere innamorati di Lui ed il desiderio di rendergli gloria in ogni cosa. La misericordia del Signore è talmente grande con noi che Egli desidera la nostra carità verso di Lui. Grazie alla pietà, il cristiano non cerca solo le consolazioni di Dio, ma il Dio delle consolazioni, desiderando di fargli compagnia nella sua gioia e nel suo dolore per i peccati del mondo.”(C. M. Martini: Tre racconti dello Spirito) Il dono della pietà ha accompagnato tutta l’esistenza terrena di Gesù, quindi deve accompagnare anche tutta la nostra esistenza e ci farà provare che noi abbiamo sempre bisogno del Signore, rendendoci consapevoli che siamo figli di un Padre così buono che ci educa all’amore gratuito, ci fa sentire sicuri, protetti e continuamente assistiti dalla sua Provvidenza. Quando riusciamo ad essere docili allo Spirito Santo, il dono della Pietà attiva la nostra energia interiore contro il male, e ci illumina nelle varie situazioni di ogni giorno e nel nostro cammino di crescita nella nostra vita spirituale.
Frammenti di vita quotidiana
1. La preghiera si è svuotata
Inutile illudersi, mio figlio non prega più! Lo ricordo da bambino con gli occhi spalancati e le manine giunte, tutto intento alla fiammella della candela appena accesa per poi rivolgere i suoi occhioni azzurri a “salutare Gesù”. Ricordo con quanta insistenza alla sera voleva che mi sedessi sul letto accanto a lui a “dire le preghierine”. Ricordo l’emozione della sua Prima Comunione....Poi, crescendo, s’è fatto distratto, irrequieto, incapace di silenzio, sempre una musica assordante e vuota, sempre un appuntamento da non perdere con gli amici che gli fanno fare le ore piccole.....Che sarà di lui quando la vita lo spremerà con le sue asprezze?
2. Che devo fare ancora?
Mia moglie è una santa donna. In chiesa appena può, recita lei il Rosario prima della S. Messa, prega per tutti: missioni, vocazioni, i malati, Papa, ed anche per quelli che non vanno in chiesa.... quindi, anche per me!
Io sono un brav’uomo, onesto e lavoratore, sempre disponibile a dare una mano a chi me la chiede, faccio offerte per le Missioni, per il Seminario, nessuno va via da casa mia senza un aiuto, però,.... non vado in Chiesa!
Sono dunque da condannare? Andare in Chiesa e sentire sulla schiena lo sguardo interrogativo di tanta gente abituata da cent’anni a occupare quella panca è una cosa che supera la mia pazienza. Sia ben chiaro che io non critico nessuno, solo che non mi trovo in Chiesa!
3. Un cuore può farsi di pietra....
Abbiamo avuto tante prove nella vita, non è stato facile per noi… nei primi anni di matrimonio siamo stati costretti a vivere nella casa dei suoceri perchè avevamo troppo poche risorse e sentirli sempre borbottare per ogni cambiamento, a discutere i nostri orari e perfino i nostri menu.
C’era, però, la giovinezza, l’ambizione di progredire e una fede giovane e sincera. Sono venuti poi i figli che ci hanno costretto a cambiar casa, che l’hanno subito riempita di allegria, di litigi e di giocattoli, di abbracci affettuosi e di capricci, di preoccupazioni per le scelte educative e per il loro futuro. Ma…. c’era la salute, la voglia di lavorare, il benessere a portata di sudore ed una fede adulta, sobria e solida...
Ma quando per l’ultimo dei figli la diagnosi non ha più lasciato speranze, allora mia moglie si è fatta come di pietra. Continuava a fare tutto come prima, con efficienza e precisione, ma nei suoi occhi s’era spenta quella scintilla di gioia che li rendeva così belli e vivi. Si parlava un po’ di tutto in casa, della scuola del figlio più grande, della bronchite della ragazza, dei buoni risultati scolastici, della necessità di cambiare la macchina, dei progetti per le vacanze. Ma io mi accorgevo che per lei tutto era colorato di grigio e che quel figlio diverso dagli altri le era sempre davanti agli occhi e le impediva di concedersi al riso, di sciogliersi in lacrime, di abbandonarsi ai sogni e alla preghiera.
Ecco il punto più difficile: mia moglie è arrabbiata con il Signore!
Preghiera e riflessione
Invoco con voi e per voi lo Spirito Santo perché effonda il dono della pietà.
Abbiamo visto sopra come viene definita da S. Giovanni Bosco, da papa Francesco e dal card. Martini la pietà, ora aggiungiamo solo che il dono della pietà si trova sulle vie misteriose che lo Spirito percorre per abitare nel cuore delle persone.
• Un giorno forse quel ragazzo che non prega più e, quindi, percorrendo da solo le strade della città, troverà spontaneo cercare un momento di sollievo al caldo dell’estate nella presenza di una chiesa. Lì gli parlerà il grande Crocifisso o il sacro silenzio o il comportamento umile e devoto di un fedele. Dopo tanto tempo, il ragazzo proverà ancora a mettersi in ginocchio e cercherà forse con fatica di far ritornare dalla memoria quelle antiche e dolci parole: “Padre nostro che sei nei cieli.
• Un giorno, forse, anche l’uomo onesto e buono, reso opaco dall’abitudine e dal rispetto umano, abituato a trattenere il pensiero e persino il sentimento sulle cose spicciole e fugaci, si troverà preso dalla commozione. Sarà un canto che lo raggiunge da insospettate lontananze, visitando un santuario oppure, guardando un volto di Cristo (di un artista) che era lì appeso da chissà quanto tempo ma che, ora, finalmente, trapassa con sguardo inquietante le mura impenetrabili in cui s’era rinchiuso il desiderio di Dio, spremendone la improvvisa commozione con il ricordo delle antiche e dolci parole: “Sia santificato il tuo nome...”
• Un giorno, forse, anche la madre afflitta che va in chiesa oramai solo perchè al suo bambino ammalato piacciono i canti sacri, sentirà la vicinanza e la condivisione dell’altra Madre addolorata che sta là sotto la croce. E quando, tra le lacrime, tornerà a pregare con convinzione le parole troppo a lungo taciute:”....Sia fatta la tua volontà!” non sarà per dichiarare una resa ad un Dio strano e misterioso che manda le disgrazie, ma sarà un canto di vittoria e di speranza che si abbandona all’unico, vero, santo Dio che ha dato vita anche al suo unico Figlio morto in croce e che sa dare gioia e speranza eterna al bambino ammalato e consolazione alla sua afflitta madre….
Penso, a questo punto, di dover fare una riflessione molto importante.
Leggendo la S. Bibbia, nell’Antico Testamento (nel Nuovo, mai!) si trova con una certa frequenza che Dio, quando ordinava di fare qualche cosa, poi diceva: “Se tuo figlio ti chiede il perché tu risponderai: Perché il Signore ci ha liberato dalla schiavitù dell’Egitto!” Quindi Lui ha il diritto di farci conoscere la sua volontà e noi abbiamo il dovere di ubbidirgli!”.
Ebbene, dopo aver letto i tre episodi sopra ricordati, dovremmo dare un po’ più di attenzione alla volontà del Signore che ci viene fatta conoscere soprattutto attraverso il Vangelo (sentito in Chiesa o letto nelle nostre case) e metterla in pratica nella nostra vita di ogni giorno.
Ci uniformiamo troppo all’andazzo del mondo! Non abbiamo il coraggio di resistere alle lusinghe della società corrotta, non ci distinguiamo dai “figli delle tenebre”, per cui, nessun ragazzo ci chiede il perché del nostro comportamento perché non ci distinguiamo dagli “altri”.
E Lui ha il diritto di farci conoscere la sua volontà, perché ha mandato Gesù, suo figlio, a morire sulla Croce per salvarci dalla schiavitù del peccato, quindi noi abbiamo il dovere di ubbidirgli se vogliamo salvarci dall’Inferno.
Leggete la famosa preghiera che Gesù ha rivolto al Padre per i suoi discepoli e, quindi, anche per noi, nella quale chiede al Padre una speciale protezione, perché i suoi discepoli (ed anche noi), pur vivendo “nel mondo” però non sono “del mondo”, quindi devono avere il coraggio e la forza di “andare contro corrente” (cfr. Gv. 17). Ed è quello che i ragazzi ed i giovani aspettano dai loro genitori e da noi adulti ed anziani.
Non dimentichiamo che il Signore ci domanderà conto di questo nostro mancato buon esempio ai piccoli!
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