Stiamo vivendo l’Anno della Fede ed anche questa iniziativa del Papa Benedetto XVI, come le altre (ad esempio quella dell’Anno Sacerdotale) la dobbiamo vedere come una divina ispirazione. Si vede veramente come il Papa sia guidato dallo Spirito Santo e lui si lascia guidare, anche a costo, a volte, di essere criticato.
Del resto, basta riflettere un po’ per constatare quanto noi cristiani abbiamo bisogno di essere richiamati su questo nostro grave problema: vivere con convinzione e con entusiasmo la fede che abbiamo ricevuto come dono nel giorno del nostro Battesimo.
Ebbene, la fede ci dice, innanzitutto, che noi dobbiamo credere in Gesù che è la Parola che il Padre ci ha mandato per salvarci; ma perché la Parola del Signore possa veramente salvarci, non dobbiamo limitarci ad ascoltarla, ma, una volta ascoltata, la dobbiamo vivere nella nostra vita ogni giorno, cioè, la dobbiamo "incarnare" in noi, come ha fatto Maria, L’apostolo S. Giacomo ce lo ricorda nella sua lettera (cfr. Gc. 1,22) quando dice: "Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo (ingannando) voi stessi." Ebbene, la Parola di Dio che cosa ci dice?
In Genesi 1,26, troviamo: e Dio disse: "Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza..." ma, Dio è uno solo, ma in tre Persone, ecco perché non si è limitato a creare Adamo, ma ha creato anche Eva ed ha detto loro: "Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra...".
Ouindi, la famiglia umana è immagine e somiglianza della SS. Trinità e come la SS. Trinità sono tre Persone unite nell’Amore, così anche la famiglia umana deve essere formata da persone unite solo dall’amore. Questo era il progetto di Dio! Purtroppo il peccato ha rovinato anche questo.
Dio Padre, però, ha voluto ridare all’uomo la possibilità di salvarsi ed ha pensato di mandare il suo unico Figlio Gesù, facendolo nascere da una famiglia umana, quella che noi chiamiamo la S. Famiglia, donandocela come esempio per le nostre famiglie.
Giovanni Paolo II già da tempo osservava che la Chiesa sta vivendo un momento molto critico per la fede, soprattutto nella vecchia Europa perché si sono abbattute correnti di antievangelizzazione, insegnando visioni atee e materialistiche della vita (Chiese semivuote, cattedrali trasformate in musei, crocifissi tolti dalle pareti, feste religiose scippate, ecc.).
Questi ed altri sono segni visibili di un tradimento spirituale che si consuma nei cuori.
La Chiesa, madre e maestra, istituita da Gesù per continuare nel mondo la sua missione di evangelizzazione e di salvezza, ha fissato, nella Domenica fra l’ottava di Natale, la festa della S. Famiglia, facendoci recitare questa breve, ma bellissima, preghiera:
"O Dio, nostro Padre, che nella S. Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa’ che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella stessa casa, possiamo godere la gioia senza fine."
Ma, quali erano le virtù e l’amore che regnavano nella S. Famiglia?
Innanzitutto c’è da fare una premessa: quando un giovane ed una ragazza si sposano, devono essere convinti che il matrimonio che contraggono non si basa solo sul sentimento, ma è la risposta ad una chiamata del Signore e che i figli che nasceranno dalla loro unione sono un dono di Dio per continuare la vita umana sulla terra. Devono anche sapere che la loro salvezza eterna dipenderà dallo sforzo che faranno per rimanere sempre uniti e dall’impegno che metteranno per dare ai loro figli una formazione conforme alla loro fede.
Vediamo ora come si sono comportati Gesù, Maria e Giuseppe quando vivevano assieme nella loro casetta di Nazareth.
Gesù: nel Vangelo di Luca troviamo che Gesù all’età di 12 anni (che corrispondono all’età della Cresima dei nostri ragazzi) ha chiarito molto bene la sua missione, rispondendo alla domanda di sua madre Maria ("Figlio, perché ci hai fatto questo? ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo!" gli dice sua madre; "perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" risponde Gesù.) Maria e Giuseppe, tacciono ed il Vangelo osserva che Maria conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.)
Dopo questo fatto, il Vangelo ricorda che Gesù cresceva in età e grazia presso Dio e gli uomini e rimase fin a quasi trent’anni ubbidendo ai suoi genitori. Certamente Maria e Giuseppe non avranno mai voluto che Gesù avesse a fare qualche cosa contro la volontà del Padre.
Così dovrebbero fare tutti i genitori quando i loro figli ricevono la Cresima: non esigere mai da loro qualche cosa di contrario alla legge del Signore, anzi, stimolarli perché la possano sempre osservare, poiché diventano responsabili delle loro scelte.
Maria: mamma laboriosa, riflessiva e silenziosa. Ha parlato con l’Angelo nell’Annunciazione, con la cugina Elisabetta nella visita che le fece ed alle nozze di Canaa quando, volendo evitare una figura meschina ai novelli sposi (era esaurita la scorta di vino nel bel mezzo del banchetto nuziale) ha strappato il primo miracolo al figlio Gesù, facendogli mutare l’acqua in vino. Ha assistito 24 ore su 24 il figlio Gesù per quasi 30 anni fino a che è rimasto in casa, cercando di far bastare il magro stipendio del lavoro di Giuseppe. Come vera sposa giuridica di Giuseppe, ha sempre avuto verso di lui un grande rispetto, prova ne sia che quando hanno smarrito Gesù, ritrovandolo dopo tre giorni nel Tempio, disse a Gesù: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo!" Non ha detto: "Io e tuo padre", ma: "Tuo padre ed io!".
Giuseppe: l’uomo, il marito ed il padre putativo, silenzioso (non è riportata nessuna sua parola), impegnato nel quotidiano lavoro per mantenere la famiglia, sempre attento ad accogliere le divine ispirazioni e ad ubbidire con fiducia, generosità e prontezza ("Alzati, prendi con te il Bambino e sua Madre e fuggi in Egitto!" Giuseppe si alzò, nella notte, prese il Bambino e sua Madre e si rifugiò in Egitto e vi rimase fino alla morte di Erode, quando ricevette di nuovo l’ordine di ritornare nella terra d’Israele. Vedi la descrizione particolareggiata in Matteo: 2, 13 ss). Sapeva che Gesù era figlio di Dio (glielo aveva detto anche l’Angelo nel sogno, quando aveva in mente di rimandare Maria, perché era incinta) eppure non ha mai chiesto un aiuto particolare nelle varie difficoltà nelle quali è venuto a trovarsi, proprio per causa di Gesù.
Nella Santa Famiglia, quindi, possiamo dire che vi era una grande fede in Dio ed un grande amore che li ha sempre tenuti uniti ed hanno così potuto superare ogni genere di ostacolo.
La santa Famiglia era veramente un’immagine ed una somiglianza della SS. Trinità. La Chiesa, facendoci celebrare la festa della S. Famiglia, desidera che tutte le famiglie cristiane si modellino su di essa, quindi che siano indissolubilmente unite ed impegnate, in prima persona, nell’educazione della prole.
Il Concilio Vaticano 2° nella "Dichiarazione sull’educazione cristiana" al paragrafo 3, dice: "
I genitori, poiché hanno trasmesso la vita ai figli, hanno l’obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi ed i principali educatori di essa...Tocca infatti ai genitori creare in seno alla famiglia quell’atmosfera vivificata dall’amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce l’educazione completa dei figli in senso personale e sociale".
Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 1641 afferma: "...Questa grazia propria del sacramento del matrimonio è destinata a perfezionare l’amore dei coniugi, a rafforzare la loro unità indissolubile. In virtù di questa grazia, essi "si aiutano a vicenda per raggiungere la santità della vita coniugale, nell’accettazione e nell’educazione della prole".
Ecco perché da troppo tempo le famiglie sono in crisi. Perché dimenticano che la famiglia è stata istituita da Dio e deve essere regolata dalle leggi di Dio e non da quelle degli uomini.
Preghiamo il Signore, in modo particolare la S. Famiglia, per tutte le nostre famiglie, affinché abbiano il coraggio di "riscoprire il loro valore" e di seguire l’esempio della S. Famiglia.